Il Cammino dei Briganti: un percorso ad anello tra Abruzzo e Lazio

Verso il Malopasso
  • Giorni: 7 tappe canoniche
  • Periodo: da Marzo a Novembre
  • Km: 100
  • Tenda: sì
  • Difficoltà: Medio

Una Natura selvatica, gli appennini massicci e ondeggianti a fare da sfondo, gente vera che non lesinerà né sorrisi né una buona parola. Un percorso ad anello di 100 chilometri da gestire secondo le proprie capacità, attraversando borghi acquietati in un tempo costante che ci mostra epoche lontane con la calma di un nonno che racconta una storia. Il cammino dei Briganti è da fare con la testa staccata dalla routine, con la voglia di immergersi in un contesto a strettissimo contatto con i bisogni primari, in un paesaggio rude ma accogliente. Gli organizzatori l’hanno pensato in 7 giorni, con la calma necessaria di godersi ogni passaggio. Io l’ho fatto in 5 per questioni di tempo.

Tramonto a Cartore

Come Arrivare

Da Milano prendere l’autostrada A1 e percorrerla tutta fino a Roma. Prendere l’uscita per Teramo/Pescara per imboccare la A24, continua per circa 50 km sino all’uscita Tagliacozzo. Da qui percorri la statale SS5 quater seguendo le indicazioni per Sante Marie. In Treno si cambia a Roma e si prende la direttrice Roma Pescara, fermata Tagliacozzo. Da lì, partono quotidianamente dei bus per Sante Marie, che ha una stazione ferroviaria ma poco servita.

Periodo

Il cammino è da considerarsi in medio alta collina (attorno ai 1000mt), le temperature anche d’estate scendono di sera. Nei mesi invernali bisognerà informarsi per tempo sulle precipitazioni previste, io eviterai i mesi più freddi poiché la neve non è certo rara.

Vista dal castello di Pomperanum

Attrezzatura

Il cammino non è lungo ma sostanzialmente il materiale da portare è sempre lo stesso. Leggi l’articolo che ti darà una lista completa dei prodotti da mettere nello zaino in un trekking di più giorni.

Acqua e Ristori

Per l’acqua non ci sono problemi, troverai diverse fonti lungo il percorso, in ogni paesino ci sono delle fontanelle. Fai sempre il pieno quando funzionano, perché nei mesi estivi in caso di siccità può capitare di trovarne qualcuna chiusa. Quando salirai alla Duchessa parti con le borracce piene, da Americo c’è una fonte ma magari non è in casa. Sostanzialmente l’acqua su questo cammino non è un problema.

Per il cibo ti dovrai organizzare per tempo, il paesi non pullulano di posti dove mangiare. Pianifica i pasti, solitamente i posti dove dormirai ti offriranno anche la cena e il pranzo al sacco per il giorno successivo ma non è scontato, chiedi sempre in anticipo.

Verso santo Stefano
Campagna abruzzese

Perchè Briganti?

Il nome del cammino spaventa i più pavidi, oltre al pensiero degli animali ci saranno anche dei male intenzionati sulla strada? Ovviamente niente di tutto questo, il termine brigante ha radici profonde nella storia del nostro paese, indicando chi ha lottato contro i poteri forti oltre che i meri ladruncoli.

Il brigantaggio prima dell’unità d’Italia era considerato solamente attribuibile ai delinquenti, ladri di bestiame o piccoli reati. Con l’arrivo dei popoli sabaudi, verso l’unificazione, alcune frange di pastori e contadini legati alla zona e al regno delle due Sicilie di dominazione borbonica, sfruttarono il territorio della Marsica e del Cicolano per nascondersi, vivendo di espedienti e cercando di respingere i popoli conquistatori. L’esercito dei Savoia non ebbe vita difficile contro sparuti gruppi di locali e mancano dei reperti storici che ci possano ricordare l’altra faccia della medaglia, quella dei ribelli, i quali per mancanza di istruzione e poiché la storia la scrive chi vince, non riuscirono a passare ai posteri il proprio punto di vista.

Il cammino, mia chiave di lettura, vuole allargare le concezioni ordinarie di brigante, dando in qualche modo lustro a chi ha dato anche la vita per il proprio territorio, per una condizione semplice che venne assoggettata da chi aveva più strumenti. Sempre sottile la linea tra il brigante politico e chi cercava scorciatoie dell’esistenza, tra chi lottava per degli ideali e chi viveva di prepotenza e malavita. Il termine brigante è caricaturale, lontano nel tempo e per questo limita i timori, prendiamoci il lato romantico della parola e omaggiamo chi ama e ha amato profondamente la terra natia.

Preparazione fisica

Il giorno più difficile è quello della salita alla Duchessa, se hai poca dimestichezza con l’altura e alcuni tratti esposti possono darti fastidio, diventerà una giornata impegnativa. Nel caso puoi svolgere il cammino senza la salita al lago, il percorso è comunque bello.

Se siete sportivi non avrete grossi problemi, un po’ di gamba è necessaria, anche se le lunghezze non sono proibitive i dislivelli e i terreni non sempre confortevoli implicano un minimo di preparazione fisica. Non mi sento di consigliarlo come primissimo cammino, la natura è selvaggia, lo spirito di adattamento dovrà essere maggiore che su altri percorsi più confortevoli, questa caratteristica è da tener in considerazione.  Come sempre la testa è fondamentale se parti con spirito e motivazione giusti potrai goderti un percorso molto piacevole che ti regalerà dei bei ricordi.   

Rosciolo

Tappe canoniche

  1. Sante Marie – Santo Stefano
  2. Santo Stefano – Nesce
  3. Nesce – Cartore
  4. Cartore – Lago della Duchessa – Cartore
  5. Cartore – Masse D’albe
  6. Masse D’albe – Casale le Crete
  7. Casale le Crete – Sante Marie

Tappe che ho fatto io

  1. Sante Marie – Santo Stefano
  2. Santo Stefano – Cartore
  3. Cartore – Lago della Duchessa – Cartore
  4. Cartore – Casale le Crete
  5. Casale le Crete – Sante Marie

Il Cammino

Pronto per la partenza

Tappa 1 _ Santo Stefano – Cartore 30,5 km +834m – 958m

Arrivato nel piccolo paese abruzzese troverai facilmente l’ufficio dove registrarti e procurarti il salvacondotto necessario per l’attestato finale. Io dopo un viaggio in auto arrivo stremato a Sante Marie, nove ore di caldo e code, il mood vacanziero non parte proprio rilassato. Il gentile personale dell’ufficio dedicato ti darà qualche informazione e mostrerà dove poter lasciare la macchina per i giorni di cammino. Vado a parcheggiare, riassetto i bagagli, cerco di entrare nello spirito del cammino e parto.

Insolito partire per un trekking alle 18, ma la strada da fare non è molta e ho già organizzato la prima sosta. Tra indicazioni della guida e i segni bianchi e rossi uscirai presto dal borgo, passando davanti al museo del brigantaggio con la promessa di una visita al ritorno. La strada diventa sterrata e in discesa fino a raggiungere una via asfaltata che passa davanti al cimitero. Ora comincia il bello perché, vero che per Santo Stefano sono poco più di cinque chilometri ma da qui inizia un sali (principalmente) e scendi praticamente fino alla fine.

Primo bosco

Si entra in bel bosco ricco di vegetazione che grazie anche all’orario quasi serale mi rinfresca un po’ dalle ore passate sull’A1. Salita corta e intensa che porta a costeggiare qualche casa di villeggiatura, il pensiero corre a chi decide di passare il tempo libero a ritmi lenti e a contatto con la Natura. Comincia una discesa che conduce fuori dal bosco in località Roscie, dei bei prati aprono la visuale, un evocativo scorcio di Abruzzo contornato dalle colline circostanti. L’antica mulattiera ora riprende a salire, alternando bosco e aperture su spazi aperti.

Aumenta la pendenza per l’ultima sudata, Santo Stefano è sopra di me. Dopo un’ora e mezza giungo a destino, accolto da una fontanella proprio a fine sentiero. Nel borgo alcune persone passeggiano verso le proprie case per cena, io telefono al campeggio dove piazzerò la tenda. Indicazioni precise per uscire dopo poche centinaia di metri dal centro, verso dei terrazzamenti aperti sulla valle. In uno di questi vengo accolto da una famiglia che ha adibito parte del terreno a campeggio per i camminatori. Piazzo la tenda, doccia solare e attendo la signora che mi porta la cena, la colazione e un panino per l’indomani, il tutto a prezzo molto conveniente. Le spalle si sono rilassate, le ore di coda dimenticate, sono anche mentalmente in vacanza. Prima di riposare godo della terrazza panoramica privilegiata sulla notte marsicana, stasera è San Lorenzo

Santo Stefano
Fine tappa

Tappa 2 Santo Stefano – Cartore 30,5 km +834m – 958m

Mi sveglio bene, riposato, con calma risistemo e smonto la tenda. Il cielo è un po’ nuvoloso ma non minaccia pioggia, parto facendo subito il pieno d’acqua alla fontana al confine di Santo Stefano. La strada diventa sterrata in leggera discesa, io non sono ancora in piena lucidità e senza occhiali, quando vedo in mezzo alla strada un enorme animale cornuto, penso a un toro e mi si gela il sangue. Avanzo lentamente e indeciso, quando mettendo a fuoco riallineo il buon senso e scopro essere un bue innocuo (almeno spero). Lo sorpasso circospetto, ci guardiamo di sottecchi e accelero il passo. L’aumento di battiti mi ha svegliato completamente.

Santo Stefano

Le prime due ore scorrono piuttosto tranquille, morbidi su e giù nella natura, qualche caseggiato in pietra e qualcuno più moderno completamente immersi nel territorio, nulla di stonato. In fondo alla Val di Varri il percorso è pianeggiante, passa sotto l’autostrada e le indicazioni ti porteranno su un sentiero in salita. Prosegui e giungerai al paese di Valdevarri, attraversa il borgo fino ad arrivare a un grande fontanile. I posti dove fare il pieno d’acqua devo dire che non mancano.

La strada sale ripida, la fatica e il caldo cominciano a farsi sentire. Arrivato a 1200mt di altitudine passa un muretto a secco e comincia la discesa (ripidissima) verso Poggiovalle. Lunga e immersa nel bosco il sentiero conduce al Paese, dove i pochi abitanti incrociati mi salutano sorridenti. Non è ancora momento di pranzo per me, voglio arrivare a Nesce. Dopo un’oretta ci sono, il cammino prosegue rimmergendosi nella vegetazione, devio per dare un’occhiata al borgo. Nella piazza principale trovo un B&B che mi timbra la credenziale e una panchina all’ombra dove mangiare il panino. Rifocillati si può ripartire.

Il percorso scende verso valle, il bosco man mano si dirada e il paesaggio si apre su degli ampi prati. Qui il sentiero è esposto, l’afa abruzzese si fa sentire. Arrivo a un ponte in pietra, messo male ma attraversabile, sul fiume Salto (completamente secco). Passata una fattoria e un altro ponte, poco dopo ti troverai a Villerose. Cerco un po’ di acqua fresca ma le fonti sono secche, chiedo a una signora che mi conferma la chiusura dell’acqua, gentilissima mi regala una bottiglia fresca.

Esci dal paese camminando sul bordo di una provinciale non molto trafficata, bisogna andare in direzione est. In questo tratto va utilizzata la cartina, le biforcazioni e i sentieri alternativi sono molti, diventa facile perdersi. Prosegui in leggera salita aiutandoti col gps per raggiungere Spedino. Discesa leggera per uscire dal verde e sbucherai nell’abitato, verso il centro città. Il paese è accogliente, mi fermo in un bar ristorante dove ci sono diversi camminatori. Qualche chiacchiera e un po’ di luppolo, si vede la fine tappa e l’umore è più leggero.

Un’oretta di strada di campagna tra qualche svarione direzionale e una telefonata al gestore del campeggio di Cartore per organizzarmi con la cena. Arrivo a un grosso fontanile, butto la testa sotto l’acqua per rinfrescarmi. Salita finale, passa un B&B e arriverai al campeggio. Molto ampio, con alcuni cavalli liberi in un grosso campo, doccia solare piuttosto affollata e un bagno per tutti. Il confort non è la caratteristica principale ma si respira un’aria rara di libertà. Dopo 30 chilometri e 10 ore di cammino il meritato relax, domani c’è la Duchessa.

Quasi a Cartore

Tappa 3 Cartore – Lago della Duchessa – Cartore 15 km +858m -978m

La nottata mi ha riposato nonostante il terreno impervio e il sonno irregolare. Mi organizzo con calma, accendo il fornelletto per un tè caldo. Siamo ad agosto ma a mille metri il fresco notturno si fa sentire. Esci dal campeggio e prendi la strada sterrata a destra, il flusso dei camminatori e i cartelli del sentiero 2b ti porteranno su una strada in salita. Qui il buongiorno diventerà subito un’impresa sudante, l’ascesa è immersa nella faggeta ma molto ripida, ti dovrai aiutare con le mani. Un tratto in particolare è piuttosto esposto, ci sono anche le catene per assicurarsi, ma non drammatizzare; con un po’ di calma e attenzione supererai anche questa.

Prima salita
Parte esposta

Terminata la parte esposta la mulattiera diventa più ampia e riparata, il sole filtra tra gli alberi e il mattino regala la luce più bella. Lo scenario si apre sulla vallata, gli spazi ampi e scoscesi su dei prati verdi, passerai il primo bivacco dedicato all’alpinista Gigi Panei originario della zona. Segui il percorso e sulla sinistra vedrai la fattoria del pastore Americo, vero e proprio custode e difensore del territorio. Ci sei quasi, ancora una ventina di minuti e sarai arrivato ai 1788 metri del Lago della Duchessa.

Lago della Duchessa

Il paesaggio è primordiale, la distesa d’acqua per colpa della siccità e dei problemi legati al bestiame è uno stagno color petrolio, non invoglia certo ad avvicinarsi. Lo scenario è comunque bellissimo, circondato dai monti, un’aria fresca e frizzante, il sole caldo ma non rovente, le mandrie che pascolano e riflettono sul punto dove fare la siesta. I colori qui in alto sono spettacolari un’atmosfera da western con la tranquillità zen del Himalaya. Dopo una buona mezz’ora a rimirare è tempo di scendere.

Ci sono due opzioni: o tornare indietro e passare per la valle della Cesa, percorso più breve, o completare una sorta di anello, circumnavigare il lago e scendere dalla parte opposta sulla valle di Teve. Io scelgo la seconda variante. All’inizio il sentiero è in cresta e il panorama sulla vallata è mozzafiato, leggera salita per arrivare a 1910 mt, il punto più alto del cammino. In breve si arriva al Malopasso, nome evocativo datogli perché passaggio difficoltoso per molte bestie, con tranquillità la bestia uomo passa senza troppe preoccupazioni, un saltino di roccia in discesa.

Vista dalla vetta
Discesa verso Cartore

Il sentiero 2a si allarga e scende rapidamente verso valle tra una vegetazione ricca e delle pietre spacca piedi. La discesa è lunga, lunghissima, qui sarebbero necessari i bastoni per attutire l’inerzia del corpo, io non li ho e mi arrangio con dei legni. Un paio d’ore e 800 mt più in basso e arriverai a una sbarra, segui le indicazioni per Cartore. Rientro in campeggio tra i primi e approfitto del poco traffico per una doccia rigenerante, avrò tutto il pomeriggio per riposare.

Lago della Duchessa

Il lago della Duchessa è un lago montano situato a 1788 mt al confine tra Lazio e Abruzzo, facente parte della provincia di Rieti. Il lago non ha nessun fiume che immette acqua per alimentarlo ma si mantiene esclusivamente con le precipitazioni atmosferiche e lo scioglimento delle nevi. Deve il suo nome alle montagne circostanti, all’omaggio che l’avventuriero Francesco De Marchi fece alla duchessa Margherita d’Austria. Lungo 400 mt e largo 150 lo specchio d’acqua è minacciato dalle mandrie di bestiame che oltre ad abbeverarsi compiono le proprie funzioni corporali nel lago, compromettendo la dinamica chimica dell’acqua.

L’unico abitante, che d’estate fa da custode ad un territorio risparmiato dall’intervento umano, è il pastore Americo. Egli passa l’estate a ridosso del Lago, dopo aver fatto la transumanza col proprio gregge di pecore. Non di rado offre acqua e caffè ai camminatori, i più fortunati trovano anche un pezzo di formaggio. Ricordo con piacere le due chiacchiere scambiate con una memoria storica del territorio, traspare nitido l’amore per un luogo un po’ dimenticato che andrebbe salvaguardato, perché alcuni danni sono irreversibili e il rischio è quello di perdere risorse uniche.

Verso il Lago

Il lago è balzato alla cronaca perché protagonista del più discusso sequestro di persona avvenuto in Italia. Il 18 Aprile 1978 venne diramato un comunicato delle BR che informava dell’avvenuta morte del presidente della DC Aldo Moro, la cui salma giaceva nelle acque limacciose del lago della Duchessa. Furono avviate delle ricerche in loco, infruttuose sia per le condizioni atmosferiche (il lago era ghiacciato) e soprattutto perché il messaggio fu presto considerato un falso. Si pensa che il comunicato venne improntato per smuovere la situazione di stallo venutasi a creare. Sappiamo tutti come andò a finire.  

Sito ufficiale

Tappa 4 Cartore – Casale le Crete 24km + 367m – 508m

Il campeggio è molto frequentato e la routine mattutina un po’ più lunga. Ci si organizza comunque e siamo pronti a partire. Uscito dal campeggio prendi a sinistra e inizierai una lunga salita, il buongiorno è faticoso ma dopo la Duchessa questa pendenza è (quasi) una passeggiata. Arriverai al Passo delle Forche a quota 1223m, picco più alto del cammino escludendo il lago, qui c’è un punto panoramico che invoglierà a qualche scatto ricordo.

Discesa intensa fino a un parcheggio che chiama la prima sosta della giornata. Girando a sinistra la strada asfaltata raggiunge Rosciolo in poco tempo, ma perché perdersi un paio di chicche del percorso? Dalla parte opposta raggiungerai Santa Maria in Valle Porclaneta con la sua chiesa romanica e poco più sotto, dopo una breve discesa, sarai di fronte a una quercia vecchia di 700 anni. L’idea di una pianta così datata la rende molto affascinante con la sua corteccia rugosa e il pensiero che viaggia nel tempo attraverso i secoli di cui è stata testimone.

Usciti dal campeggio
Prima salita

Continuando il percorso ti ritroverai su una strada asfaltata, a destra un ponticello ti introdurrà nel paese di Rosciolo, borgo medievale che offre qualche servizio (bar, ristorante) e termine della quinta tappa canonica. Noi dopo un break al bar recuperando anche il pranzo, e un rapido giro per le viuzze, ripartiamo col carico di zuccheri. Usciti dal paese la vista diventa ampia, campi estesi e il paese di Avezzano in lontananza. Prosegui passando qualche casolare e un’alternanza di sterrato asfalto, i cartelli ci sono ma aiutati con la mappa, sono presenti altri segnali bianco rossi che intrecciano ulteriori sentieri al cammino dei Briganti.

Un campanile in lontananza indica la via, sei nel paese di Magliano de’ Marsi, il più grande che attraverserai, qui ci sono tutti i servizi utili. Noi proseguiamo rapidi perché l’obiettivo è un po’ più in là e la strada da fare è ancora molta. Il caldo smorza il passo ma abbiamo il pieno d’acqua e la prospettiva di un campeggio fresco. Passato Magliano attraversa l’autostrada con un sottopasso, supererai un paio di ponticelli sopra i fiumi Salto e Imele e giungerai sotto il Monte San Nicola.

Fuori Magliano

Qui dovrai scegliere se passare da Sorbo su un percorso più breve ma con un dislivello maggiore o la variante b, seguendo un tracciato leggermente più lungo ma senza particolari pendenze. Noi scegliamo la seconda imboccando una stradina sterrata a sinistra, un paio di chilometri con la montagna a destra, e arriverai a Scurcola Marsicana. Paese con bar e alimentari dove fare sosta, con un centro storico ben conservato.

Esci dal borgo e una strada asfaltata ti porterà dinanzi alla quercia di Donato un esemplare di roverella risalente al 1250 circa. Proseguendo in breve passerai di fronte al convento dei cappuccini, ormai la meta è vicina. Il panorama si apre su estesi prati per poi trasformarsi in sentiero semi urbano con un po’ di vegetazione e qualche muretto. Incontriamo il campeggio sulla sinistra, un momento di impasse per capire dove si entra e finalmente possiamo piazzare la tenda in un bel frutteto.

700 anni
Quercia di San Donato

Tappa 5 Casale le Crete – Sante Marie 21km +560m – 450m

L’ultimo giorno si ha sempre il buon umore di chi è vicino alla meta, pur sapendo che la fatica non è finita. Ci svegliamo di buon mattino e il fresco aiuta la partenza. Usciti dal campeggio percorrerai un po’ di strada nel bosco, tra alberi avvolgenti su un sentiero in leggera discesa. Usciti dalla boscaglia ti ritroverai in una radura arrivando a un bivio, si incrociano i cartelli del Cammino di san Tommaso, gira a sinistra e prosegui il tratturo.

Dopo qualche bivio, facendo attenzione alle indicazioni, ti troverai su una strada asfaltata, percorri un breve tratto sulla provinciale e ti troverai dinanzi il cartello di San Donato. Il paese è accogliente, delle panchine con vista sulla vallata chiameranno la sosta, necessaria data la salita successiva. Qualche negozietto e locale, man mano che si sale l’abitato diviene sempre più rurale, dovrai seguire le indicazioni per il castello e la Madonna delle nevi.

Intreccio di Cammini
San Donato

La salita è tosta, usciti dal paese ci si immette su una strada a tornanti, intravedrai in alto a sinistra un vecchio paese ormai abbandonato (La Porta). La strada si appiana è sarai arrivato alla cappella della Madonna delle Nevi, per i fedeli una preghiera per gli altri un obiettivo raggiunto. La mulattiera riprende a salire rapidamente, non ci sono indicazioni ma dovrai puntare verso i ruderi del castello. Lo scenario è piacevole, aperto e libero, l’aria è montanara e la vista merita molti scatti.

A 1174 m sarai arrivato alla torre del castello, goditi il contesto perché gli occhi meritano un pieno di bellezza, storia e natura che si intrecciano in un panorama appoggiato su paesi fermi ed evocativi. Duchessa a parte, il luogo più suggestivo dell’intero cammino. Respirata l’aria medievale e selvatica del luogo comincia a scendere, sentiero a mezza costa tra macchie di vegetazione e radure da film. Al principio il percorso è piacevole, belle panoramiche e il cielo terso, poi il selciato diventa pietroso e poco gentile coi piedi provati dal cammino.

Ruderi del Castello
Aria abruzzese

In un’oretta arriverai a Scanzano, noi siamo accolti da un simpatico signore che ci domanda qual è il punto più bello del cammino. Sosta col panino preparato dai gestori del campeggio di Casale e si riparte. Ormai vedrai la luce della chiusura del cerchio. Superato Scanzano la strada scende, il fondo alterna strada bianca all’asfalto, in una situazione tra campagna e collina, i tratti boschivi in questa ultima parte sono assai belli. Il percorso passa sotto la ferrovia, si incomincia a vedere in lontananza Sante Marie. Lo scenario si apre, il sole è caldo. Il paese è di fronte, il cartello annuncia l’ingresso, cominciano i tornanti per raggiungere l’attestato. Salita finale su Corso Garibaldi e sbucherai in Piazza Aldo Moro per goderti l’arrivo dopo alcuni giorni completamente immerso nella Natura.

Arrivo

Accoglienze

Vi lascio il link alla pagina delle strutture sul sito ufficiale del cammino, qui trovate i posti attivi e aggiornati. Sotto ti parlo dei posti dove mi sono fermato io con la tenda.

Santo Stefano

Area tende dell’Azienda Agricola Le Macerine

La famiglia che gestisce la fattoria ha adibito parte del terreno alla sosta dei camminatori, i quali possono piazzare le tende e usufruire di una doccia solare e di un bagno. La gentile signora ti potrà preparare su ordinazione la cena e i pasti al sacco per il giorno successivo. Prezzi convenientissimi.

Contatti: Angela (339 6321212), mail fattoriadidattica273@gmail.com.

In alternativa

Agriturismo La Grande Quercia
Possibilità di piantare la tenda da loro a 7 euro a persona.                                            Cell. 333 7295466, fisso 0863 677412. Mail: agri.lagrandequercia@gmail.com

Cartore

Qui la sosta sarà di due notti dato che una tappa, quella del Lago della Duchessa, comincia e finisce a Cartore.

La sosta del Brigante

Un luogo selvaggio completamente immerso nel contesto, servizi spartani, una doccia solare e un bagno per tutto il campeggio. Fabio e suo figlio ti accoglieranno in una atmosfera casalinga e simpatica. A Cartore non ci sono posti dove comprare da mangiare, organizzati per tempo! Puoi chiamare Fabio il giorno prima per farti un po’ di spesa, quando ho fatto io il cammino, avvisato per tempo preparava carne alla brace come cena. Altrimenti ricordati nei paesi precedenti di comprare del cibo.

Fabio: 347 3248571

Casale le Crete

Azienda agricola il Gargano

Area attrezzata gestita da una coppia, pianterai la tenda in un bel frutteto curato. Una doccia solare e un bagno pulito sono i servizi. Anche qui, su ordinazione possono prepararti la cena che consiste in un cesto di prodotti della loro azienda agricola, carne da fare alla brace (fai da te) o la versione vegetariana con formaggi e verdure. Nel cesto possono aggiungerti la colazione e un panino al sacco per il giorno dopo. Si crea un’atmosfera piacevole, accendendo il fuoco e cucinando tutti assieme in un contesto semplice ma ricco di condivisione.

349 4953889 (Andrea o Marisa) – 346 6507235 (Maura)

Tagliacozzo

Piazza dell’obelisco

Terminato il cammino, se vi avanza una mezza giornata pensa di fare un giro a Tagliacozzo, il paese dista 6 chilometri da Sante Marie e merita una visita. Sul fianco del monte Civita è nato questo borgo che ha preso il nome dal taglio nella roccia che il Monte Difesa fa sul Civita (talus – cotium). Sviluppatosi in epoca medievale fu scenario di molte battaglie che segnarono passaggi di potere tra lo stato pontificio e il regno Borbonico. Da ricordare in seguito l’esecuzione a Tagliacozzo del generale Borjes, inviato dai Borboni per cercare di riconquistare il regno delle due Sicilie, poco dopo l’unità d’Italia.

Tra le varie attrattive, su tutte segnalo la Piazza dell’obelisco nel cuore del paese, il santuario della Madonna dell’Oriente e la statua di Dante Alighieri posta nei pressi della stazione. Girate a piedi per il borgo antico, camminate nel centro città, se non siete della zona approfittatene per gustare una storica piccola città.

5 giorni immerso nella Natura

Cinque giorni intensi e vissuti a pieno, tra fatica e qualche risata. Il caldo ha fatto la sua parte ma le quote hanno mitigato con l’aria dei mille metri il sol leone agostano, regalandoci un clima serale ideale per risposare. Il Cammino dei Briganti è un percorso ben strutturato, organizzato da amanti del territorio che hanno voluto condividerlo, condizione essenziale per chi si approccia a una vacanza di questo tipo. Se vuoi vivere una settimana o poco meno lontano dalla frenesia cittadina, immergendoti completamente nella Natura, pensa di fare questo Cammino. L’esperienza ti porterà fuori dai binari del quotidiano, ricordandoti che la condizione originaria umana è proprio questa, godersi la Natura e soddisfare le funzioni basilari della vita. Bello e selvatico, questo percorso lo ricorderò con grande piacere. 

Buon Cammino


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