Un trekking facile al fresco? Le Cascate del Cenghen

Una camminata nella Val Monastero a due passi dal lago di Lecco

La Cascata
  • Altitudine – 614 mt
  • Difficoltà – Escursionista – Facile
  • Dislivello – 410 mt
  • Gruppo montuoso – Gruppo delle Grigne
  • Periodo dell’anno (consigliato) – tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 2h a/r

Le cascate del Cenghen ti doneranno una camminata rinfrescante senza troppe difficoltà, una meta facilmente raggiungibile col finale, se la percorrerai in estate, di un bagno nel lago. Cosa chiedere di più a un sabato mattina libero? Scoprirai un refrigerio naturale lontano dal caos e senza macinare troppi chilometri, un trekking facile e adatto a tutti che ti immergerà nei boschi lecchesi senza perderti alcuni scorci panoramici sul Lago.

Come arrivare

In auto da Monza/Milano prendere la statale SS36 (valassina) sino a Lecco per poi seguire la superstrada verso Colico. Imbocca la prima uscita Abbadia Lariana, nei pressi della stazione ci sono alcuni parcheggi liberi.

In treno dovrai arrivare a Lecco con le direttrici S7-S8. Giuntɘ nel capoluogo prendi il treno per Tirano, la prima fermata sarà Abbadia.

Cenni Geografici

Le cascate del Cenghen, in realtà la cascata, si trova nella val Monastero con alle spalle il gruppo delle Grigne. Il torrente che alimenta il flusso d’acqua si chiama Zerbo, dalla gola che ospita la cascata potrai osservare un salto di 50 metri che sfocia in un piccolo laghetto, non balneabile per motivi di sicurezza.

Attrezzatura

Non serve attrezzatura specifica, basta avere pochi accorgimenti. Porta sempre con te almeno mezzo litro di acqua e qualche snack, non si mai un calo di zuccheri. Dei bastoni possono sempre essere utili, la strada è in salita (discesa al ritorno) e ti daranno supporto. Mi raccomando non improvvisare mai i trekking con calzature non adatte o addirittura ciabatte, seppur brevi vanno usate delle scarpe dotate del grip necessario per i terreni accidentati. Porta una maglia a maniche lunghe anche in estate, potrebbe servirti arrivitɘ alla cascata.

Prima salita

Varianti

Varianti

Il percorso per giungere alle cascate non è uno solo, ci sono tre possibili punti di partenza, qui sotto li elenco ma espliciterò solo quello che ho fatto io partendo da Abbadia.

  • Giro ad anello
  • Da Abbadia
  • Da Mandello del Lario

Escursione alle Cascate del Cenghen

La partenza per le Cascate del Cenghen è la stazione di Abbadia Lariana, dovrai seguire i cartelli del Sentiero del Viandante. Bisogna percorrere un tratto del percorso che arriva sino a Colico, dopo poco un cartello artigianale indica un tratturo per le cascate, si tratta di un anello che compie un percorso circolare scendendo al rientro dalla frazione Linzanico. Io proseguo come suggerito da un passante e dopo una decina di minuti si trova l’indicazione per la via più battuta.

Il sentiero sale costantemente, i caseggiati si diradano e la vegetazione diventa protagonista, il rumore delle strade si perde dando spazio al tuo respiro. Dopo la prima salita ci sarà una bella visuale, uno scorcio di lago, sarai su dei bei prati con alberi da frutto sparsi sul terreno. Qui termina la parte esposta, da qui proseguirai completamente immersɘ nel bosco, una manna se percorrerai il trekking nei mesi più caldi. Continua dolcemente a salire, la strada non è molta ma il dislivello non manca. Il sentiero si restringe un poco ma rimane confortevole, una gradinata di legno e pietra ti fare guadagnare ulteriore altitudine.

Ora sei in quota, il ruscello sbucherà alla tua destra, dovrai risalirlo su un percorso molto pietroso. Ormai ci sei, la temperatura scenderà di parecchi gradi e la cascata si mostrerà nella sua magnificenza. Passare una mezz’oretta guardando l’acqua scorrere in un luogo senza traccia dell’intervento umano, ti ricaricherà completamente le batterie. Nei periodi estivi la portata potrebbe essere ridotta per via delle poche precipitazioni, un po’ meno spettacolare ma non meno affascinante.    

Abbadia Lariana

Vista dalla Spiaggia

Il primo paese passata Lecco offre una delle spiagge più grandi attrezzate del lato est del Lago di Como, grazie allo spazio piuttosto comodo e ai molti sevizi diventa molto frequentata nei mesi estivi. Deve il suo nome alla presenza di un Abbazia risalente al 1200, ormai soppressa, alcune tracce si possono trovare nella Chiesa di San Lorenzo. Nel comune è presente il museo civico Setificio Monti, ricavato in un antico opificio offre la possibilità di visitare molti macchinari delle antiche tessiture. Da Abbadia parte il Sentiero del Viandante, cammino a tappe che termina a Piantedo, al principio della Valtellina. Dal comune comincia anche un percorso che in tre ore buone porta ai Piani dei Resinelli, ampio spiazzo con vista, tipica escursione di lecchesi e non.

Sito istituzionale

Ultimo tratto

L’escursione alle Cascate del Cenghen ti offrirà l’opportunità di vivere mezza giornata completamente immerso nella Natura. Il sentiero in salita che ricorda ascese montane, la vegetazione avvolgente che ripara dal sole e riempie occhi e polmoni, panoramiche sul lago a bassa quota ma sempre appaganti, il finale di una cascata rilassante da osservare rilassato. Tutto questo senza la fatica di ore e ore di cammino, con poco sforzo ti godrai il trekking, rendendoti conto che spesso basta poco per staccare la spina. Consigliatissimo a tutti.

Buon Cammino


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Il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone

Vista da Valfredda

Un’oasi verde di inestimabile valore, il parco di Montevecchia è un polmone vivo che dà ossigeno a un territorio ai margini di una delle zone più inquinate d’Europa. Una piacevolissima scoperta a pochi chilometri da casa, ideale se abiti in zona per passare qualche ora nel verde. Il parco interessa dieci comuni della provincia di Lecco: Cernusco Lombardone, La Valletta, Lomagna, Merate, Missaglia, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Sirtori e Viganò.

Il Parco

Sono nato e cresciuto in Brianza, spesso in gioventù denigrandola per il grigiume e la mancanza di empatia. Col passare degli anni e lo scrollarsi di dosso dei pregiudizi, mi rendo conto dell’importanza di fare qualche passo laterale e scopro il Parco. Una rivelazione, un amore nato dal primo sentiero, un quarto d’ora di macchina per immergersi in una Natura ricchissima degna di una verde Toscana.

Il Parco regionale di Montevecchia e della valle del Curone, questo il nome completo, è una vera e propria oasi rimasta intatta, non intaccata dall’urbanizzazione di un territorio fulcro e simbolo dell’industria e dell’economia. 2362 ettari nella Brianza lecchese, dieci comuni interessati, 11 sentieri segnati e molti altri da improvvisare secondo il proprio gusto e tempo. Il parco è attraversato anche da un più lungo percorso chiamato il Sentierone, il quale giunge fino a Lecco

Il parco è gestito da un ente regionale con sede a Montevecchia nella località Butto, ove si possono acquistare mappe dei sentieri e chiedere informazioni. Istituito nel 1983, conserva un luogo ideale per la fauna scappata nel corso degli anni dalle città crescenti, facile incontrare qualche scoiattolo, più raro incrociare una lepre, esperienza unica avvistare una volpe. Sono comunque molte le specie che vivono nel Parco, gli appassionati di uccelli hanno di che divertirsi a osservare i diversi esemplari.

Lomagna

Un oasi verde

Attraversato dal torrente Curone e dalla Molgora, il parco è reso vivo da alcune sorgenti naturali che mantengono verde la varietà di piante presenti. Il cambiamento climatico sta purtroppo facendo vedere i suoi mesti frutti anche nel Curone, spesso i letti sono completamente asciutti, mostrando agli occhi curiosi e attenti quanto possa rivelarsi grave la mancanza di acqua, e compromettendo la prosperazione della vita di anfibi e pesci. Da segnalare il gambero di acqua dolce che presente nei corsi del Parco sta via via diminuendo gli esemplari. Le passeggiate nel Curone sono adatte a tutti, i dislivelli non sono impegnativi ed essendoci così tanti collegamenti di può camminare quanto si vuole per tornare al punto di partenza. Se si vuole mantenere la linea green e non usare l’auto, si può raggiungere il parco in treno. Cernusco, Osnago e Olgiate hanno la stazione, dove partono (in particolare quella di Cernusco) buona parte dei sentieri.

I Sentieri

Come accennato, nel parco sono segnati con numerosi cartelli 11 sentieri completamente all’interno, più il Sentierone.

1. Sirtori (Ceregallo) – Lomagna

2. Cernusco Lombardone – Beolco (Olgiate Molgora)

3. Osnago – Torrente Curone

4. Osnago – Valaperta (Casatenovo)

5. Cernusco Lombardone – Maresso (Missaglia)

6. Sirtori – Lomagna

7. Cernusco Lombardone – Missaglia

8. Lomaniga (Missaglia) – Beolco (Olgiate Molgora)

9. Montevecchia – Missaglia

10. Sirtori (Ceregallo) – Montevecchia Alta

11. Cernusco Lombardone – Perego

I Nuovi Cartelli

Il Sentierone

Un tracciato di 35 km che collega Osnago a Lecco, tagliando da sud a nord tutto il parco del Curone. Il dislivello qui c’è poiché si sale e scavalca Montevecchia, discesa a valle e salita al Monte Crocione (800mt) per poi scendere verso Galbiate. Qui si risale fino ai 700 mt lungo il periplo del Monte Barro per giungere con gli ultimi 5 km al capoluogo lombardo e il lago.

Ecco qui la carta turistica.

Sentiero dei Proverbi

Ci troviamo nella parte Nord del parco, più precisamente a Lissolo una frazione di La Valletta Brianza. Il percorso è di circa 2 Km e si snoda ad anello, abbraccia un tratto di bosco e tutto il borgo. La particolarità sono i 65 cartelli illustrati dall’artista Filippo Brunello, dove sono riportati antichi proverbi della tradizione brianzola, con l’epigrafe in dialetto e la traduzione in italiano. Una gentile accortezza da segnalare è la presenza della versione in braille per i non vedenti. Nato nel 2015 dalla volontà della comunità locale, si tratta di un breve tracciato senza dislivelli e percorribile da tutti. Il sentiero 10 lo coinvolge quasi completamente.

Le Sorgenti Petrificanti

Si tratta di una rete di ruscelli all’interno del parco con la presenza costante di acqua corrente. Le sorgive transitando nel sottosuolo acquisiscono una gran quantità di calcare, venute in superficie depositano il carbonato di calcio sul territorio su cui vengono a contatto, formando travertini, rocce porose che si inspessiscono col passare del tempo.

Questo fenomeno, detto travertinizzazione, crea un affascinate gioco d’acqua fatto di cascate e pozze naturali, da osservare ma non da usufruire per non alterare l’habitat che permette il fenomeno. La condizione da mantenere è il continuo flusso d’acqua, le minacce principali sono da individuarsi nella siccità che il territorio italiano sta vivendo ultimamente, l’inquinamento da considerarsi anche come il semplice passaggio umano se invadente, ed eventuali smottamenti (frane) che potrebbero alterare la conformazione del terreno.

Le sorgenti si possono osservare scandendo da Montevecchia lungo il sentiero che porta a Valfredda.

Montevecchia

Il tetto della Brianza si divide nella parte bassa e quella alta in stile bergamasco. Il comune ha poco meno di tremila abitanti ed è la sede del Parco. Ogni sentiero che percorrerai avrà quasi sempre il riferimento di Montevecchia col suo punto più alto, il santuario della beata vergine del Carmelo (503 mt). Posto in cima di una lunga scalinata si tratta di una costruzione religiosa di epoca medioevale, rivista e modificata nel corso dei secoli, la quale nel 1924 ha preso l’attuale denominazione.

Montevecchia regala diverse produzioni enogastronomiche autoctone, da sottolineare:

  • Salvia e rosmarino presenti abbondantemente in tutto il territorio, riconosciuti come prodotti tradizionali
  • Il Pincianèl, un vino rosso leggero che ha come terra natia proprio il comune
  • I formaggi di latte vaccino, stagionati e non.

Consiglio di provare almeno una volta il Galeazzino, locale tipico che offre le specialità locali con una vista speciale sulle colline e il parco.

Le Piramidi

Le Piramidi di Montevecchia celano l’enigma irrisolto della loro conformazione. Si tratta di tre colline di egual dimensione e inclinazione, rispecchianti lo stesso orientamento della cintura di Orione e delle piramidi egiziane di Giza. Secondo studi recenti sarebbero state concepite come luoghi di culto e di osservazione astronomica. Da chi? La domanda rimane senza risposta

I Cipressi Alti

Salita ai Cipressi

Sono la collina più appariscente delle tre piramidi, con una salita per arrivare in sommità contornata da dei cipressi che rendono necessaria una fotografia di rito. Dalla cima si può abbracciare un panorama pieno sulla Brianza e oltre.

Strutture all’interno del parco di Montevecchia

Cascina Bagaggera

La cascina Bagaggera è situata nella parte nord del parco ed un vero e proprio simbolo della valorizzazione del territorio. Nata nel 1995 ha come principale attività l’allevamento, in particolare di capre (oltre che di maiali allevati in libertà). Numerosi i prodotti disponibili per l’acquisto: dai formaggi ai salumi, passando dai panificati alle uova. La locanda della cascina offre l’opportunità di fare colazioni e pranzi gustando prodotti realmente a km zero. Un esempio di agricoltura sostenibile e una realtà dal sapore antico.

La Galbusera Nera

Una cascina acquistata al principio degli anni novanta e completamente restaurata, ha dato vita a una realtà da prendere come esempio per la riscoperta della propria terra. La Costa, questo il nome dell’attività, ha recuperato e curato dei vigneti facendo della produzione dei vini il fiore all’occhiello dell’azienda. Un ristorante che offre piatti realizzati con prodotti locali e alcune camere per dormire lontano da rumore e inquinamento, completano una struttura armonica e rilassante.

La Galbusera Bianca

L’Oasi Galbusera Bianca è un complesso edilizio che abbraccia il parco incastonandosi perfettamente nel quadro bucolico dell’ambiente. Stanze per il pernottamento, un ristorante e una bottega bio, un’azienda agricola attiva, queste le attività gestite dai proprietari. La Galbusera Bianca possiede una parte dedicata al benessere con vari tipi di massaggi e spazi dove organizzare eventi aziendali e privati.

Verso Maresso

Meno di un’ora da Milano, mezz’ora da Monza per giungere in mezzo ad una Natura verdissima, complice principale di un’aria gradevolmente più pulita delle città. Il Parco del Curone ti regalerà delle passeggiate alla portata di tutti, dove dimenticare il ritmo frenetico del quotidiano per quietare i nervi iper sollecitati. Montevecchia che fa da guardiano dall’alto, una vegetazione varia e curata, delle strutture intonate al contesto per godere di piaceri culinari locali, molti sono i motivi per organizzare una giornata all’interno del Parco di Montevecchia. La Brianza è (anche) bella.


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Da Albenga ad Alassio su una Strada Romana: la Via Julia Augusta

La Via Julia Augusta è un trekking facile, adatto a tutti, con poco dislivello e su fondo non impegnativo. Tra andata e ritorno sono circa 11 chilometri, non una distanza proibitiva, di certo il panorama ti farà passare qualsiasi accenno di fatica.

Selciato originale
  • Difficoltà – Facile
  • Periodo dell’anno (consigliato) – Tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 2 h andata

Partire da Albenga con destinazione Alassio, ripercorrere la via Julia Augusta, un tracciato che seppur breve ha nel selciato rimasto delle radici millenarie, che rimandano a un’epoca gloriosa di una civiltà unica, riallinea il pensiero con la storia di un paese che non ha eguali nell’arte del creare. Farlo con la visuale blu di uno splendido mare allieterebbe anche un iroso guerrafondaio. Cinque chilometri e mezzo da camminare con in una mano la macchina fotografica e nell’altra un pezzo di focaccia.

Come Arrivare

Il percorso si può fruire indipendentemente sia partendo da Albenga che da Alassio. In auto per raggiungere entrambe le cittadine uscire al casello di Albenga sulla Genova-Ventimiglia (A10), per Alassio è necessario percorrere un tratto dell’Aurelia (SS1).

In treno da Milano ci sono alcuni diretti in partenza da Centrale, altrimenti molte più soluzioni con cambio a Genova da dove parte il regionale che conduce a buona parte dei paesi della costa.

Cartello al principio del percorso

Storia

Nel 14 a.C. le truppe dell’imperatore Augusto sconfissero le limitate resistenze delle tribù liguri, dando come naturale conseguenza l’esigenza di un passaggio verso la Gallia. L’anno successivo cominciarono i lavori per la strada, che omaggiò l’imperatore stesso e uno dei suoi predecessori Giulio Cesare, denominando la via Julia Augusta.

Il percorso voleva collegare la pianura padana all’attuale Francia, partendo da Piacenza per arrivare a Arles, risultando di fatto un proseguimento della già esistente via Aurelia. Dopo la caduta dell’impero la via venne mantenuta viva dai passaggi commerciali tra l’entroterra e le coste, oltre che come percorso pellegrino. Col tardo medioevo ci fu un progressivo abbandono con la perdita della quasi totalità delle tracce storiche.

Albenga

La città degli ingauni merita una visita, rigorosamente a piedi, in particolar modo per il suo ben tenuto centro storico, uno dei più caratteristici di tutta la riviera di ponente. Di nascita romana, la matrice più riconoscibile è rimasta quella medioevale, caratterizzata dalle mura che circondano la parte centrale del paese. Diversi i palazzi storici e le torri che popolano la città, ulteriore prova della florida architettura dell’età di mezzo.

Da segnalare la cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo e il battistero paleocristiano risalente al V secolo, il più antico della Liguria e tra i meglio conservati. La cospicua presenza di torri regalò a Albenga l’appellativo della “città delle cento torri”, erette con la funzione di avvistamento nemico e divenute delle vere e proprie abitazioni.

Altro segno distintivo sono le porte d’ingresso nel cuore della città. Tra queste la Porta Molino, dove anticamente passava la Via Julia Augusta, che appena usciti dal centro storico conduceva all’anfiteatro romano costruito nel II secolo. Il sito archeologico dell’area è stato scoperto al principio del Novecento dal portoghese Alfredo Andrade, archeologo e pittore.

Perdetevi nei carruggi del centro città, osservando le attività rimaste, i piccoli negozi e gli affascinanti locali; Albenga ti regalerà una dimensione lenta e piena d’arte.

Prima parte del tracciato

Percorso

Il pit stop da un panettiere è d’obbligo, borracce piene per la partenza di un trekking davvero alla portata di tutti. Dal centro di Albenga dirigiti verso il fiume Centa, breve corso d’acqua che attraversa la città, cercando il ponte Viveri detto il ponte rosso, che ti porterà dalla parte opposta. Da qui in zona periferica troverai già qualche cartello della via che ti farà prendere una strada asfaltata in salita per arrivare alla chiesetta di Nostra signora di Fatima.

La chiesa, piccola e graziosa, ti offrirà l’ultima occasione di una fonte d’acqua fino ad Alassio. Da qui a breve l’itinerario aprirà una meravigliosa vista verso sud che ti accompagnerà per un paio di ore. Una brillante distesa d’acqua baciata dal sole, con l’isola di Gallinara a dar ulteriore lustro a un paesaggio che riempie l’anima. Primissima parte del percorso su strada sterrata con un muretto di contenimento a limitare un po’ la veduta.

Isola di Gallinara

La via Julia Augusta tra Albenga e Alassio è l’unica nella parte italiana a presentare alcuni resti della civiltà romana, ricordiamo il sito dell’anfiteatro e alcuni pilastri funerari rimasti. Il vero rimando al passato è il selciato originale che ti condurrà per un breve tratto in un viaggio nel tempo, immerso in una vegetazione non abbondante ma necessaria a creare l’offuscato sufficiente per i tuoi voli pindarici. Il tracciato non presenta particolari dislivelli, si prodiga a mezza costa e ad altezza costante, le uniche salite/discese sono quelle per raggiungere i paesi a inizio e fine tappa.

Porto di Alassio

Un po’ di macchia mediterranea ombreggia qualche breve passaggio, mitigando il sol leone, lo sguardo è costantemente in direzione del mar ligure. Nella seconda parte del percorso si ricominciano a incontrare alcuni caseggiati e qualche campeggio affacciato sull’Aurelia. Dopo un paio d’ore tranquille giungerai alla chiesa di santa Croce, costruita in pietra da dei monaci benedettini provenienti dall’isola di Gallinara. Qui troverai una fonte d’acqua. Una breve discesa asfaltata ti porterà in Alassio, un bagno in mare sarà più che meritato. Per il ritorno il percorso è il medesimo

Chiesa di Santa Croce

La via Julia Augusta è un trekking particolare per la componente storica, perché camminare su una strada romana ha sempre un fascino unico, una passeggiata che riempie gli occhi di bello grazie alla Natura che anche se un po’ contaminata dall’intervento dell’uomo, mantiene pur sempre il retrogusto selvatico dell’entroterra ligure. Un mare splendido che incornicia il panorama di turchino con l’isola di Gallinara a dar riferimento della strada percorsa. Una giornata marina diversa dall’ozio da spiaggia, ricca di spunti e colori senza rinunciare al tuffo nel mare. La via Julia Augusta è stata una piacevolissima scoperta, un’escursione super consigliata.  

Viandante in mare


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Una passeggiata sportiva nella Valle Imagna: il Monte Ocone

Inizio dei Sentieri
  • Altitudine – 1351 m
  • Difficoltà – Escursionista – Facile
  • Dislivello – 150 mt
  • Gruppo montuoso – Prealpi lombarde
  • Rifugi – Ristoro Bar Pertus
  • Periodo dell’anno (consigliato) – Tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 1,15h da Forcella Alta

Una passeggiata sportiva nella bella valle Imagna, tra le province di Lecco e Bergamo per godersi qualche ora di relax. Il Monte Ocone ci regala una veduta elitaria come diverse cime della zona, un’escursione per tutti gli amanti della montagna senza essere degli scalatori esperti. Prenditi una mezza giornata libera e goditi il panorama.

Il laghetto del Pertus

Come arrivare

Da Milano dirigiti verso nord per imboccare la A51 (tangenziale est). Prosegui in direzione Lecco sino alla fine della statale che diventa dopo Usmate prima la Sp41, e in seguito Sp 342 dir Olginate. Passata la località Fornasetta Superiore alla prima rotonda prendi la prima uscita Sp74 per attraversare il fiume Adda. Alla rotonda imbocca la SS639, passato l’Iperal gira a destra (via F.lli Bonacina e Sp177) verso Torre de Busi. Diventata SP179 la strada comincia a salire, segui le indicazioni Carenno – Località Pertüs. La zona non è molto trafficata, troverai facilmente parcheggio.

Milano 1,40h – Monza 1,15h

Vista dalla Vetta

Brevi cenni geografici

Il Monte Ocone, collocato a sud del Resegone, fa da vetta divisoria tra due valli, Imagna verso Bergamo e quella dell’Adda in direzione Lecco. Verso est il basso lecchese coi suoi laghi, e in direzione opposta le valli verso San Pellegrino terme. Si tratta di una cima raggiungibile facilmente dai capoluoghi lombardi, nonostante questo meno battuta rispetto ad altre dell’alta Brianza, come il Cornizzolo, il San Primo e il Monte Barro.  Con il Monte Linzone (1392 mt), Il Monte Tesoro (1432 mt) e la Corna Camozzera (1452 mt) segna il tratto più a sud della dorsale orobica lecchese.

Escursione

Nel Bosco

Scesi dall’auto, dopo un paio di respiri di aria vera, una rimirata al panorama circostante e una colazione al Bar del Pertus, si parte per questa breve ma piena escursione. Il sentiero 571 e ben segnalato dai cartelli Cai, lasciati il laghetto sulla destra e imbocca la strada ghiaiosa che punta verso il bosco.

Entrato nella vegetazione, composta per lo più da faggi, potrai goderti la camminata tra lievi sali e scendi ombreggiati che doneranno frescura anche nelle torride giornate estive. A sinistra potrai osservare i laghi a sud di Lecco (Garlate, Annone e Pusiano), i quali da ogni angolazione riempiono il panorama pianeggiante e abitato con delle piacevolissime tonalità di blu. Passerai dei caseggiati abbandonati che ti faranno pensare a come potrebbe essere una vita isolata e priva di frenesia.

Dopo tre quarti d’ora di cammino giungerai alla località Convento, una imponente struttura abbandonata che spicca decisamente nella selvaggia zona. Non ho trovato notizie in merito, ma dall’architettura e dal nome si dovrebbe trattare di una costruzione atta al ritiro e alla preghiera. Imbocca il sentiero alla sinistra del convento (588) fino a raggiungere un ponticello di metallo che oltrepassa il passo del Pertus e delinea una immaginaria linea di confine tra le due province lombarde.

Convento

Da qui, parte finale, come in tutti i trekking montani inizia la parte impegnativa. Ultima mezz’ora di salita mediamente difficoltosa, la vegetazione gradualmente abbandonerà lo scenario in favore di rocce e sassi, l’esposizione è totale e preparati a sudare. Sali coi tuoi tempi e con un po’ di necessaria e salutare fatica arriverai ai 1351 metri della vetta. Dalla piccola croce che si eleva dalla cima goditi in ogni direzione lo splendido territorio che ti circonda. Per il ritorno ripercorri lo stesso percorso e occhio alla discesa ripida iniziale

Arrivo in Cima

Le Ferrate

L’Ocone è anche meta dei più adrenalinici appassionati di arrampicata, vi è tracciata una battuta ferrata composta da 11 torrioni. La scalata è impegnativa e indicata ad arrampicatori esperti, se vuoi farti un’idea fatti un giro su questo sito.

La Valle Imagna

La Valle Imagna è un territorio ricco di spunti per ogni interesse legato alla Natura e i suoi derivati. Sport e centri benessere, enogastronomia e relax, cultura e storia, ogni declinazione e ricerca possono essere soddisfatte in questo incontaminato territorio a un’ora da Milano. Vi lascio di seguito qualche sito in merito:

Ponticello sul Passo del Pertus

Con la scusa di un pic-nic all’aria aperta nei mesi estivi e di una camminata nella Natura invernale, prendi in considerazione il Monte Ocone. Facile l’avvicinamento in auto e anche il cammino per buona parte, con la nota dell’ultimo tratto: la salita finale non è da considerarsi una passeggiata sovra pensiero, ma a meno di invalidanti problemi fisici anche i meno allenati potranno farcela. Guarda sempre il meteo della giornata e quello delle precedenti, se ha piovuto per una settimana il terreno sarà scivoloso. Prova questo trekking!

Buon Cammino


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Trekking in Val Malenco: Il Ghiacciaio del Ventina

Il Ghiacciaio
  • Altitudine – 2350 mt (fronte del Ghiacciaio)
  • Difficoltà – Escursionista con un po’di esperienza          
  • Dislivello – 750 mt
  • Gruppo montuoso – Alpi retiche Occidentali
  • Rifugi – Rifugio Gerli Porro (1965 mt) – Rifugio Ventina (1960 mt)
  • Periodo dell’anno (consigliato) – da Marzo a Ottobre
  • Tempo di percorrenza – da Chiareggio 2,30h

Il famigerato surriscaldamento globale sta colpendo anche la Val Malenco e il Ghiacciaio del Ventina si sta ritirando a vista d’occhio. Non perdere l’occasione di andare a visitare uno dei pochi ghiacciai italiani raggiungibili a piedi, per fare il pieno di Natura in uno scenario bellissimo. Il Sentiero Glaciologico Vittorio Sella è un trekking di media difficoltà che ti permetterà di raggiungere una panoramica privilegiata, da considerarsi anche come monito per abbracciare un pensiero incline alla salvaguardia dell’ambiente

Brevi cenni geografici

Il Ghiacciaio è situato tra il Monte Disgrazia(3678) e il pizzo Cassandra (3226), cime alpine che fanno da confine tra la Val Malenco e la Val Masino. La sua fonte è attorno ai 3500mt, la distesa scende lungo la dorsale della Valle del Ventina fino al fronte che muta in continuazione. Dal 1990 ad oggi i ghiacci pare si siano ritirati di ben 600metri, una distanza notevole per un lasso temporale piuttosto breve. Alcuni rilevamenti di fine ottocento collocavano il principio del ghiacciaio a ridosso dei prati dove sono stati costruiti i due rifugi, una notevole “fuga” dalla civiltà. Le sue acque danno fonte al fiume Mellerio.

Chiareggio

Come arrivare

Da Milano/Monza dirigersi verso nord per imboccare la SS36 (Valassina), proseguire fino a Lecco e poi per Colico. Arrivati al Centro Commerciale Fuentes, prendere la Statale SS38 che costeggia il Fiume Adda verso Morbegno/Sondrio. Entrati in città seguire le indicazioni per Chiesa in Val Malenco (SP15), passata Chiesa la strada prosegue e comincia a salire, dopo una ventina di minuti di tornanti arriverai all’abitato di Chiareggio. Lasciati sulla destra i caseggiati e dopo aver fatto colazione, prosegui fino alla fine della frazione dove vi è un ampio parcheggio libero.

Milano 2,30 h Monza 2,10 h

Colori Autunnali

Escursione

Io in questa occasione ho messo da parte l’autogesione e mi sono unito a un gruppo di escursionisti milanesi, iscritto alla camminata ci siamo trovati al parcheggio di Chiareggio. Il percorso è ben segnalato e non potrai sbagliare, farlo in compagnia donerà sempre un valore aggiunto. Incamminati lungo il fiume tenendolo sulla destra fino ad incontrare un ponte che lo attraversa. Da qui intraprendi il sentiero che si addentra nel bosco e comincia a salire con dolcezza costante.

In un oretta tranquilla e non troppo impegnativa giungerai ai due rifugi, sono davvero posti a pochi metri l’uno dall’altro, il Gerli Porro col caratteristico tetto rosso e il Ventina poco più avanti. Poco sotto un laghetto fa da cornice suggestiva che, nei mesi estivi, può essere sfruttata come spiaggiata in relax dopo una signora mangiata (aspetta il ritorno dal trekking, altrimenti non salirai più!).

Passate le strutture il percorso prosegue con a destra il ruscello, circondati da imponenti montagne e alberi più radi del bosco ma non meno affascinanti. Il nostro trekking è stato fatto al principio dell’autunno e i colori riempivano l’atmosfera di bellezza, accenni nevosi e svariate tonalità ci hanno donato un pieno di Natura vera. Risali la morena, alternando tratti pianeggianti a brevi salite. Non percorrerai un sentiero canonico, il fondo è roccioso e quindi occhi aperti.

L’ultimo tratto è quello più impegnativo, niente panico, tira su lo zaino sulle spalle e armati di pazienza. Cerca la linea più congrua e usa le mani se necessarie per l’equilibrio, le pietre che supererai non sono incollate al terreno, fondo sdrucciolevole ma arrivo sempre più vicino. Una mezz’oretta di ripida salita ti porterà alla croce dedicata al G.A.M. Senago, da lì panino vista ghiacciaio del ventina. Ci si può avvicinare ulteriormente per osservare la distesa di nevi perenni, non farlo da solo e non correre rischi inutili.

La Croce

Osservare il ghiacciaio del Ventina da qui ti riempirà gli occhi di mondo, il sole che illumina il ghiaccio e le rocce, il silenzio primordiale riequilibrerà la dima dei bisogni e delle preoccupazioni. Forte è anche l’erosione che riporta alla realtà, la morena sta riconquistando prepotentemente il terreno. La discesa, essendo concepito come percorso ad anello, si percorre dal lato sinistro del torrente, seguendo un tracciato un po’ più morbido dell’andata. Un paio di ore per tornare all’auto.

Pranzo con vista

 Attrezzatura

Come per ogni escursione portati sempre da bere e qualcosa mangiare, cerca di avere comunque un litro di acqua e qualche snack energetico (frutta secca, uva passa, barrette…). Se non vuoi fermarti in rifugio portati il pranzo al sacco come abbiamo fatto noi. Importante avere degli scarponi adatti, sostegno alle caviglie e buon grip, calze adeguate, non improvvisate la salita con delle sneakers.

In base alla stagione un cambio per non raffreddarsi in caso di sudata importante, vestitevi a cipolla e regolatevi in base alla temperatura. Io non uso bacchette abitualmente, ma nel caso specifico saranno di grande aiuto, indi super consigliate. Zaino comodo, 20 litri più che sufficienti.

Verso Sud

Cos’è un ghiacciaio

Il ghiacciaio è una stratificazione di nevi perenni che, a causa delle gelide temperature di quota, formano una massa glaciale. Si formano negli avvallamenti tra le cime montuose, non sono entità ferme ma a causa della gravità e del cambio climatico si muovono verso valle. Se vuoi farti un’infarinatura sul tema, la pagina Wikipedia può essere un buon viatico. Oggi il ghiaccio ricopre circa il 10% delle terre emerse contro il 30% di 20.000 anni fa.

Belle le parole di Paolo Cognetti nel romanzo le Otto Montagne: “l’estate cancella i ricordi proprio come scioglie la neve, ma il ghiacciaio è la neve degli inverni lontani, è un ricordo d’inverno che non vuole essere dimenticato.”

Un’esperienza da non rimandare

Osservare una distesa imponente di ghiaccio dà l’idea di entità ferme nel tempo, che assistono da osservatori disinteressati all’evoluzione, la quale a volte tramuta in involuzione. Per me un ghiacciaio misura il trascorrere delle lancette in modo invisibile regalandoci la certezza di qualcosa che è lì, sempre e comunque. Questa sicurezza sta svanendo e certe bellezze vanno visitate prima che la mano umana non cancelli quello che la Natura ha creato in migliaia di anni prima di noi. Non rimandate la gita al Ghiacciaio del Ventina perché, ahimè, non avrà probabilmente molti altri inverni da ricordare.

Buon cammino


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La cima degli sportivi – Salita al Monte Cornizzolo

Un trekking facile per godersi la Natura e una vista mozzafiato

Vista dalla vetta
  • Altitudine – 1241 mt
  • Difficoltà – Escursionista          
  • Dislivello – 583 mt
  • Gruppo montuoso – Prealpi Lombarde
  • Rifugi – Rifugio Sec Marisa Consigliere (1109 mt)
  • Periodo dell’anno (consigliato) – Tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 2 ore da Eupilio

Un’escursione ideale per chi vuole lasciare in pianura l’aria inquinata, i ritmi frenetici e i pochi colori delle città. Il Monte Cornizzolo è una cima che offre molte alternative per gli sportivi di ogni età e preparazione, l’ascesa può avere svariate sfaccettature. Trekking, Mountain Bike, trail running e parapendio trovano nella montagna una varietà di percorsi molto stimolanti per allenarsi o semplicemente godersi la natura. Ti parlerò dell’escursione da Eupilio, la più battuta per raggiungere la croce in vetta. Enjoy!

Brevi Cenni geografici

Il Cornizzolo, dirimpettaio del Monte Rai, regala una visuale a 360° piena di panorami a cui dedicare dei frames della nostra memoria. A sud i laghi di Pusiano e Annone, a nord le Alpi Valtellinese e Svizzere, a est il Resegone e il lago di Garlate e infine verso ovest la parte occidentale del triangolo lariano, di cui è l’ottava vetta per altezza. A metà tra le province Como e Lecco, la vetta abbraccia ben sette amministrazioni comunali.

Il Monte Rai

Brevi cenni storici

Sono stati ritrovate delle tracce della presenza dell’uomo risalenti all’era Mesolitica. Segni chiari di accampamenti di cacciatori preistorici, incisioni rupestri, ossa umane e animali confermano la vita sul monte già più di 7000 anni fa. Considerata una montagna di culto, vi è posta sulla sua sommità una croce in ferro battuto, che sostituisce quella in pietra che svettava in antichità (conservata sul piano del Cornizzolo).

Come arrivare

Milano Monza – Dirigiti verso nord per imboccare la SS36(in gergo Valassina), continua in direzione Lecco fino all’uscita Annone Brianza. Allo svincolo gira a sx seguendo le indicazioni prima per Como (sp49), e a seguire per Eupilio. Sali i tornanti della SP42 (Via Roma che diventa via Cornizzolo), la strada si fa stretta, occhio che è doppio senso di marcia. Qualche centinaio di metri prima di giungere alla Trattoria Brianzola al principio della salita (il parcheggio è riservato ai clienti), ci sono dei posti liberi (dai un occhio alla traccia;))dove lasciare l’auto e la pigrizia.

Milano 1h,30 – Monza 1h

L’escursione da eupilio

Lasciata l’automobile, prendi l’unica strada asfaltata che salendo, ti porterà in una decina di minuti alla Trattoria. Superato l’edificio si presenta poco dopo una sbarra che impedisce il transito veicolare, da qui avrai due alternative: proseguire sulla morbida strada asfaltata che sale in maniera costante, o cercare un sentiero che percorre la cresta della montagna (difficoltà maggiore).

La prima parte della sgambata è immersa nel bosco la vegetazione piuttosto fitta e l’ombra non manca. Dopo una mezz’oretta lo scenario si apre, il percorso diviene esposto con l’occhio che ringrazia per gli scorci sui laghi a sud, ma nelle giornate più calde, il sole non ti darà tregua. La salita prosegue lineare, nel mio caso sono partito dalla pianura in una fredda e nebbiosa giornata autunnale e, salendo di quota ho meravigliosamente scoperto un cielo assolato e terso, che guardando a valle mi ha regalato la sensazione di stare letteralmente sopra le nuvole.

Salendo di quota potrai facilmente imbatterti in alcuni amanti del parapendio che attendono il vento giusto, difatti il Cornizzolo è uno delle mete preferite dagli appassionati. La strada rientra sulla sinistra, abbandoniamo per poco la splendida vista verso la brianza, e proseguendo di buon passo vedrai sopraggiungere la visuale di un grosso edificio bianco e rosso. L’enorme rifugio Maria Consiglieri troneggia alle pendici del monte, aperto il mercoledì e la domenica offre una cucina e anche 16 posti letto. Poco più avanti una chiesetta in pietra, ma non ti rilassare troppo la vetta è ancora da raggiungere.

Verso Sud

Dal rifugio guarda in alto a sinistra per scorgere la croce, non ti spaventare la pendenza è gagliarda ma vedrai che ce la farai senza problemi. Per percorrere i trecento metri finali occorreranno circa venti minuti, sia per la pendenza e sia per la cautela necessaria a non correre rischi. Sterrato e roccioso, l’ultimo tratto spremerà le tue gocce di sudore, aumenterà i battiti che impiegheranno un po’ prima di riprendere la normalità, più che per la fatica per lo stupore che ti coglierà una volta arrivata/o. La salita al Monte Cornizzolo è giunta a conclusione, dalla vetta potrai osservare in ogni direzione il territorio circostante, l’autostima per la scalata donerà ulteriore lustro a quello che vedrai. Per il ritorno ripercorri lo stesso tratto, scendendo sarai più veloce e in 1h,30 rientrerai alla macchina.

Lago di Lecco

Varianti per la salita al Cornizzolo

Puoi raggiungere la cima partendo anche dalle località Gajum di Canzo, Civate e Suello. Io non ho effettuato i percorsi, ma leggendo scopro che le prime due escursioni (Gajum e Civate) non differiscono molto come pendenza e durata di quella da Eupilio. Da Suello invece parte la direttissima che in 2,5 km ti porterà alla vetta, percorrendo meno strada ma affrontando una pendenza decisamente più impegnativa.

Sopra le nuvole

Ricaricarsi con la Natura

Una giornata speciale, da ricordare. Lasciarsi alle spalle un cielo grigio novembrino e una settimana lavorativa lunga, con poche soddisfazioni. Andare un po’ più su per osservare da una diversa prospettiva l’ambiente circostante, trovare un bel sole caldo e lo splendido regalo di osservare le nuvole dall’alto. La salita al Monte Cornizzolo è un’escursione piuttosto facile, donando soddisfazioni che ampiamente ripagano la fatica. Organizza una giornata piena di bellezza, sali in vetta e goditi una mezz’oretta di quiete osservando la natura che ti circonda, ti assicuro che sarà meglio di qualsiasi programma televisivo.

Croce in vetta

Buon Cammino


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Escursione tra Natura e Storia – Il Monte Barro

La vista Sud dalla Vetta
  • Altitudine – 922 mt
  • Difficoltà – Escursionista          
  • Dislivello – 551 mt
  • Gruppo montuoso – Prealpi Luganesi
  • Rifugi – Eremo del Monte Barro
  • Periodo dell’anno (consigliato) – Tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 1,30 da Galbiate

Vuoi fare un’escursione breve, adatta a tutti e con una bella panoramica vicino alla Brianza cittadina? Il Monte Barro offre una rete di sentieri per ogni gamba, un trekking tra natura e Storia. La sua prominenza non elevata viene incontro anche ai meno allenati. La ricompensa sarà uno scorcio dalla cima su ben quattro laghi lecchesi, quindi, prepara lo zaino e goditi i passi.

Come arrivare

Da Milano/Monza: dirigiti verso nord e prendi la ss36(valassina), prosegui in direzione Lecco fino all’uscita Civate. Segui il raccordo e svolta a dx in via Monte Oliveto che diventa dopo poco Via Solaro. Allo stop gira a sx e prendi Via Como, continua fino a svoltare a sx per prendere Via Monte Barro. Segui le indicazioni per il parcheggio del monte.

1h da Monza – 1,30h da Milano

Brevi cenni geografici

La Montagna di Galbiate, nome alternativo della cima, coi suoi 922mt di altitudine offre ai camminatori una serie di vedute suggestive, potrai godere di un luogo privilegiato per osservare i laghi di Annone e Pusiano a sud ovest e Garlate a est. Verso nord Lecco e il principio del lago caro al Manzoni. Il Monte fa parte della sezione delle prealpi luganesi, si tratta di una delle prime cime che si incontrano provenendo da Milano verso nord

Laghi di Annone e Pusiano

Brevi cenni storici

Sono tutt’ora in essere degli scavi archeologici nell’area, negli anni passati sono stati rinvenuti diversi oggetti originari del medioevo. I resti di una torre hanno condotto e alimentato le ricerche, una cinta muraria collegata ad essa e uno sparuto gruppo di abitazioni sono le deduzioni collegate alla scoperta. L’area era(è) particolarmente strategica, poiché la visuale sulle principali vie di comunicazione, Lecco e l’area del Adda, la fecero scegliere dalle popolazioni conquistatrici come sito di controllo. Molti reperti sono conservati nel museo organizzato all’interno dell’Eremo.

Museo archeologico del Monte

Il museo presso l’eremo (790mt) è intitolato al Prof. Giuseppe Panzeri, principale artefice della costituzione del sito archeologico. Diversi i reperti esposti appartenenti ai Goti, popolazione germanica insediatasi in zona a cavallo tra il IV e V secolo dc. Per i dettagli ti invito a dare un’occhiata al sito del museo. L’eremo offre anche un bar, e un ristorante dove è fondamentale prenotare dato che non sempre in servizio.

La salita verso l’eremo

Escursione

Parcheggiata l’auto, segui i cartelli marroni e comincia a salire. Il Percorso è ben segnalato, e si sviluppa nel bosco con buona parte di ombra nella prima tratta. Lasciati alle spalle le ultime abitazioni, dove gli animali vengono allevati con la lentezza necessaria, offrendogli l’opportunità di scorrazzare in un contesto adatto alla loro natura libera.

Fondo in principio di asfalto per diventare un percorso di pietre ben curato e pensato (c’è anche il corrimano). Dopo una mezz’oretta si giunge al primo bel quadro verso i piccoli laghi a sud, una panchina intima alla sosta non per fatica ma per bellezza. Prosegui ringalluzzito verso l’eremo e curiosa dentro e nei dintorni, dove è stato eretto il santuario della Madonna del Giglio, graziosa chiesetta per un passaggio di spiritualità d’altura.

Ora comincia il vero e proprio trekking montanaro, la strada sale e anche la vegetazione cambia. Al bivio puoi procedere verso il giardino botanico (gradevole un giretto anche lì) per un tracciato più irto, oppure prendere la strada che sale più dolcemente. I due percorsi si ricongiungono poco più avanti. L’aria è fresca sul viso, il sole scalda e libera la vitamina D, l’ultimo tratto è tutto esposto. Il quarto d’ora finale è decisamente il più impegnativo, roccia e pochi appigli, con calma e con l’uso delle mani (non serve Messner eh) goditi la fatica perché la croce della cima è lì che ti guarda. Ad aspettarti la soddisfazione di un già citato panorama, e ricordati che un panino con una vista del genere diventa gourmet.

La Croce in Vetta

Storia, natura, sport, bellezza, l’escursione al Monte Barro ti regala una splendida (mezza) giornata, ricca di spunti per soddisfare tante inclinazione e ricerche. Uno svago temporaneo, una passeggiata che conduce in un oretta abbondante ad una vetta raggiungibile facilmente, che può rivelarsi un battesimo vincente per chi si avvicina al trekking. Invece del centro commerciale pensa a un sabato mattina diverso, prova a salire sul Monte barro, non te ne pentirai.

Link Utili

Buon Cammino


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Trekking sulla vetta più alta del triangolo lariano – escursione sul Monte San Primo

Altitudine – 1682mt

Difficoltà – E (escursionista)

Dislivello – 709mt dal Piano Rancio

Gruppo montuoso – Prealpi comasche

Rifugi – Rifugio Martina (1380mt)

Periodo dell’anno (consigliato) da Marzo a Novembre

Tempo di percorrenza: A:1,30h – R:1,15h (dal Piano Rancio)

Una bella e panoramica escursione giornaliera non troppo distante dall’hinterland, con annesso un caratteristico pranzo in rifugio o un pic-nic vista lago e vette. Il Monte San Primo troneggia in un punto decisamente strategico.

Brevi cenni geografici

Coi suoi 1682 mt è la cima più alta del triangolo lariano, porzione di territorio delimitato ai lati dai due rami del lago di Como e alla base da sei piccoli laghi (Segrino, Pusiano, Alserio, Montorfano, Annone e Garlate). Dalle sue dorsali nasce il Torrente Perlo. Il monte fa parte amministrativamente del comune di Bellagio.

Come arrivare

Da Milano – Monza: dirigiti verso nord per imboccare la statale SS36, direzione Lecco, prendere l’uscita Annone Brianza e gira a sx in Via Marco D’Oggiono/SP49. Prosegui in direzione Canzo/Asso. Giunto a Magreglio, prima della Madonna del Ghisallo (protettrice dei ciclisti) gira a sx. Dopo pochi minuti arriverai al Parcheggio.

1 h da Monza – 1,30 h da Milano

Periodo dell’anno

L’escursione al Monte San Primo può essere fatta in ogni periodo dell’anno, tenendo un occhio vigile al meteo. Ogni stagione dona le sue particolarità regalandoti una gamma varia e unica di colori e profumi. Io tuttavia consiglio ai meno esperti di evitare i mesi più freddi (dicembre, gennaio e febbraio). Il terreno potrebbe essere innevato e la ripida salita (dal piano rancio), potrebbe risultare impegnativa per gli hikers non abituati alla montagna invernale.

La fine del Sentiero

Escursione al Monte San Primo– da Piano Rancio

Dal parcheggio del piano Rancio segui le indicazioni per il rifugio Martina, la strada entra in un suggestivo bosco, si comincia a salire testando la tua forma del giorno. In breve assaporerai lo scenario sul lago, un assaggio della meravigliosa ricompensa che ti aspetta in vetta.

In 20/25 minuti si giunge al Rifugio, e se hai intenzione di pranzarvi ti consiglio di prenotare per tempo (da provare!). Dal Martina il sentiero riprende l’ascesa, costeggiando dei bei prati che richiamano il relax, non farti attrarre dalle sirene dell’ozio ma prosegui, ancora uno sguardo pieno al lago prima di addentrarti in una boscaglia tagliata da un sentiero roccioso e un po’ impegnativo. La salita non concede tregua ma non demordere.

La vegetazione si fa meno fitta, l’esposizione si apre per gli ultimi venti minuti di cammino, con qualche stralcio sul panorama. Ultimi strappi pensati per inzuppare completamente la maglietta, aiutati se necessario con le mani (nel caso tu non abbia i bastoni). Rampa finale a raccogliere finalmente il sorriso soddisfatto ed estasiato che si stamperà sul tuo viso. Da sopra c’è l’imbarazzo della scelta, ovunque si guardi è godimento per gli occhi. In vetta una croce e due antenne radio, ma soprattutto tanti punti dove fare delle belle foto.

Per il ritorno ripercorri il sentiero dell’andata, con cautela in 45/50 minuti si ritorna al rifugio per la meritata polenta uncia (hai consumato un sacco di calorie, puoi permettertela).

 

La Vista dalla Vetta

Escursione dalla Colma di Sormano

Percorso più lungo ma con una salita più graduale. Il sentiero è più esposto

Pro – visuale aperta con la fatica mitigata da quello che vediamo, dislivello più morbido.

Contro– nessun riparo dal sole e più chilometri.

Il tempo di percorrenza di questa variante è di circa 2,20h in salita e 2h in discesa. Non ho provato ancora questo tratto, appena riuscirò sarò più esaustivo.

Ultimo tratto arrivando dalla colma di Sormano

Visuale

Pur non essendo una vetta altissima offre agli escursionisti una vista privilegiata. Difatti, verso Nord abbiamo un’ampia visuale sulla Valtellina e le Alpi, a sud la velenosa Brianza, Milano e nelle giornate più limpide si può intravedere la linea sottile delle dorsali appenniniche. Dalla cima ci si rende conto della forma del Lago di Como, coi due rami ai lati e la parte centrale che si sviluppa davanti a Bellagio. Una veduta tra le più belle, fin ora godute, della regione a mio avviso.

Attrezzatura

Come per ogni escursione portati sempre da bere e qualcosa mangiare. La durata è piuttosto breve, cerca di avere comunque un litro di acqua e qualche snack energetico (frutta secca, uva passa, barrette…). Scarpe adatte al trekking con un buon sostegno alla caviglia, calze adeguate, come sempre consiglio di non lesinare sulla qualità dei supporti per i nostri piedi. Un cambio maglietta a discrezione.

Io non uso bacchette abitualmente, in questi frangenti ammetto che sono piuttosto utili, in particolar modo per mantenere un buon equilibrio in discesa.

Zaino comodo, 20 litri più che sufficienti.

Fate il pieno di panorama

La salita al Monte San Primo si presta a molti ma non proprio a tutti, eviterei di portare bambini troppo piccoli o non abituati a camminare. Per gli adulti è un buon banco di prova, sono convinto che la vista invogli anche i più pigri alle escursioni. Il rifugio è raggiungibile da chiunque per godersi comunque un bel panorama oltre che il pranzo che, dopo la fatica e con gli occhi pieni di beltà, ha tutto un altro sapore. Ricordati sempre: un passo alla volta e goditi il viaggio.


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