Abbigliamento per il trekking: tutto quello che c’è da sapere

Liguria ’18

Dopo l’elenco generale, in questa pagina ti descriverò, articolo per articolo, come valutare la scelta dell’abbigliamento per il trekking anche in base alla durata del percorso che vorrai affrontare.

T-Shirt per camminare

Che sia in estate o in inverno una maglietta come primo o unico strato superiore la metterai sempre. Nel proprio armadio di abbigliamento da trekking, qualcuno predilige le camicie, io sinceramente no, mi sento più libero nei movimenti con una T-shirt. Si possono trovare degli ottimi prodotti a pochi euro, importanti sono la traspirabilità e la capacità di asciugarsi velocemente, per questo delle magliette tecniche sono l’ideale. Ne esistono di dedicate per il trekking che costano un po’ di più, io uso quelle con cui solitamente corro.

Con una decina di euro si hanno indumenti di buon livello, efficaci per il camminare anche con abbondante sudorazione. Anche per gli hiking in giornata consiglio di portare una maglietta di ricambio, poco salutare (e social) rimanere pezzati una volta arrivati, quando riprendiamo l’auto o il treno tornare a casa. Per quanto riguarda i lunghi cammini tre è il numero perfetto, compresa quella che si ha indosso. Anche se stiamo via più settimane riusciremo quasi sempre a dare una ripulita alle magliette sporche, grazie alle strutture dove alloggeremo dotate di lavabi dedicati e al sapone di Marsiglia portato da casa. Alcune accoglienze sono provviste di lavatrici a gettoni.

T-Shirt per la notte

Le t-shirt tecniche sono ideali per il giorno ma per il sonno ristoratore consiglio una maglietta di cotone, non servono particolari caratteristiche, va benissimo una che solitamente usi nel quotidiano. Il comfort del cotone allevia il contatto con la pelle, sono più comode e meno attillate con conseguente maggior libertà di movimento. Anche a livello psicologico dormire con un capo differente da quello usato per la fatica, favorisce lo stacco mentale e il conseguente riposo.

Sentiero del Viandante

Pile o Felpa

Anche d’estate potrai soffrire il freddo, in particolar modo se ti troverai sopra i sette/ottocento metri. Mentre cammini in una giornata di sole difficilmente ti servirà un indumento che riscaldi, ma una volta fermo durante il relax serale tornerà spesso utile. Pur non amandolo, il pile è un tessuto leggero che mantiene il calore corporeo, non serve anche qui spendere troppi euro se viene usato per il relax serale o per dormire. Il discorso cambia se utilizzerai il capo durante il cammino, qui occorrerà comprarne uno con caratteristiche di traspirabilità onde evitare condensa ed eccessiva sudorazione, dovrai spendere qualcosa in più. In alternativa una più stilosa felpa è sempre apprezzata, con la controindicazione che occupa più spazio nello zaino, ma d’altronde per un outfit di livello dovrai pagare dazio

Pellegrini sulla Francigena

Pantaloncini Corti

Un po’ come Tomas Milian io soffro il freddo quasi esclusivamente nella parte superiore del corpo (a parte i piedi che sono una delle prime parti che si raffreddano). In generale, tralasciando i mesi più freddi, prediligo i pantaloncini corti, comodi e ben areati, forniti di un paio di tasche con zip (più pratica) o con bottoni per chiuderle. Occhio al contesto, se sai che camminerai in una vegetazione fitta e con rovi è consigliabile utilizzare dei pantaloni lunghi, così come se hai una pelle molto sensibile al sole, che esposta ai raggi per molte ore e più giorni potrebbe irritarsi e compromettere il tuo cammino. Nell’ultimo caso l’ideale è alternare lunghi corti, in ogni caso ognuno conosce il proprio corpo e le sue reazioni, l’importante è ascoltarlo sempre.

Pantaloni Lunghi

Come già esposto nei trafiletto precedente, i pantaloni lunghi sono ideali per proteggerci in alcune situazioni dove le nostre gambe possono essere esposte ad agenti esterni. Importanti in inverno per il clima rigido, sono sempre da mettere nello zaino anche nelle altre stagioni, un piccolo peso in più per ogni evenienza. Esistono modelli con pratiche zip per togliere la parte inferiore delle gambe passando da gamba lunga a corta, per un pit stop veloce nelle giornate con escursione termica rilevante sono molto pratici. Come per tutto il tuo abbigliamento per il trekking, anche qui comodità, leggerezza e traspirabilità sono fondamentali, dei pantaloni tecnici discreti possiamo acquistarli per 35/40€, comprensivi di pratiche tasche laterali e dietro. Sono un amante delle tasche, ma evito di riempire troppo quelle sui pantaloni per non limitare il movimento, di solito tengo solo lo smartphone e un pacchetto di fazzoletti.

Mutande

Come per quanto riguarda le magliette e le calze, la quantità ideale per i cammini di più giorni è tre, compresa quella che indossiamo. Esistono pantaloni sia corti che lunghi con la mutanda integrata, concepita per evitare sfregamenti e irritazioni, sinceramente non li ho mai provati. Uso dei boxer in cotone normalissimi, non ho particolari problemi, l’importante e che siano aderenti.

Via del Sale

Calze

Per più giorni di trekking la solita regola delle tre paia, compresa quella indossata. Sulle calze, come sulle scarpe, non dobbiamo risparmiare, tieni conto che terranno al riparo il tuo motore quotidiano, i piedi. Dovranno prevenire vesciche e irritazioni, importante avere rinforzi su tallone e dita. Sconsiglio calze troppo corte, poiché alla lunga entrerà di tutto, sassolini, terra, foglie…5/10 centimetri sopra la caviglia bastano. Con 7/8 euro si possono acquistare dei buoni calzini tecnici adatti al trekking.

Giacca Antipioggia

Fondamentale nel tuo abbigliamento da trekking. Ovviamente noi guardiamo le previsioni prima di partire, ma dopo qualche giorno di cammino, con lo spirito che la prende con maggiore calma e un po’ come viene, magari non baderemo al meteo. Importante è avere nello zaino una giacca waterproof, nel caso venissimo sorpresi dalla pioggia. Qui lesinare troppo sul prezzo ti porterebbe a un prodotto che magari ripara dall’acqua ma ti lava completamente all’interno, non traspirando e facendoti sudare copiosamente. Consiglio quindi di spendere qualche euro in più per un prodotto tecnico e più duraturo.

Vercellese

Cappello o Bandana

Il cappello, con visiera o falde, ti ripara dai raggi solari e produce anche un po’ di ombra su faccia e collo. La bandana ripara esclusivamente la testa dal sole diretto, ma fa molto più battaglia. La tolleranza al sole e il gusto personale, influenzerà la tua scelta, se vorrai ottenere la massima copertura consiglio un cappello da pescatore o alla Indiana Jones, esiste addirittura qualcuno che cammina con l’ombrello. In ogni caso ti servirà sempre un indumento che protegga il capo dal sole, in ogni condizione atmosferica e a ogni latitudine.

Occhiali da Sole

Come la tua testa, anche e forse più, gli occhi vanno riparati. Stare diverse ore sotto i raggi solari senza riparo ti farebbe venire un taglio di occhi alla Clint Eastwood permanente, che per quanto fascino possa donarti, comprometterebbe la vista e il quotidiano. Per gli occhiali anche qui il tuo gusto la farà da padrone, ce ne sono davvero un’infinità a prezzi abbordabili. Consiglio comunque una buona resistenza, dato che non verranno trattati benissimo tra metti e togli nello zaino, e una lente ampia che ha maggior campo protettivo.

Ciabatte

Anche queste importantissime per diversi motivi, innanzitutto igienico. I luoghi dove pernotterai, per quanto possano essere gestiti a dovere e puliti, avranno dei bagni dove transiteranno diverse persone, normale che la promiscuità possa provocare maggiori rischi per la salute. Per questo avere delle ciabatte per fare la doccia elimina il problema di funghi o problemi epidermici al piede. Altra motivazione importante e il riposo. Dopo aver camminato 20/25/30 km avrai la necessità di togliere le scarpe e far riposare il piede, per questo le ciabatte sono comodissime per muoversi una volta arrivati a destinazione. Dei sandali fanno lo stesso lavoro e probabilmente, io non li uso, sono anche più comodi. Ovviamente se il clima serale è freddo, dovrai usare delle calzature chiuse anche alla sera, ma nello zaino non ci sarà spazio per un paio in più, dai una pulita alle tue compagne quotidiane e usa quelle. Di certo non avrai voglia di camminare molto.

Verso il Ghiacciaio dei Ventina

Piumino

Accessorio da prendere in considerazione per i mesi freddi, necessario per ripararti dalle temperature basse e dal vento. Qui la fascia di prezzo è molto ampia, più si ha voglia di investire e migliore sarà la qualità. Se non cammini molto in inverno, non spendere troppo per un prodotto super tecnico, con 50€ puoi recuperare un piumino che fa il suo dovere. Anche qui la traspirabilità è importante, muovendoci suderemo anche col freddo, areare il tuo comfort ti farà proseguire con più tranquillità.

Guanti

Indumento da ricordarsi nei mesi più freddi per tenere al caldo le nostre preziose mani. Poco indicato camminare tenendole in tasca, avremmo meno equilibrio e creerebbero un minimo impedimento nei movimenti. Non serve spendere molto, un paio di guanti tecnici per il running vanno più che bene.

Costume

Non è un accessorio indispensabile ma io lo porto sempre, perché non vorrei trovarmi nella situazione di poter fare un bagno, mare, fiume, lago o piscina, e non averlo. Molti se ne fregano e fanno comunque un tuffo in mutande, perché no, dipende dal tuo pudore e dalla voglia o meno di infilare nello zaino un indumento in più

Scarpe da Trekking

Per le regine dei tuoi trekking scriveremo un articolo a parte. Stay Tuned!

Sul Monte Boletto

Testa e prova varie soluzioni, scopri con l’esperienza quello che fa più al caso tuo, viaggia leggero ma non dimenticare nulla di importante. Vestiti nel modo più consono per Te e goditi il viaggio.

Buon Cammino

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La mia esperienza con l’infortunio: la Rottura del Tendine d’Achille

Qualche consiglio e come l’ho vissuta

La stampella uggiosa

Incipit – Settembre ‘20

Ti senti in forma, corri tre volte a settimana perché non ti è passata la voglia di fare una maratona appena riaprono gli eventi. Poi, ci sono un sacco di trekking in scaletta, ne hai già qualcuno in programma, non vedi l’ora di immergerti ancora nella Natura. Un collega ti chiede: “la organizziamo una partita di calcetto? Una roba tranquilla, tra di noi, senza troppa competizione, per divertirci” (si dice sempre così). Io penso “non gioco a calcio da tre anni ma dai, la gamba e il fiato non mancano, perché no? E poi quando vedo un pallone ritorno istantaneamente dodicenne, mi manca”. Ok, prenotiamo il campo.

Ritrovo, indosso delle scomodissime scarpe da calcetto, corro, un po’ a vuoto perché vero che sono allenato, ma l’inattività calcistica paga dazio e ogni sport ha regole atletiche proprie, si usano muscoli completamente diversi. Mi passano la palla, mi sposto lateralmente per andarle incontro e STACK. Un grosso elastico che si rompe, cado imprecando in uzbeco contro l’ignaro (e innocente) avversario dietro di meno, ma soprattutto verso il fato e me stesso. Tutto inutile, il fatto rimane. Capisco subito l’entità, ho assistito a uno stesso infortunio alcuni anni fa, mi tocco dietro la caviglia e sento molle. Rottura del Tendine d’Achille. In un secondo, per alcuni mesi, si dovrà completamente cambiar direzione.

In ospedale

Accetta e Non perderti d’animo

Pronto soccorso, ricovero in attesa dell’operazione, operazione. Esco e non potendo camminare mi stabilisco a casa dei miei, altra dinamica che alla lunga minerà la mia radicata indipendenza. Mi ritrovo con una gamba fuori uso, poco autonomo e con qualche mese davanti di convalescenza. L’umore è piuttosto a terra, il principio della salita spaventa, ma oramai è successo, indietro non si torna, superato il momento iniziale mi armo di pazienza cerco di sfruttare questo extra bonus di tempo libero per migliorarmi. D’altronde anche durante il lockdown, passata la confusione iniziale, ho cercato di organizzare il tempo per fare quello che mi piace e che durante il frenetico quotidiano faccio davvero fatica a dedicarci del tempo.

Sfrutta il tempo libero

Leggo un libro a settimana, scrivo articoli sul mio blog musicale, e tra una puntura di eparina e una tisana al luppolo mi impegno a fare alcuni esercizi quotidiani, compatibili con la mia limitata mobilità. Tolgo i punti e metto un tutore, che sarà mio compagno di viaggio per tre lunghi mesi. Passano i giorni e comincio anche ad uscire, in stampelle cerco di muovermi una mezz’oretta sia per vivere un po’ di aria aperta e sia perché l’azione fa guarire prima, ricordati che l’immobilità rende la forza di gravità paralisi. Le settimane scorrono tra medi e bassi umorali.

Il fedele Tutore – Robocop spostati

Fai la riabilitazione e segui i consigli

In questi frangenti è importante non bruciare le tappe, seguite sempre i consigli e gli steps prospettati da chi ha studiato l’argomento e ha visto molti infortuni. Purtroppo il tempo è necessario per ritornare come prima, non ci sono scorciatoie. La gradualità della ripresa e l’attenzione possono fare un enorme differenza tra un percorso netto con un recupero completo, e degli strascichi lunghi e dolorosi che non solo non ti fanno ritornare come prima ma che rischiano di farti ricominciare tutto da capo.

I mesi successivi a un grave infortunio sono delicati, la cautela è fondamentale per evitare ricadute, eventi tutt’altro che rari quando non si vede l’ora di tornare alla vita di prima. Tre mesi di stampelle, un paio di settimane senza tutore con il piede gonfio tipo nonna lamentosa, ancora un po’ di zoppia da affaticamento e poi almeno il camminare riprende normalmente. E ora?

La ripresa sportiva

Il fattore psicologico non solo è importante durante la convalescenza per i motivi elencati, ma è fondamentale anche per la ripresa delle attività sportive. Tutt’ora a distanza di due anni, a volte il pensiero mentre corro o vado in montagna, va lì, a quel rumore di elastico rotto che tanto mi ha fatto penare.

La prevenzione come sempre diviene fondamentale, per cui:

  1. Non fare sport sul dolore
  2. Verifica la presenza di piccoli danni prima di fare crack
  3. Fai le terapie che ti vengono assegnate
  4. Esercitati, allungati, rafforzati
  5. Scaldati prima di partire e non strafare
  1. Non fare sport sul dolore

Se senti dei dolori mentre fai un’attività sportiva non insistere, soprattutto se questi diventano reiterati e costanti. Spesso è una questione di tecnica errata o di supporti (calzature in particolare) non adatti alla tua struttura. Informati e intervieni con l’aiuto degli esperti, se corri, ci sono molti negozi che ti fanno un test dell’appoggio per consigliarti le scarpe più adatte. Io mi sono trovato bene da Runner Store a Milano.

2. Verifica la presenza di piccoli danni prima di fare crack

Non rimandare delle visite, lo sport è importantissimo per il nostro benessere psicofisico ma va svolto con criterio. Approfondisci i fastidi e vai alla causa del problema, non usare palliativi come medicinali o antidolorifici, è come mettere un pezzo nastro adesivo sulla spia dell’olio accesa.

3. Fai le terapie che ti vengono assegnate

Fermati se necessario per un periodo e ascolta i suggerimenti dei professionisti, alleggerisci i carichi, testa gli esercizi e fatti un’idea tua. Ricorda che nessuno conosce meglio di te il tuo corpo.

4. Esercitati, allungati, rafforzati

Dopo un problema, soprattutto se lungo, scoprirai l’importanza del rafforzamento muscolare, dell’allungamento e dell’elasticità anche tendinea. Prendi l’abitudine di fare degli esercizi quotidiani come lo stretching, gli squat, le flessioni e mi raccomando, cura la postura, bastano dieci minuti giornalieri per cambiarti la vita (non solo quella sportiva).

5. Scaldati prima di partire e non strafare

Perdi anche solo 5 minuti prima di un’attività per scaldarti e allungarti. Quando hai bisogno di scaricarti o hai molta voglia di sport, partire a cento viene facile ma ricorda, i benefici si hanno con l’attività prolungata non con uno scatto di cento metri.

Con l’età, ahimè, tutte queste accortezze devono diventare verbo. La nostra macchina perfetta non più la funzionalità dei vent’anni, l’accelerazione deve avvenire in modo più graduale. Cerca di fare sport in mezzo alla Natura, all’aperto, ti riapproprierai delle stagioni e godrai a pieno dei benefici di alzare i battiti. Siamo fatti per stare in piedi e camminare, non per stare dieci ore davanti a uno schermo.

La prima corsa dopo la ripresa

Se stai fermo non succede mai niente

Seppure l’esperienza sia stata generata da un episodio di cui avrei fatto decisamente a meno, porto i mesi passati come un monito per vivere meglio. La fermata forzata mi ha riportato a un’ottica diversa, fuori dalla routine che travolge tutto e che dà poco spazio all’introspezione, momenti che normalmente faccio(facciamo) fatica a ritagliarmi. Ripenso a quei mesi come a un lungo esame di coscienza che (spero) mi abbia migliorato, ridestato una curiosità vivace e dato una spinta a qualche sogno nel cassetto.

Se è successo, dopo i comprensibili rosari iniziali, sfrutta al meglio il tempo, sii costante e fai tutto con calma. Guarda l’incidente come un’opportunità e apriti nuove porte. Ne varrà sempre la pena.

Buon cammino 


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