La Via Francigena: dal Gran San Bernardo a Piazza San Pietro

La Francigena in Toscana

Il cammino italiano più famoso attraversa il bel paese dalla Val D’Aosta alla capitale. La Via Francigena comincia dal passo del Gran San Bernardo al confine svizzero e ti porterà in Piazza San Pietro, fulcro di una spiritualità radicata nei secoli. Un percorso nato per esigenze commerciali e sviluppatosi grazie ai pellegrinaggi, a una fede che portava i cristiani verso Roma, centro indiscusso della religione cattolica.

Oggi la Francigena è il “nostro” cammino di Santiago, 45 tappe che ti faranno vivere a ritmo lento tutte le bellezze e particolarità italiane, scenari naturali in cui immergersi armonicamente, una cultura artistica manifestata praticamente ovunque, una varietà culinaria impareggiabile e succulenta, e una umanità spesso dimenticata nella frenesia dei nostri giorni ordinari.

Meta Finale

Storia della Via Francigena

La storia della via ha radici profonde nel tempo. I primi reperti risalgono al quinto secolo, quando nei longobardi nacque l’esigenza di collegare Pavia con alcuni ducati del sud del paese (Spoleto e Benevento), scegliendo un tracciato riparato da eventuali aggressioni bizantine. Il percorso prese il nome di Via di Monte Bardone, il vecchio nome del passo della Cisa, e scendendo dal capoluogo lombardo scavalcava gli appennini stando lontano dalla più trafficata costa.

Tre secoli dopo i territori dell’Italia settentrionale vennero annessi al regno dei franchi e la strada cominciò a chiamarsi Via Francigena, omaggiando la popolazione occupante e denominando la via come il percorso originario dalla Francia. Si deve all’arcivescovo di Canterbury Sigerico, la prima relazione di viaggio intrapreso da Roma per tornare in Inghilterra. Egli descrisse le 79 tappe dell’itinerario, raccontando ospitalità e luoghi di culto attraversati, dando al percorso il primo sapore di pellegrinaggio.

Nei secoli a seguire la conoscenza della Via Francigena si diffuse tra i devoti e divenne battuta non solo da chi si recava nella futura capitale italiana, ma anche da chi mirava verso sud raggiungendo la Puglia per imbarcarsi verso Gerusalemme. La via venne sfruttata anche dai pellegrini che la percorrevano in direzione nord, con l’obiettivo spagnolo di una visita alla tomba di San Giacomo a Santiago di Compostela. La Francigena divenne così un passaggio obbligato per i pellegrinaggi più importanti d’Europa.

Pont-Saint-Martin

Datato al 1273 è il documento che attesta la nascita della variante d’ingresso in Italia dei viaggiatori che arrivavano dal nord ovest. Il monaco benedettino Matteo Paris narra un percorso che valicava il Moncenisio per attraversare la val di Susa e dirigersi verso Vercelli, dove intraprendere la via tracciata da Sigerico per Roma.

Col passare dei decenni il tragitto divenne il collegamento principale tra le zone più abbienti d’Europa, molti i passaggi commerciali che da nord passando per la Francia giungevano in Italia. Questo viaggiare creò una promiscuità culturale che fece bene all’identità europea, passaggi e conoscenza tra persone di retaggio spesso agli antipodi aprì le menti immergendo il continente in un medioevo ricco di bellezza artistica e culturale.

Dal tredicesimo secolo i percorsi verso Roma si diramarono in molteplici direzioni, creando una vera e propria rete di vie che fece perdere al percorso originario lo status di passaggio obbligato. Questo tramutò la denominazione Francigena non più identificativa di un solo tracciato, ma di una ramificazione stradale indirizzata verso Roma e il sud Italia.

Tappe Canoniche

Val D’Orcia
  1. Gran San Bernardo – Echevennoz – 15 km
  2. Echevennoz – Aosta – 14 km
  3. Aosta – Chatillon – 28 km
  4. Chatillon – Verres – 20 km
  5. Verres – Pont Saint Martin – 15 km
  6. Pont Saint Martin – Ivrea – 21,5 km
  7. Ivrea – Viverone – 20 km
  8. Viverone – Santhià – 17 km
  9. Santhià – Vercelli – 28 km
  10. Vercelli – Robbio – 19 km
  11. Robbio – Mortara – 14 km
  12. Mortara – Garlasco – 21,5 km
  13. Garlasco – Pavia – 25 km
  14. Pavia – Santa Cristina e Bissone – 28 km
  15. Santa Cristina e Bissone – Orio Litta – 16,5 km
  16. Orio Litta – Piacenza – 23 km
  17. Piacenza – Fiorenzuola – 32 km
  18. Fiorenzuola – Fidenza – 22,5 km
  19. Fidenza – Fornovo di Taro – 34 km
  20. Fornovo di Taro – Cassio – 21 km
  21. Cassio – Passo della Cisa – 19 km
  22. Passo della Cisa – Pontremoli – 19,5 km
  23. Pontremoli – Aulla – 32 km
  24. Aulla – Sarzana – 18 km
  25. Sarzana – Massa – 28,5 km
  26. Massa – Camaiore – 26 km
  27. Camaiore – Lucca – 26 km
  28. Lucca – Altopascio – 18,5 km
  29. Altopascio – San Miniato – 29 km
  30. San Miniato – Gambassi Terme – 24 km
  31. Gambassi Terme – San Gimignano – 13,5 km
  32. San Gimignano – Monteriggioni – 30,5 km
  33. Monteriggioni – Siena – 20,5 km
  34. Siena – Ponte D’Arbia – 26 km
  35. Ponte D’Arbia – San Quirico D’Orcia – 26 km
  36. San Quirico D’Orcia – Radicofani – 32,5 km
  37. Radicofani – Acquapendente – 24 km
  38. Acquapendente – Bolsena – 23 km
  39. Bolsena – Montefiascone – 17 km
  40. Montefiascone – Viterbo – 18 km
  41. Viterbo – Vetralla – 22 km
  42. Vetralla – Sutri – 24 km
  43. Sutri – Campagnano di Roma – 24 km
  44. Campagnano di Roma – La Storta – 23 km
  45. La Storta – Roma – 19,5 km

Come arrivare al Passo del Gran San Bernardo

Aosta è ben collegata dalla rete ferroviaria e autostradale. Giunto nel capoluogo valdostano ci sono dei bus che ti porteranno al passo, sono attivi solo nei mesi di Luglio e Agosto. Informati sugli orari perché ne partono pochissimi giornalmente, uno alla mattina e uno al pomeriggio.

Val D’Aosta

Prima di partire

Attrezzatura

Il cammino, indipendentemente dalla lunghezza che vorrai intraprenderne, ti dovrà per forza di cose far entrare nell’ottica di un minimalismo necessario. Dovrai avere sulle spalle solo l’indispensabile, leggi l’elenco e l’articolo dettagliato su cosa portare per un trekking di più giorni.

Preparazione Fisica

Camminare più di 20 chilometri per giorni consecutivi, implica un’attitudine alla fatica piuttosto sviluppata. In particolar modo è necessario un approccio mentale fuori dagli schemi quotidiani, saper rinunciare alle comodità e vivere di bisogni primari. Indipendentemente dalla quantità di giorni che vorrai percorrere, se sei unɘ sportivɘ parti avvantaggiatɘ, la tua muscolatura è pronta all’esercizio. Se al contrario la forza di gravità ti spinge spesso sul divano, riattiva la circolazione qualche mese prima di partire, non serve un allenamento specifico ma solo un po’ di abitudine al movimento.

In ogni caso, qualche camminata con lo zaino falla prima di partire, saggerai l’assetto con cui dovrai viaggiare ed entrerai nell’ottica di avere tutto quello che ti serve nello zaino. Non serve andare chissà dove, trova un parco nelle vicinanze o semplicemente esci di casa e comincia a camminare.

Credenziale

Obbligatoria per usufruire dei vantaggi offerti lungo il tracciato ai pellegrini. Innanzitutto le accoglienze a donativo e pellegrine chiedono obbligatoriamente la credenziale per l’ospitalità, mentre le strutture laiche applicano uno sconto ai camminatori provvisti. Anche molti ristoranti lungo la Francigena propongono menu pellegrini a 10/12€ per chi è “certificato”.

In fondo, se vorrai ottenere il Testimonium, dovrai presentare in Vaticano la credenziale timbrata nelle tappe effettuate. Diventerà una sorta di rito chiedere il timbro nei punti dove dormirai o nei passaggi (bar, ristoranti, ostelli) che incrocerai durante le ore di cammino. 

Ecco il Link per acquistarla online.

Segnaletica

La segnaletica lungo la via Francigena è fondamentale per mantenere la direzione corretta. I colori ufficiali del cammino sono bianco e rosso, un contrasto cromatico utile per notare i cartelli in zone con molta vegetazione o con condizioni di luce scarsa. Il segnale principale è l’adesivo bianco e rosso col pellegrino nero.

Adesivo più comune

Altri segnali:

  • Paletto in metallo con cartello giallo con disegnato il pellegrino
  • Cartello a forma di freccia su sfondo marrone con la scritta Via Francigena
  • Segnale di vernice con pellegrino e i soliti colori

Lungo il tracciato sono poste anche delle pietre miliari, le quali spesso presentano incisioni o scritte che indicano la distanza dalla partenza o verso una destinazione specifica.

Sono presenti dei cartelli informativi sul tracciato che stiamo percorrendo, con segnalati luoghi di interesso storico, fonti e distanze.

Gli adesivi bianco azzurri indicano il percorso in Mountain bike.

Applicazione

A complemento delle indicazioni sul percorso istalla l’applicazione sul telefono. L’app è ben fatta, ci sono le tracce GPS, le accoglienze e le fonti, in caso di dubbi o se da un po’ non vedi cartelli, potrai controllare lo smartphone per vedere se sei sulla retta via. Importante: scarica le mappe anche per la modalità offline, ci saranno dei punti dove non ci sarà campo, così potrai usare le tracce anche senza connessione.

Per Android – Per Apple

Percorso

Val D’Aosta

Colle del Gran San Bernardo

L’avventura sul cammino più storico d’Italia comincia dai 2473 mt del colle del Gran San Bernardo. Arrivato col bus, poche centinaia di metri ti separeranno dalla Svizzera e dall’ostello del colle, edificio dalla storia millenaria vero e proprio punto di partenza della via Francigena. Entra nella struttura e fatti mettere il timbro sulla credenziale, il primo non può mancare. Per gli amanti degli animali, a fianco dell’hospice si trova un allevamento di cani razza San Bernardo, anche questo memore di una tradizione che si perde nei secoli. Sul colle la quiete e lo scenario montano ti riempiranno di bellezza, un lago alpino dà ulteriore lustro all’ambiente: goditeli perché bisognerà entrare nell’ottica di far andare le gambe.

Partito, comincerai una lunga e spettacolare discesa per le alpi valdostane, montagne a cingere il paesaggio, prati verdi che fanno da tappeto, cascate che rendono il territorio florido e ricco di vegetazione, alberi che ossigenano la mente offuscata dalla fatica. Passerai dei caratteristici borghi come Saint Rhemy en Bosses e Entroubles, con le loro case di pietra e i tetti spioventi, ogni paesino ha un bar dove rifocillarsi, in ogni caso l’acqua su tutto il percorso valdostano non mancherà.

Le Alpi

La prima tappa termina a Echevennoz dove è presente un ostello, i chilometri non sono molti ma la discesa è molto impegnativa, valuterai tu se proseguire o fermarti. La strada continua in mezzo ai boschi, sempre in costante discesa, tieni conto che Aosta è a 583mt, quindi dal colle sono 1890mt di dislivello in discesa: le articolazioni verranno messe a dura prova. Costeggerai nella seconda tappa delle strutture in muratura chiamate Rus, canali che convogliano l’acqua per irrigare i campi coltivati.

Giunto ad Aosta ritagliati qualche ora per visitare il capoluogo, città di chiara matrice romana. La via Francigena riprende lungo il fiume Dora, i 27km che separano Chatillon sono piuttosto provanti, salite e discese si susseguono su tratti sterrati un po’ riparati e un po’ esposti. I punti dove sostare non mancano, la bellezza della Natura neppure. Da Chatillon parte una salita impegnativa che ti presenterà il conto di attraversare un territorio con tante splendide vedute. Passerai Saint Vincent e il castello di Saint Germain, a destra la vallata dove passa l’autostrada. Qui comincia una lunga discesa spacca gambe fino al comune di Verres, bel borgo tra tradizione e modernità.

L’ultimo tratto della Val d’Aosta è quello più immerso nella storia, attraverserai due antichi ponti, passerai il paese di Arnad con la sua chiesa in stile romanico risalente al XI secolo. Transiterai sull’antica strada consolare delle Gallie, percorso millenario che collegava la pianura padana alla Francia. Arrivato a Pont Saint Martin potrai godere di altre tracce evidenti dell’epoca romana, su tutte il vecchio ponte. Con L’ingresso a Carema, primo paese piemontese, si conclude una regione ricchissima di acqua, Natura bellissima e poco contaminata, storia che tramanda in parte la cultura della vicina Francia ma anche e soprattutto del bel paese. 

Alto Piemonte

L’ingresso nella regione è su una statale asfaltata che ti riporterà a una realtà urbana poco incline allo spirito del cammino. Per fortuna durerà poco, ti rimmergerai su sentieri sterrati lontani dal traffico, costeggiando la serra morenica d’Ivrea alla tua destra. Il rilievo, di origine glaciale, è una formazione morenica risalente al Pleistocene, la più grande in Europa del genere. Arrivato a Ivrea concediti un giro passando dal Duomo, dalla piazza di città e dal castello, vero e proprio simbolo del paese.

Ivrea

Riprendi la strada a ridosso della serra, attraversando borghi fermi nel tempo, il percorso è piuttosto lineare. Passerai il paese di Piverone e comincerai a salire per gustarti le panoramiche sul lago di Viverone. Anch’esso di origine glaciale, il lago offre una costa ricca di locali dove fare sosta e qualche spiaggia dove concederti un bagno refrigerante. Partito da Viverone affronterai una nuova parte di statale dove mantenere alta l’attenzione, passerai Roppolo col suo castello e Cavaglià col suo santuario. La Francigena prosegue morbida su strade campestri senza traffico fino a Santhià, città vercellese sensibile ai pellegrinaggi.

Il Vercellese

Passaggio tra le risaie

Santhià è un crocevia di cammini, da qui comincia quello di Oropa promosso e molto ben organizzato dal Movimento Lento, associazione locale che fornisce ogni informazione e organizza il flusso di questo tracciato. Dalla collegiata, chiesa romanica del XII secolo, riparte la Francigena in direzione San Germano Vercellese. I quasi trenta chilometri che separano la partenza della tappa a Vercelli, sono interamente pianeggianti.

Lo scenario tipico della zona sono le risaie, qui la coltivazione del cereale la fa da padrona, regalandoti degli specchi d’acqua a perdita d’occhio, non raro vedere una grossa varietà di uccelli sul tracciato. Vercelli è una città che merita un’ulteriore passeggiata, le sue chiese e il suo centro storico sono ben tenuti. Dal capoluogo si prende l’argine del fiume Sesia percorrendo tratturi ancora caratterizzati da risaie e campagna, si entra in Lombardia e il primo comune che incontrerai è Palestro. Da qui 5 morbidi chilometri ti porteranno a Robbio, fine della decima tappa canonica.

Vercelli

La Campagna Pavese

Lasciato il monastero di San Valeriano affronterai i 14 chilometri che ti faranno arrivare a Mortara attraversando la campagna della Lomellina. Il lungo passaggio che ti porterà verso gli appennini è tutto pianeggiante, e soprattutto quasi esclusivamente esposto. Se lo percorrerai nei mesi più caldi (in particolar modo) cerca di proteggerti con un copricapo e la crema solare.

La campagna pavese continua e ti porterà a Garlasco, fai sempre rifornimento di acqua nei centri abitati che troverai (Remondò e Tromello). Sul percorso troverai il Santuario della Madonna della Bozzola, eretto verso la fine del 1400, una visita è consigliata sia per gli spirituali che i non. Si va verso il capoluogo, la via è sempre campagnola tra coltivazioni, canali più o meno grandi e piccoli paesi. Entrato nel parco del Ticino troverai del refrigerio. La vegetazione è ricca, gli scorci sul fiume sono da immortalare, la fauna in questo tratto è notevole, molti volatili e qualche nutria.

Entrerai trionfalmente a Pavia dal ponte coperto, dirigendoti verso il centro città a cui dedicare un po’ di tempo. La Basilica di San Michele Maggiore e il Duomo le architetture religiose di maggior rilievo. Pavia è una città dal grande valore storico, passaggio di numerosi pellegrinaggi sin dai tempi antichi. Oltre la via tracciata da Sigerico, da qui comincia la Via degli Abati e si conclude un altro giovane cammino, la Via Francisca del Lucomagno.

Uscendo dalla città ti rimmergerai nella campagna del basso pavese tra sterrato e passaggi su strade asfaltate poco trafficate. 28 km ti porteranno a Santa Cristina e Bissone, comune al confine con la provincia di Lodi. Qui un ostello ti offrirà rifugio e riposo.

La Pianura Padana

La Francigena prosegue tra campi coltivati e non, con passaggi esposti e poche costruzioni. Vigneti sulle basse colline, qui si coltivano Croatina, Barbera, Pinot nero e Malvasia, passerai da Colombano dove è prodotto l’omonimo vino. Miradolo terme e il castello di Chignolo Po sono le realtà urbane più rilevanti. La tappa è molto gradevole, verso il finale il passaggio sul fiume Lambro tra il ponte moderno e trafficato e l’antico transito. Orio Litta ospita Villa Litta Carini ed è l’ultimo fine tappa lombardo.

Orio Litta

Si va verso il Transitum Padi, dove chiamando un giorno prima si può andare sull’altra sponda del Po con un piccolo traghetto, questo il numero di riferimento: 0523 771607. Alternativa meno affascinante è costeggiare il grande fiume su strade sterrate, sino all’ingresso in Emila Romagna nella città di Piacenza. Il capoluogo di nascita romana ha attraversato la storia d’Italia da protagonista, fu definita la città primogenita d’Italia, grazie a un plebiscito con il quale i cittadini chiesero l’ammissione al Regno di Sardegna antesignano del Regno d’Italia. Piacenza è ricca di monumenti, la consueta passeggiata defatigante è implicita.

Piacenza

Una tappa lunga la successiva che si addentra per le campagne piacentine uscendo dalla periferia sud della città. Passato il fiume Nure arriverai al paese di Pontenure, la strada è ancora lunga, bevi qualcosa e riposati un po’. Quasi 32 chilometri per arrivare a Fiorenzuola, su lunghi tratti asfaltati che avranno provato le tue calzature e il loro contenuto a te più caro. Proseguendo troverai l’abbazia di Chiaravalle della Colomba a pochi chilometri da Fiorenzuola. La 18° tappa è l’ultima completamente in pianura prima dell’appennino, 22 chilometri per giungere a Fidenza, con il suo Duomo e il palazzo comunale

Appennino e la Cisa

Il percorso esce da Fidenza e per i primi 5 chilometri rimane in pianura, poi qualche strappo collinare testerà la tua forma fisica. Comincerà a intravedersi qualche scorcio panoramico dall’alto, campi coltivati e paesini di campagna. La diciannovesima tappa è lunga e faticosa (34km), ricorda sempre di fare il pieno d’acqua appena possibile, in questi tratti le fonti sono rare. Le ascese non sono ancora montane ma arrivato a Fornovo a fine giornata i dislivelli percorsi si faranno sentire. Riposa a dovere e goditi il bel borgo.

Gambe e cuore per una delle tappe più impegnative della Francigena. Inizierai da subito a salire, un lungo tratto di provinciale prima di fare sul serio. L’ascesa è lunga e costante, passerai i paesini di Terenzo e Bardone e il castello di Casola, la fatica svanirà la voglia di fare il turista. Il tracciato entra nei boschi e almeno il caldo sarà mitigato. Uscito dalla vegetazione un ultimo chilometro su asfalto per arrivare all’ostello di Cassio, un’accoglienza speciale.

Uscita dal paese ancora sulla statale della Cisa, le visuali sono molto belle ma non farti distrarre troppo poiché sarai ai margini della strada. Ti addentrerai nel bosco su sentieri ben tenuti per arrivare a Castellonchio, borgo da cui dopo un’abbondante oretta di cammino giungerai a Berceto. Concediti una lunga pausa per dare un’occhiata e fare rifornimento alle borracce nella fontana centrale del paese, l’acqua è buonissima. Rinvigorito riparti convinto perché ti aspettano 300 metri di dislivello lungo la salita verso il Monte Valoria. Il percorso è tra la vegetazione, quantomeno non soffrirai il sole diretto. Risbucato sulla statale, se devi andare all’ostello, prendi a destra non andare verso il Passo della Cisa. Lo attraverserai dopo un paio di chilometri il giorno successivo.

Lunigiana

Porta Toscana della Francigena

Superato il passo, lascia la statale e sali una ripida scalinata che porta a una chiesetta. A fianco, la porta Toscana della Francigena sancirà l’ingresso nella regione. Ancora una breve salita e per un tratto ti ritroverai completamente nei boschi, fino a giungere a una splendida apertura sulla valle. Un respiro ampio con panoramiche da ricordare. Comincia la discesa, lunga e impegnativa fino a Groppolo. Tra ulivi, ruscelli attraversati su ponti di legno e terreno pietroso, supererai qualche piccolo paese prima di un ultima salita fino al passo della Crocetta. Discesa finale bella tosta per arrivare Pontremoli, borgo medievale ricco di viuzze interessanti.

Uscirai dal paese su un bel ponte in pietra che trasuda storia, un brevissimo passaggio sull’Aurelia e la via virerà a destra verso la campagna della lunigiana. Camminerai nella vegetazione tra la statale e il fiume Magra, una tappa lunga che attraverserà paesi pittoreschi e ben tenuti, su tutti Filattiera e Filetto, tra chiese antiche e vie con molti edifici in pietra. Entrerai ad Aulla da un ponticello sul Magra, occhio all’ultimo tratto con qualche attraversamento trafficato.

Massa

Una tappa non lunga ma con qualche salita impegnativa la 24°, quasi tutta su sentieri immersi nella vegetazione attraversando paesini fermi nel tempo e affascinanti. Si entra in Liguria, arrivato a Sarzana fai un giretto per la città che ospita ogni anno il festival della mente, prima rassegna europea dedicata alla creatività. Lasciata la bella cittadina spezzina, prosegui su strade periferiche piene di marmisti (qui le cave sono molto vicine) arrivando all’area archeologica di Luni, antico porto romano sotterrato, dove i pellegrini si imbarcavano per Santiago. Passerai Avenza e salirai dolcemente sulle colline piene di vigneti, dalle quali avrai scorci suggestivi sulle alpi Apuane e sul mare. Dopo quasi 28 chilometri concluderai la tappa arrivando nel centro storico di Massa, dove è situato un grande ostello.

Lucchesia

Pietrasanta

Usciti dal capoluogo toscano si sale fino a 200mt di altitudine sulle colline lucchesi verso Montignoso. La tappa è ricca di arte, già nel primo tratto possiamo trovare qualche scultura lungo il tracciato, ma è arrivando a Pietrasanta che si ha la sensazione di vivere una mostra a cielo aperto. Il comune vanta numerose gallerie d’arte, la presenza negli anni di artisti importanti come Mirò, Pomodoro e Botero per citarne alcuni, ne ha fatto un fulcro creativo unico che si manifesta anche con le numerose opere presenti in città. La via riprende la sua natura rurale su sentieri poco lontani dagli abitati, per concludere la tappa a Camaiore, dove meritano una visita la Badia e la Pieve.

Si procede verso la parte sud del comune per rimmergersi verso la campagna, comincia una salita morbida verso il monte Magno, dopo aver scollinato ti aspetta un tratto impegnativo sulla provinciale, come sempre massima attenzione. La Tappa è comunque molto verde, passerai da Valpromaro dove un albergue nostrano ti accoglierà per una sosta molto piacevole. Attraverserai il fiume Serchio per entrare da una porta medievale nella meravigliosa Lucca, uno dei fiori all’occhiello del cammino.

Lucca

Fuori dalla città ti ritroverai su un lungo tratto periferico dove l’asfalto la fa da padrone, arriverai a Capannori (qui c’è un bellissimo ostello) e poi a Pozzeveri. La 28° tappa passa per pochi sentieri nel verde, i venti chilometri per giungere a Altopascio li farai soprattutto su strade secondarie con traffico veicolare. Un castigo asfaltato prima della verdissima meraviglia.  

Cuore Toscano

Dal comune lucchese prosegui la via solcando l’antica traccia, ti allontanerai dall’abitato verso la campagna, qui gli ulivi e la vegetazione daranno riparo in caso di sole cocente. Terminata la boscaglia comincia a vedersi qualche casolare, sarai a Ponte a Cappiano, paese che ha come fulcro l’antico ponte voluto dai Medici nel medioevo. L’edificio che si innalza dall’opera ospita un accogliente ostello.

Ti addentrerai in un sentiero aperto lungo un canale, con campi a destra e sinistra, in 4 chilometri arriverai a Fucecchio, attraversando il suo centro storico uscirai gradualmente dall’abitato per dirigerti verso l’argine dell’Arno. Superato il fiume, dopo un’abbondante oretta di cammino ti troverai nel comune San Miniato, un ultimo sforzo in salita e sarai nel cuore antico di un paese che trasuda storia con le sue costruzioni basse, fotografia dei secoli passati.

Sceso il colle arriverai su una provinciale poco trafficata, per un’oretta l’asfalto consumerà le tue scarpe, ma non disperare. Uno strappo in salita e l’indicazione ti segnalerà di andare a destra. Inizia qui uno dei tratti più belli di tutta la via Francigena, un tratturo a mezza costa sulle colline della Val D’Elsa, morbidi sali e scendi con panoramiche sui sinuosi campi a perdita d’occhio, casolari incastonati perfettamente in un immaginario da Mulino Bianco, verde giallo e marrone sotto, bianco e blu sopra, una tavolozza cromaticamente perfetta.

Verso Gambassi
Colline Toscane

Fuori da questo idillio naturale rientrerai nei ranghi facendo i conti con l’unica nota dolente di una tappa bellissima, la mancanza di ristori e punti acqua, un’ambita fontanella si trova solamente alla Pieve di Coiano. Comincia una salita dolce, tra ulivi e poche costruzioni, il percorso si conclude a Gambassi Terme, uno splendido ostello molto frequentato ti darà ristoro e compagnia.  

Dai 325 mt di Gambassi si scende il colle su un itinerario sempre molto affascinante, una strada bianca ben tenuta tra poggi e campi. Filari di ulivi ti accompagneranno a Pancole, piccolo paese dove è possibile fare rifornimento, da qui una ripida salita ti porterà alla Pieve di Cellole, troverai un monastero in stile romanico che merita una visita. Ultimi 4 chilometri quasi a prendere la rincorsa su una lunga discesa per arrivare all’ascesa finale verso uno dei borghi più belli del nostro paese, San Gimignano.

Uscito dalle mura che cingono il gioiello, un piccolo tratto di asfalto per riprendere il cammino tra colli coltivati e splendidi paesaggi, arriverai a Colle Val D’Elsa col suo castello. C’è la possibilità di percorre una variante che passa per Quartaia, pensata per godere di altri bellissimi scenari naturali. Il percorso continua in un parco fluviale, poco dislivello e tanta vegetazione, un piccolo guado impreziosirà il cammino. Passata Gracciano, paese con tutti i servizi, arriverai alle Caldane, antiche terme di matrice etrusca. Una evocativa (e molto bella) strada di campagna attraversa il territorio di Abbadia Isola, inizierai a vedere le mura dell’arrivo sulla collina. Una ripida e fiaccante salita ti condurrà al centro storico di Monteriggioni, paese fortificato con la sua corona di torri, all’interno una piazza con molti locali.

Siena e la Val D’Orcia

Lasciato il centro del borgo si scende verso la campagna, qui il terreno è rosso e argilloso, l’accostamento col verde della vegetazione e l’azzurro del cielo rende alle istantanee un effetto assicurato. Morbide salite e piacevoli discese ti portano all’antico paese abbandonato di Cerbaia e ai castelli della Chiocciola, lo scenario ha il sapore di medioevo e di natura, dove l’uomo ha semplicemente pennellato con gusto. Un ultimo tratto di bosco e di colli coltivati ti porteranno a porta Camollia, per un entrata trionfale in una delle città più belle d’Italia. Se non sei mai stato a Siena cerca di arrivare presto e di godertela il più possibile, ogni angolo è meritevole.

Torre del Mangia

Dalla periferia sud di Siena attraverserai una porta che ti condurrà verso la campagna, ricomincia il sognante scenario di morbidi colli appoggiati, balle di fieno e appezzamenti perfettamente legati tra loro. La strada sterrata segue l’andamento del fiume Arbia, calcando il passo attraverso i paesi che sorgono nella sua valle, Isola, Monteroni e Quinciano. Campi di girasoli saranno il pubblico per la parte finale della tappa, attraverserai il ponte e sarai nell’abitato di Ponte D’Arbia.

Se partirai di buon mattino, sui colli nel primo tratto della 35° tappa potrai goderti un’alba da ricordare per sempre. Tracciato morbido fino a Buonconvento, graziosa località senese con un bel centro, da qui una leggera salita ti porterà alla quota giusta per immergerti negli splendidi paesaggi della Val D’Orcia. Filari di cipressi seguono l’andamento delle strade bianche, donando alla vista l’idea di guardiani attenti all’integrità di una Natura dipinta da secoli. Il percorso è esposto, riparati dal sole e fai il pieno di acqua nei paesi attraversati, come Torrenieri. Un lungo tratto di vecchia Cassia per tornare su sterrato in leggera salita verso San Quirico D’Orcia, uno dei borghi più caratteristici attraversati dalla Francigena.

Radicofani in lontananza

La tappa numero 36 è una delle più temute dai pellegrini per la sua lunghezza (33km) e per la lunga salita finale. Il primo tratto ti porterà a Vignoni alta frazione appena sopra Bagno Vignoni. Qui troverai un’enorme vasca posta al centro del paese, la quale nell’antichità veniva utilizzata per pratiche termali. La traccia prosegue nel cuore della Val D’Orcia, su poggi che ti riempiranno gli occhi di ampie panoramiche. Attraverserai dei guadi, innocui in estate, incrocerai la Cassia vicino al paese di Gallina, comodo rifugio per chi vuole spezzare la tappa. Cominciano i dieci chilometri finali, vedrai Radicofani in alto sulla destra e ti sembrerà ancora parecchio lontana. La salita è costante, senza tregua e con lunghi tratti asfaltati, ma con pazienza e passo regolare arriverai agli 814mt di fine tappa, in un paese ospitale e abituato a dar ristoro ai pellegrini assetati e affamati.

Tuscia

Una lunghissima e panoramica discesa, distese di campi coltivati sui colli, greggi e strade bianche ti condurranno sulla Cassia, statale che ti accompagnerà per un lungo tratto. Alcuni passaggi sono proprio sulla banchina, fai attenzione e segnala la tua presenza. C’è la possibilità di una variante che passa per Proceno ed è riparata dal traffico, ma comporterà qualche chilometro in più. Entrerai nel Lazio con un cartello ben evidente in zona Centeno, ancora statale fino a immetterti in una strada secondaria che con una leggera salita ti porterà a Acquapendente.

Il percorso sale lievemente di altitudine tra strade di campagna secondarie, ti riallaccerai con la Cassia per arrivare a San Lorenzo Nuovo, paese con tutti i servizi necessari per una sosta. Usciti dal comune cominceranno a intravedersi gli scorci sul lago, la strada diventerà molto piacevole anche per l’obiettivo acquatico sempre più vicino. Bolsena sa di vacanza, un tuffo rinfrescante, un drink sul lungolago e un giro per il borgo dall’anima ricca di storia italiana. Da vedere La basilica di Santa Cristina, coi suoi tre campanili a dar lustro a un monumento di grande interesse storico.

Nella 39° tappa percorrerai 16 chilometri gradevolissimi, salita morbida e costante lungo le colline a est del lago di Bolsena, tra boscaglia e sentieri esposti gli scorci saranno indimenticabili. Arriverai a Montefiascone, matrice etrusca e lineamenti medievali, sarai a 100 chilometri da Piazza San Pietro. Aneddoto: nel 1111 Enrico V, ultimo imperatore del Sacro Romano Impero, stava raggiungendo Roma in compagnia del vescovo Defuk, esperto di Vino. Questi mandò in avanscoperta il coppiere Martino col compito di scovare vini prelibati, il segno di riconoscimento concordato era quello di scrivere la parola Est (abbreviazione di est bonum) fuori dal locale dove si trovava il buon vino. Giunto a Montefiascone, il lacchè trovò un vino talmente buono che scrisse Est per ben tre volte.  

Lago di Bolsena

Una costante discesa da quota 600 in un tracciato collinare tra campi e uliveti, percorso leggiadro e rilassante. Giunto in pianura troverai le terme del Bagnaccio, struttura organizzata con piscine e pozze d’acqua termale con un occhio di riguardo ai pellegrini (con la credenziale si paga una quota simbolica d’ingresso). Rilassato e pacifico mancherà poco a Viterbo, entrando dalla zona nord e periferica ti addentrerai nel centro storico medievale di grande impatto, con il quartiere San Pellegrino custode di una storia millenaria.

Montefiascone
Meno 100 km

Uscito dalle mura in direzione sud ti addentrerai su una strada circondata da rocce di tufo, antiche grotte naturali rievocheranno epoche ormai lontane. Il percorso si riapre verso la campagna tra strade bianche e brevi tratti asfaltati, attraverserai il borgo di San Martino al Cimino. Ultimi chilometri per lo più tra i boschi per entrare nella cittadina di Vetralla, non lontana dal lago di Vico.

Un breve tratto di provinciale prima di addentrarti nella Natura, che ti regalerà un pieno di ossigeno fresco. Attraverserai campi di alberi da frutto, da ammirare senza lasciar traccia del proprio passaggio. Tra alberi secolari e gli antichi ruderi di un monastero (le Torri D’Orlando), arriverai nel paese di Capranica, unico punto sosta con servizi della giornata. Ripreso il cammino percorrerai un altro tratto nella vegetazione, fitta e refrigerante, piccoli sentieri e ponticelli di legno. Lo scenario si apre su un importante rilievo di tufo dove è situata la fine della tappa, il bellissimo borgo di Sutri, perla poco famosa pregna delle sue radici etrusche. Dopo il meritato riposo qualche ora da turista impreziosiranno il tuo cammino.

Relax a Sutri

Provincia Romana

Ripartendo dall’anfiteatro in breve sarai nella campagna romana, terreni coltivati e non, in un percorso esposto e senza ombra. Arrivato a Monterosi avrai l’occasione per rifocillarti prima di rimmergerti sulla strada bianca che attraversa i campi e conduce alle cascate del monte Gelato, grande oasi molto frequentata dagli amanti delle gite. Seconda parte della tappa nel parco del Veio tra alberi bassi nell’assolato alto Lazio, in lontananza vedrai l’abitato. Ultimo tratto con una ripida salita che porta a Campagnano di Roma.

Campagnano di Roma

Punto panoramico sulla campagna prima di rientrare nel parco, troverai la pietra miliare che segna i 36 km alla tomba di Pietro. Tra strade periferiche e tratturi bianchi arriverai a Formello, punto ristoro col suo centro storico rurale e medioevale. Ripreso il cammino sarai di nuovo tra i campi, il sentiero è lineare e piacevole, in una decina di chilometri incrocerai Isola Farnese. Passato il paese ti troverai sulla Cassia e poco dopo giungerai a La Storta, ormai sei nella periferia nord di Roma.

Lungo tratto di statale, ci sono i marciapiedi ma fai sempre molta attenzione, la strada è molto trafficata. Le indicazioni ti porteranno a destra, in breve entrerai nel Parco dell’Insugherata. La riserva è selvaggia e un po’ abbandonata, il sentiero si insinua tra la vegetazione, a volte dovrai spostare i rovi, ma l’obiettivo vicino ti farà dimenticare il disagio.

Uscito dal parco entrerai nel quartiere, dopo poco sarai su Via Trionfale. Ultimo stralcio di vegetazione nel parco di Monte Mario che ti regalerà una terrazza panoramica sulla città eterna, un momento intenso per ricordare tutta la strada percorsa. Ultima discesa Francigena e sarai di nuovo tra le strade di Roma, un’oretta ancora di cammino per giungere in Vaticano. Passa le colonne, l’apertura della piazza e la basilica di San Pietro alla tua destra segneranno la fine del percorso, rilasciando un’emozione indelebile da conservare con cura.

Arrivo

Acqua e Ristori

Il consiglio principale per un cammino e quello di partire sempre con le borracce piene (e qualcosa da mangiare). Attraverserai molti abitati, quindi generalmente i posti dove far rifornimento non mancheranno, si va dall’abbondanza di acqua in Val D’Aosta a tratti dove le fonti sono più rare (alcuni passaggi in pianura padana). In caso di necessità, ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutarti, mi è capitato più di una volta che gente del posto mi regalasse una bottiglia di acqua. Ovviamente l’esigenza di idratarsi varia in base alla stagione, la quota giusta da portarsi è 1-1,5L di acqua nello zaino.

Piazza San Pietro

Anche per quanto riguarda il cibo non avrai molti problemi. L’accortezza è quella di partire con qualcosa di facile digestione e discreto apporto calorico per ogni evenienza. Io mi porto sempre della frutta secca e dell’uva passa per gli snack lungo il percorso, in alternativa delle barrette energetiche o dei gel di carbo. Consiglio di rimanere leggeri mentre si cammina, conservando la gola per fine tappa quando poserai lo zaino.

Ti consiglio l’applicazione Fontanelle d’Italia, che grazie alla geolocalizzazione ti mostrerà le fontanelle presenti in zona (ovviamente non è un censimento completo).

Per Android – Per Apple

Accoglienze

Il percorso è organizzato per il passaggio in luoghi dove vi è almeno una struttura per il riposo. Non sarai sul cammino di Santiago dove ogni 5 chilometri si trova un ostello dove fermarti, in alcune tappe della Francigena le alternative saranno obbligate. Sulla guida e in rete potrai trovare degli elenchi delle accoglienze attive, da verificare sempre con una telefonata. Dall’accoglienza pellegrina, solitamente a donativo o prezzo calmierato, dove è necessaria la credenziale, agli ostelli, alcuni dei quali davvero ben tenuti e gestiti (ad es. Massa, Siena, Vercelli), ai B&B e agli appartamenti affittati, insomma potrai trovare il giaciglio adatto a ogni esigenza.

Io non ho mai avuto problemi per trovare da dormire, sono partito prenotando tutto per tempo nella prima settimana, scoprendo poi che il cammino ti farà cambiare programma più volte, in base a quanti chilometri ti senti di fare e soprattutto alle persone che incontrerai lungo la strada. Quindi non pianificare troppo, un posto dove dormire lo troverai sempre e il flusso dei tuoi passi ti porterà a scoprire che l’imprevisto spesso diventa opportunità.

Alba a Radicofani

In Tenda

La legge consente e tollera il bivacco in Italia, nei luoghi non è espressamente proibito. Puoi piantare la tenda dal tramonto all’alba lontano dai centri abitati, e fuori dalle aree protette. Lungo la via Francigena troverai delle zone attrezzate al campeggio, anche alcune strutture ti daranno la possibilità di piantare la tenda nei loro spazi esterni, anche se a dir la verità non sono molte le situazioni di questo tipo.

Il viaggio in tenda aumenta la sensazione di libertà, grazie al contatto costante con la Natura, ma dovrai pagare il dazio di un peso ulteriore sulle spalle. Tenda, sacco a pelo e fornelletto, se vorrai anche pasteggiare all’aria aperta, implicano almeno un paio di chili in più nello zaino. Altro fattore da tener conto per i camminatori in tenda, sono i servizi, se bivaccherai avrai il problema doccia da risolvere, dovrai comunque in qualche modo appoggiarti a delle strutture. Se sei al primo cammino ti consiglio di viaggiare più leggerɘ e riposare su un letto

Mezzi Pubblici

Su tutto il tracciato c’è la possibilità di avere il supporto dei mezzi pubblici. Se deciderai di fare solo un tratto della via o se avrai necessità di interrompere il cammino, potrai ritornare più o meno comodamente al punto di partenza. Molte città e paesi hanno la stazione ferroviaria, altri contesti più piccoli dei bus dove raggiungere la città più vicina. Ovviamente informati sempre sugli orari, alcuni tratti lontani da grandi centri abitati hanno dei collegamenti poco frequenti, non temere comunque, non sarai mai isolato.

Testimonium

L’attestato che ti farà ricordare tutti i chilometri percorsi e l’emozioni provate. Il viaggio ti rimarrà sempre nel cuore indipendentemente dal quadretto, ma vederlo appeso è un bel monito a investire denaro per vivere belle esperienze invece che beni materiali. Il Testimonium lo potrai ritirare nell’ufficio in Vaticano, mostrando la credenziale timbrata almeno nei 100 km finali.

Link Utili

Un viaggio incredibile

Un’esperienza che ti cambia la vita, frase inflazionata di questi tempi, ma azzeccata per quanto riguarda la mia Via Francigena. Con pochi accorgimenti e budget limitato potrai vivere delle giornate intensissime, attraversando luoghi impossibili da scoprire se non viaggiando a piedi. Il nostro paese è ricco di bellezza, una Natura a tratti incontaminata emozionante per le sue linee armoniche, l’arte presente quasi ovunque che troverai dalle piccole chiese dei paesini ai famosi monumenti delle città, la varietà culinaria che ci contraddistingue nel mondo.

L’elemento che ti farà aprire il cuore e immagazzinare spirito positivo sarà l’umanità, spesso dimenticata nelle corse di routine quotidiana e che riscoprirai andando lentamente, senza grosse preoccupazioni. La gente che incrocerai sarà spesso pronta a tenderti una mano, da darti un po’ d’acqua a una semplice indicazione, persone che ti inciteranno e faranno il tifo per te, capendo che il tuo non è un viaggio da turista ma un’esperienza più intima.

Buon Cammino

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Il Cammino dei Briganti: un percorso ad anello tra Abruzzo e Lazio

Verso il Malopasso
  • Giorni: 7 tappe canoniche
  • Periodo: da Marzo a Novembre
  • Km: 100
  • Tenda: sì
  • Difficoltà: Medio

Una Natura selvatica, gli appennini massicci e ondeggianti a fare da sfondo, gente vera che non lesinerà né sorrisi né una buona parola. Un percorso ad anello di 100 chilometri da gestire secondo le proprie capacità, attraversando borghi acquietati in un tempo costante che ci mostra epoche lontane con la calma di un nonno che racconta una storia. Il cammino dei Briganti è da fare con la testa staccata dalla routine, con la voglia di immergersi in un contesto a strettissimo contatto con i bisogni primari, in un paesaggio rude ma accogliente. Gli organizzatori l’hanno pensato in 7 giorni, con la calma necessaria di godersi ogni passaggio. Io l’ho fatto in 5 per questioni di tempo.

Tramonto a Cartore

Come Arrivare

Da Milano prendere l’autostrada A1 e percorrerla tutta fino a Roma. Prendere l’uscita per Teramo/Pescara per imboccare la A24, continua per circa 50 km sino all’uscita Tagliacozzo. Da qui percorri la statale SS5 quater seguendo le indicazioni per Sante Marie. In Treno si cambia a Roma e si prende la direttrice Roma Pescara, fermata Tagliacozzo. Da lì, partono quotidianamente dei bus per Sante Marie, che ha una stazione ferroviaria ma poco servita.

Periodo

Il cammino è da considerarsi in medio alta collina (attorno ai 1000mt), le temperature anche d’estate scendono di sera. Nei mesi invernali bisognerà informarsi per tempo sulle precipitazioni previste, io eviterai i mesi più freddi poiché la neve non è certo rara.

Vista dal castello di Pomperanum

Attrezzatura

Il cammino non è lungo ma sostanzialmente il materiale da portare è sempre lo stesso. Leggi l’articolo che ti darà una lista completa dei prodotti da mettere nello zaino in un trekking di più giorni.

Acqua e Ristori

Per l’acqua non ci sono problemi, troverai diverse fonti lungo il percorso, in ogni paesino ci sono delle fontanelle. Fai sempre il pieno quando funzionano, perché nei mesi estivi in caso di siccità può capitare di trovarne qualcuna chiusa. Quando salirai alla Duchessa parti con le borracce piene, da Americo c’è una fonte ma magari non è in casa. Sostanzialmente l’acqua su questo cammino non è un problema.

Per il cibo ti dovrai organizzare per tempo, il paesi non pullulano di posti dove mangiare. Pianifica i pasti, solitamente i posti dove dormirai ti offriranno anche la cena e il pranzo al sacco per il giorno successivo ma non è scontato, chiedi sempre in anticipo.

Verso santo Stefano
Campagna abruzzese

Perchè Briganti?

Il nome del cammino spaventa i più pavidi, oltre al pensiero degli animali ci saranno anche dei male intenzionati sulla strada? Ovviamente niente di tutto questo, il termine brigante ha radici profonde nella storia del nostro paese, indicando chi ha lottato contro i poteri forti oltre che i meri ladruncoli.

Il brigantaggio prima dell’unità d’Italia era considerato solamente attribuibile ai delinquenti, ladri di bestiame o piccoli reati. Con l’arrivo dei popoli sabaudi, verso l’unificazione, alcune frange di pastori e contadini legati alla zona e al regno delle due Sicilie di dominazione borbonica, sfruttarono il territorio della Marsica e del Cicolano per nascondersi, vivendo di espedienti e cercando di respingere i popoli conquistatori. L’esercito dei Savoia non ebbe vita difficile contro sparuti gruppi di locali e mancano dei reperti storici che ci possano ricordare l’altra faccia della medaglia, quella dei ribelli, i quali per mancanza di istruzione e poiché la storia la scrive chi vince, non riuscirono a passare ai posteri il proprio punto di vista.

Il cammino, mia chiave di lettura, vuole allargare le concezioni ordinarie di brigante, dando in qualche modo lustro a chi ha dato anche la vita per il proprio territorio, per una condizione semplice che venne assoggettata da chi aveva più strumenti. Sempre sottile la linea tra il brigante politico e chi cercava scorciatoie dell’esistenza, tra chi lottava per degli ideali e chi viveva di prepotenza e malavita. Il termine brigante è caricaturale, lontano nel tempo e per questo limita i timori, prendiamoci il lato romantico della parola e omaggiamo chi ama e ha amato profondamente la terra natia.

Preparazione fisica

Il giorno più difficile è quello della salita alla Duchessa, se hai poca dimestichezza con l’altura e alcuni tratti esposti possono darti fastidio, diventerà una giornata impegnativa. Nel caso puoi svolgere il cammino senza la salita al lago, il percorso è comunque bello.

Se siete sportivi non avrete grossi problemi, un po’ di gamba è necessaria, anche se le lunghezze non sono proibitive i dislivelli e i terreni non sempre confortevoli implicano un minimo di preparazione fisica. Non mi sento di consigliarlo come primissimo cammino, la natura è selvaggia, lo spirito di adattamento dovrà essere maggiore che su altri percorsi più confortevoli, questa caratteristica è da tener in considerazione.  Come sempre la testa è fondamentale se parti con spirito e motivazione giusti potrai goderti un percorso molto piacevole che ti regalerà dei bei ricordi.   

Rosciolo

Tappe canoniche

  1. Sante Marie – Santo Stefano
  2. Santo Stefano – Nesce
  3. Nesce – Cartore
  4. Cartore – Lago della Duchessa – Cartore
  5. Cartore – Masse D’albe
  6. Masse D’albe – Casale le Crete
  7. Casale le Crete – Sante Marie

Tappe che ho fatto io

  1. Sante Marie – Santo Stefano
  2. Santo Stefano – Cartore
  3. Cartore – Lago della Duchessa – Cartore
  4. Cartore – Casale le Crete
  5. Casale le Crete – Sante Marie

Il Cammino

Pronto per la partenza

Tappa 1 _ Santo Stefano – Cartore 30,5 km +834m – 958m

Arrivato nel piccolo paese abruzzese troverai facilmente l’ufficio dove registrarti e procurarti il salvacondotto necessario per l’attestato finale. Io dopo un viaggio in auto arrivo stremato a Sante Marie, nove ore di caldo e code, il mood vacanziero non parte proprio rilassato. Il gentile personale dell’ufficio dedicato ti darà qualche informazione e mostrerà dove poter lasciare la macchina per i giorni di cammino. Vado a parcheggiare, riassetto i bagagli, cerco di entrare nello spirito del cammino e parto.

Insolito partire per un trekking alle 18, ma la strada da fare non è molta e ho già organizzato la prima sosta. Tra indicazioni della guida e i segni bianchi e rossi uscirai presto dal borgo, passando davanti al museo del brigantaggio con la promessa di una visita al ritorno. La strada diventa sterrata e in discesa fino a raggiungere una via asfaltata che passa davanti al cimitero. Ora comincia il bello perché, vero che per Santo Stefano sono poco più di cinque chilometri ma da qui inizia un sali (principalmente) e scendi praticamente fino alla fine.

Primo bosco

Si entra in bel bosco ricco di vegetazione che grazie anche all’orario quasi serale mi rinfresca un po’ dalle ore passate sull’A1. Salita corta e intensa che porta a costeggiare qualche casa di villeggiatura, il pensiero corre a chi decide di passare il tempo libero a ritmi lenti e a contatto con la Natura. Comincia una discesa che conduce fuori dal bosco in località Roscie, dei bei prati aprono la visuale, un evocativo scorcio di Abruzzo contornato dalle colline circostanti. L’antica mulattiera ora riprende a salire, alternando bosco e aperture su spazi aperti.

Aumenta la pendenza per l’ultima sudata, Santo Stefano è sopra di me. Dopo un’ora e mezza giungo a destino, accolto da una fontanella proprio a fine sentiero. Nel borgo alcune persone passeggiano verso le proprie case per cena, io telefono al campeggio dove piazzerò la tenda. Indicazioni precise per uscire dopo poche centinaia di metri dal centro, verso dei terrazzamenti aperti sulla valle. In uno di questi vengo accolto da una famiglia che ha adibito parte del terreno a campeggio per i camminatori. Piazzo la tenda, doccia solare e attendo la signora che mi porta la cena, la colazione e un panino per l’indomani, il tutto a prezzo molto conveniente. Le spalle si sono rilassate, le ore di coda dimenticate, sono anche mentalmente in vacanza. Prima di riposare godo della terrazza panoramica privilegiata sulla notte marsicana, stasera è San Lorenzo

Santo Stefano
Fine tappa

Tappa 2 Santo Stefano – Cartore 30,5 km +834m – 958m

Mi sveglio bene, riposato, con calma risistemo e smonto la tenda. Il cielo è un po’ nuvoloso ma non minaccia pioggia, parto facendo subito il pieno d’acqua alla fontana al confine di Santo Stefano. La strada diventa sterrata in leggera discesa, io non sono ancora in piena lucidità e senza occhiali, quando vedo in mezzo alla strada un enorme animale cornuto, penso a un toro e mi si gela il sangue. Avanzo lentamente e indeciso, quando mettendo a fuoco riallineo il buon senso e scopro essere un bue innocuo (almeno spero). Lo sorpasso circospetto, ci guardiamo di sottecchi e accelero il passo. L’aumento di battiti mi ha svegliato completamente.

Santo Stefano

Le prime due ore scorrono piuttosto tranquille, morbidi su e giù nella natura, qualche caseggiato in pietra e qualcuno più moderno completamente immersi nel territorio, nulla di stonato. In fondo alla Val di Varri il percorso è pianeggiante, passa sotto l’autostrada e le indicazioni ti porteranno su un sentiero in salita. Prosegui e giungerai al paese di Valdevarri, attraversa il borgo fino ad arrivare a un grande fontanile. I posti dove fare il pieno d’acqua devo dire che non mancano.

La strada sale ripida, la fatica e il caldo cominciano a farsi sentire. Arrivato a 1200mt di altitudine passa un muretto a secco e comincia la discesa (ripidissima) verso Poggiovalle. Lunga e immersa nel bosco il sentiero conduce al Paese, dove i pochi abitanti incrociati mi salutano sorridenti. Non è ancora momento di pranzo per me, voglio arrivare a Nesce. Dopo un’oretta ci sono, il cammino prosegue rimmergendosi nella vegetazione, devio per dare un’occhiata al borgo. Nella piazza principale trovo un B&B che mi timbra la credenziale e una panchina all’ombra dove mangiare il panino. Rifocillati si può ripartire.

Il percorso scende verso valle, il bosco man mano si dirada e il paesaggio si apre su degli ampi prati. Qui il sentiero è esposto, l’afa abruzzese si fa sentire. Arrivo a un ponte in pietra, messo male ma attraversabile, sul fiume Salto (completamente secco). Passata una fattoria e un altro ponte, poco dopo ti troverai a Villerose. Cerco un po’ di acqua fresca ma le fonti sono secche, chiedo a una signora che mi conferma la chiusura dell’acqua, gentilissima mi regala una bottiglia fresca.

Esci dal paese camminando sul bordo di una provinciale non molto trafficata, bisogna andare in direzione est. In questo tratto va utilizzata la cartina, le biforcazioni e i sentieri alternativi sono molti, diventa facile perdersi. Prosegui in leggera salita aiutandoti col gps per raggiungere Spedino. Discesa leggera per uscire dal verde e sbucherai nell’abitato, verso il centro città. Il paese è accogliente, mi fermo in un bar ristorante dove ci sono diversi camminatori. Qualche chiacchiera e un po’ di luppolo, si vede la fine tappa e l’umore è più leggero.

Un’oretta di strada di campagna tra qualche svarione direzionale e una telefonata al gestore del campeggio di Cartore per organizzarmi con la cena. Arrivo a un grosso fontanile, butto la testa sotto l’acqua per rinfrescarmi. Salita finale, passa un B&B e arriverai al campeggio. Molto ampio, con alcuni cavalli liberi in un grosso campo, doccia solare piuttosto affollata e un bagno per tutti. Il confort non è la caratteristica principale ma si respira un’aria rara di libertà. Dopo 30 chilometri e 10 ore di cammino il meritato relax, domani c’è la Duchessa.

Quasi a Cartore

Tappa 3 Cartore – Lago della Duchessa – Cartore 15 km +858m -978m

La nottata mi ha riposato nonostante il terreno impervio e il sonno irregolare. Mi organizzo con calma, accendo il fornelletto per un tè caldo. Siamo ad agosto ma a mille metri il fresco notturno si fa sentire. Esci dal campeggio e prendi la strada sterrata a destra, il flusso dei camminatori e i cartelli del sentiero 2b ti porteranno su una strada in salita. Qui il buongiorno diventerà subito un’impresa sudante, l’ascesa è immersa nella faggeta ma molto ripida, ti dovrai aiutare con le mani. Un tratto in particolare è piuttosto esposto, ci sono anche le catene per assicurarsi, ma non drammatizzare; con un po’ di calma e attenzione supererai anche questa.

Prima salita
Parte esposta

Terminata la parte esposta la mulattiera diventa più ampia e riparata, il sole filtra tra gli alberi e il mattino regala la luce più bella. Lo scenario si apre sulla vallata, gli spazi ampi e scoscesi su dei prati verdi, passerai il primo bivacco dedicato all’alpinista Gigi Panei originario della zona. Segui il percorso e sulla sinistra vedrai la fattoria del pastore Americo, vero e proprio custode e difensore del territorio. Ci sei quasi, ancora una ventina di minuti e sarai arrivato ai 1788 metri del Lago della Duchessa.

Lago della Duchessa

Il paesaggio è primordiale, la distesa d’acqua per colpa della siccità e dei problemi legati al bestiame è uno stagno color petrolio, non invoglia certo ad avvicinarsi. Lo scenario è comunque bellissimo, circondato dai monti, un’aria fresca e frizzante, il sole caldo ma non rovente, le mandrie che pascolano e riflettono sul punto dove fare la siesta. I colori qui in alto sono spettacolari un’atmosfera da western con la tranquillità zen del Himalaya. Dopo una buona mezz’ora a rimirare è tempo di scendere.

Ci sono due opzioni: o tornare indietro e passare per la valle della Cesa, percorso più breve, o completare una sorta di anello, circumnavigare il lago e scendere dalla parte opposta sulla valle di Teve. Io scelgo la seconda variante. All’inizio il sentiero è in cresta e il panorama sulla vallata è mozzafiato, leggera salita per arrivare a 1910 mt, il punto più alto del cammino. In breve si arriva al Malopasso, nome evocativo datogli perché passaggio difficoltoso per molte bestie, con tranquillità la bestia uomo passa senza troppe preoccupazioni, un saltino di roccia in discesa.

Vista dalla vetta
Discesa verso Cartore

Il sentiero 2a si allarga e scende rapidamente verso valle tra una vegetazione ricca e delle pietre spacca piedi. La discesa è lunga, lunghissima, qui sarebbero necessari i bastoni per attutire l’inerzia del corpo, io non li ho e mi arrangio con dei legni. Un paio d’ore e 800 mt più in basso e arriverai a una sbarra, segui le indicazioni per Cartore. Rientro in campeggio tra i primi e approfitto del poco traffico per una doccia rigenerante, avrò tutto il pomeriggio per riposare.

Lago della Duchessa

Il lago della Duchessa è un lago montano situato a 1788 mt al confine tra Lazio e Abruzzo, facente parte della provincia di Rieti. Il lago non ha nessun fiume che immette acqua per alimentarlo ma si mantiene esclusivamente con le precipitazioni atmosferiche e lo scioglimento delle nevi. Deve il suo nome alle montagne circostanti, all’omaggio che l’avventuriero Francesco De Marchi fece alla duchessa Margherita d’Austria. Lungo 400 mt e largo 150 lo specchio d’acqua è minacciato dalle mandrie di bestiame che oltre ad abbeverarsi compiono le proprie funzioni corporali nel lago, compromettendo la dinamica chimica dell’acqua.

L’unico abitante, che d’estate fa da custode ad un territorio risparmiato dall’intervento umano, è il pastore Americo. Egli passa l’estate a ridosso del Lago, dopo aver fatto la transumanza col proprio gregge di pecore. Non di rado offre acqua e caffè ai camminatori, i più fortunati trovano anche un pezzo di formaggio. Ricordo con piacere le due chiacchiere scambiate con una memoria storica del territorio, traspare nitido l’amore per un luogo un po’ dimenticato che andrebbe salvaguardato, perché alcuni danni sono irreversibili e il rischio è quello di perdere risorse uniche.

Verso il Lago

Il lago è balzato alla cronaca perché protagonista del più discusso sequestro di persona avvenuto in Italia. Il 18 Aprile 1978 venne diramato un comunicato delle BR che informava dell’avvenuta morte del presidente della DC Aldo Moro, la cui salma giaceva nelle acque limacciose del lago della Duchessa. Furono avviate delle ricerche in loco, infruttuose sia per le condizioni atmosferiche (il lago era ghiacciato) e soprattutto perché il messaggio fu presto considerato un falso. Si pensa che il comunicato venne improntato per smuovere la situazione di stallo venutasi a creare. Sappiamo tutti come andò a finire.  

Sito ufficiale

Tappa 4 Cartore – Casale le Crete 24km + 367m – 508m

Il campeggio è molto frequentato e la routine mattutina un po’ più lunga. Ci si organizza comunque e siamo pronti a partire. Uscito dal campeggio prendi a sinistra e inizierai una lunga salita, il buongiorno è faticoso ma dopo la Duchessa questa pendenza è (quasi) una passeggiata. Arriverai al Passo delle Forche a quota 1223m, picco più alto del cammino escludendo il lago, qui c’è un punto panoramico che invoglierà a qualche scatto ricordo.

Discesa intensa fino a un parcheggio che chiama la prima sosta della giornata. Girando a sinistra la strada asfaltata raggiunge Rosciolo in poco tempo, ma perché perdersi un paio di chicche del percorso? Dalla parte opposta raggiungerai Santa Maria in Valle Porclaneta con la sua chiesa romanica e poco più sotto, dopo una breve discesa, sarai di fronte a una quercia vecchia di 700 anni. L’idea di una pianta così datata la rende molto affascinante con la sua corteccia rugosa e il pensiero che viaggia nel tempo attraverso i secoli di cui è stata testimone.

Usciti dal campeggio
Prima salita

Continuando il percorso ti ritroverai su una strada asfaltata, a destra un ponticello ti introdurrà nel paese di Rosciolo, borgo medievale che offre qualche servizio (bar, ristorante) e termine della quinta tappa canonica. Noi dopo un break al bar recuperando anche il pranzo, e un rapido giro per le viuzze, ripartiamo col carico di zuccheri. Usciti dal paese la vista diventa ampia, campi estesi e il paese di Avezzano in lontananza. Prosegui passando qualche casolare e un’alternanza di sterrato asfalto, i cartelli ci sono ma aiutati con la mappa, sono presenti altri segnali bianco rossi che intrecciano ulteriori sentieri al cammino dei Briganti.

Un campanile in lontananza indica la via, sei nel paese di Magliano de’ Marsi, il più grande che attraverserai, qui ci sono tutti i servizi utili. Noi proseguiamo rapidi perché l’obiettivo è un po’ più in là e la strada da fare è ancora molta. Il caldo smorza il passo ma abbiamo il pieno d’acqua e la prospettiva di un campeggio fresco. Passato Magliano attraversa l’autostrada con un sottopasso, supererai un paio di ponticelli sopra i fiumi Salto e Imele e giungerai sotto il Monte San Nicola.

Fuori Magliano

Qui dovrai scegliere se passare da Sorbo su un percorso più breve ma con un dislivello maggiore o la variante b, seguendo un tracciato leggermente più lungo ma senza particolari pendenze. Noi scegliamo la seconda imboccando una stradina sterrata a sinistra, un paio di chilometri con la montagna a destra, e arriverai a Scurcola Marsicana. Paese con bar e alimentari dove fare sosta, con un centro storico ben conservato.

Esci dal borgo e una strada asfaltata ti porterà dinanzi alla quercia di Donato un esemplare di roverella risalente al 1250 circa. Proseguendo in breve passerai di fronte al convento dei cappuccini, ormai la meta è vicina. Il panorama si apre su estesi prati per poi trasformarsi in sentiero semi urbano con un po’ di vegetazione e qualche muretto. Incontriamo il campeggio sulla sinistra, un momento di impasse per capire dove si entra e finalmente possiamo piazzare la tenda in un bel frutteto.

700 anni
Quercia di San Donato

Tappa 5 Casale le Crete – Sante Marie 21km +560m – 450m

L’ultimo giorno si ha sempre il buon umore di chi è vicino alla meta, pur sapendo che la fatica non è finita. Ci svegliamo di buon mattino e il fresco aiuta la partenza. Usciti dal campeggio percorrerai un po’ di strada nel bosco, tra alberi avvolgenti su un sentiero in leggera discesa. Usciti dalla boscaglia ti ritroverai in una radura arrivando a un bivio, si incrociano i cartelli del Cammino di san Tommaso, gira a sinistra e prosegui il tratturo.

Dopo qualche bivio, facendo attenzione alle indicazioni, ti troverai su una strada asfaltata, percorri un breve tratto sulla provinciale e ti troverai dinanzi il cartello di San Donato. Il paese è accogliente, delle panchine con vista sulla vallata chiameranno la sosta, necessaria data la salita successiva. Qualche negozietto e locale, man mano che si sale l’abitato diviene sempre più rurale, dovrai seguire le indicazioni per il castello e la Madonna delle nevi.

Intreccio di Cammini
San Donato

La salita è tosta, usciti dal paese ci si immette su una strada a tornanti, intravedrai in alto a sinistra un vecchio paese ormai abbandonato (La Porta). La strada si appiana è sarai arrivato alla cappella della Madonna delle Nevi, per i fedeli una preghiera per gli altri un obiettivo raggiunto. La mulattiera riprende a salire rapidamente, non ci sono indicazioni ma dovrai puntare verso i ruderi del castello. Lo scenario è piacevole, aperto e libero, l’aria è montanara e la vista merita molti scatti.

A 1174 m sarai arrivato alla torre del castello, goditi il contesto perché gli occhi meritano un pieno di bellezza, storia e natura che si intrecciano in un panorama appoggiato su paesi fermi ed evocativi. Duchessa a parte, il luogo più suggestivo dell’intero cammino. Respirata l’aria medievale e selvatica del luogo comincia a scendere, sentiero a mezza costa tra macchie di vegetazione e radure da film. Al principio il percorso è piacevole, belle panoramiche e il cielo terso, poi il selciato diventa pietroso e poco gentile coi piedi provati dal cammino.

Ruderi del Castello
Aria abruzzese

In un’oretta arriverai a Scanzano, noi siamo accolti da un simpatico signore che ci domanda qual è il punto più bello del cammino. Sosta col panino preparato dai gestori del campeggio di Casale e si riparte. Ormai vedrai la luce della chiusura del cerchio. Superato Scanzano la strada scende, il fondo alterna strada bianca all’asfalto, in una situazione tra campagna e collina, i tratti boschivi in questa ultima parte sono assai belli. Il percorso passa sotto la ferrovia, si incomincia a vedere in lontananza Sante Marie. Lo scenario si apre, il sole è caldo. Il paese è di fronte, il cartello annuncia l’ingresso, cominciano i tornanti per raggiungere l’attestato. Salita finale su Corso Garibaldi e sbucherai in Piazza Aldo Moro per goderti l’arrivo dopo alcuni giorni completamente immerso nella Natura.

Arrivo

Accoglienze

Vi lascio il link alla pagina delle strutture sul sito ufficiale del cammino, qui trovate i posti attivi e aggiornati. Sotto ti parlo dei posti dove mi sono fermato io con la tenda.

Santo Stefano

Area tende dell’Azienda Agricola Le Macerine

La famiglia che gestisce la fattoria ha adibito parte del terreno alla sosta dei camminatori, i quali possono piazzare le tende e usufruire di una doccia solare e di un bagno. La gentile signora ti potrà preparare su ordinazione la cena e i pasti al sacco per il giorno successivo. Prezzi convenientissimi.

Contatti: Angela (339 6321212), mail fattoriadidattica273@gmail.com.

In alternativa

Agriturismo La Grande Quercia
Possibilità di piantare la tenda da loro a 7 euro a persona.                                            Cell. 333 7295466, fisso 0863 677412. Mail: agri.lagrandequercia@gmail.com

Cartore

Qui la sosta sarà di due notti dato che una tappa, quella del Lago della Duchessa, comincia e finisce a Cartore.

La sosta del Brigante

Un luogo selvaggio completamente immerso nel contesto, servizi spartani, una doccia solare e un bagno per tutto il campeggio. Fabio e suo figlio ti accoglieranno in una atmosfera casalinga e simpatica. A Cartore non ci sono posti dove comprare da mangiare, organizzati per tempo! Puoi chiamare Fabio il giorno prima per farti un po’ di spesa, quando ho fatto io il cammino, avvisato per tempo preparava carne alla brace come cena. Altrimenti ricordati nei paesi precedenti di comprare del cibo.

Fabio: 347 3248571

Casale le Crete

Azienda agricola il Gargano

Area attrezzata gestita da una coppia, pianterai la tenda in un bel frutteto curato. Una doccia solare e un bagno pulito sono i servizi. Anche qui, su ordinazione possono prepararti la cena che consiste in un cesto di prodotti della loro azienda agricola, carne da fare alla brace (fai da te) o la versione vegetariana con formaggi e verdure. Nel cesto possono aggiungerti la colazione e un panino al sacco per il giorno dopo. Si crea un’atmosfera piacevole, accendendo il fuoco e cucinando tutti assieme in un contesto semplice ma ricco di condivisione.

349 4953889 (Andrea o Marisa) – 346 6507235 (Maura)

Tagliacozzo

Piazza dell’obelisco

Terminato il cammino, se vi avanza una mezza giornata pensa di fare un giro a Tagliacozzo, il paese dista 6 chilometri da Sante Marie e merita una visita. Sul fianco del monte Civita è nato questo borgo che ha preso il nome dal taglio nella roccia che il Monte Difesa fa sul Civita (talus – cotium). Sviluppatosi in epoca medievale fu scenario di molte battaglie che segnarono passaggi di potere tra lo stato pontificio e il regno Borbonico. Da ricordare in seguito l’esecuzione a Tagliacozzo del generale Borjes, inviato dai Borboni per cercare di riconquistare il regno delle due Sicilie, poco dopo l’unità d’Italia.

Tra le varie attrattive, su tutte segnalo la Piazza dell’obelisco nel cuore del paese, il santuario della Madonna dell’Oriente e la statua di Dante Alighieri posta nei pressi della stazione. Girate a piedi per il borgo antico, camminate nel centro città, se non siete della zona approfittatene per gustare una storica piccola città.

5 giorni immerso nella Natura

Cinque giorni intensi e vissuti a pieno, tra fatica e qualche risata. Il caldo ha fatto la sua parte ma le quote hanno mitigato con l’aria dei mille metri il sol leone agostano, regalandoci un clima serale ideale per risposare. Il Cammino dei Briganti è un percorso ben strutturato, organizzato da amanti del territorio che hanno voluto condividerlo, condizione essenziale per chi si approccia a una vacanza di questo tipo. Se vuoi vivere una settimana o poco meno lontano dalla frenesia cittadina, immergendoti completamente nella Natura, pensa di fare questo Cammino. L’esperienza ti porterà fuori dai binari del quotidiano, ricordandoti che la condizione originaria umana è proprio questa, godersi la Natura e soddisfare le funzioni basilari della vita. Bello e selvatico, questo percorso lo ricorderò con grande piacere. 

Buon Cammino


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A piedi dalla Pianura al Mare: la Via del Sale da Varzi a Camogli

Quattro giorni di cammino e 70 chilometri verso il Mar Ligure.

Sguardo verso il Blu
  • Giorni:4
  • Periodo: da Aprile a Ottobre
  • Km: 70 circa
  • Tenda: non ci sono aree attrezzate
  • Difficoltà: Medio

Un percorso cha ha radici molto profonde nel territorio, la Via del sale da Varzi a Camogli è un cammino che attraversa una natura piena e incontaminata. Dal bel borgo dell’Oltrepò pavese, solcando i confini di ben quattro regioni, in poco più di 70 chilometri giungerai al mare. Scegli tu dove arrivare: Sori, Recco, Camogli o Portofino. Ti racconto un po’ del cammino e la mia esperienza. 

Storia

La via del sale da Varzi a Camogli è un percorso che ha radici molto antiche, rivisto e riadattato alle comodità dei nostri tempi rievoca un sentore di passato remoto, di avi che badavano ai bisogni primari e di necessità fatta virtù. In questo caso è d’obbligo usare il plurale poiché le vie del Sale nel nostro paese erano molte, dalla Lombardia alla Sicilia molti tragitti vennero denominati in questo modo perchè collegamenti sfruttati per il trasporto del bene salino dalle coste all’entroterra.

Il commercio di sale permetteva alle comunità lontane dal mare l’approvvigionamento di un prodotto fondamentale per la conservazione del cibo in primis, ma anche per la concia delle pelli (in particolare il cuoio) da parte degli artigiani dell’epoca. Nati come percorsi creati da commercianti avventurieri che dal mare si inerpicavano su tratturi montani per raggiungere i centri abitati, con la sola forza propria e di fedeli muli, vennero tracciati sentieri sempre più battuti ma pur sempre impervi, inadatti al trasporto con carri.

Verso l’ottocento il sacro romano impero, ripulì le terre del nord dai saccheggi barbari e con capacità imprenditoriali degne dei guru di marketing moderni, vide i percorsi commerciali come una fonte di reddito. Organizzo l’impero in feudi e delegò famiglie nobili del territorio di regolamentare i passaggi, esigendo il pagamento di un tributo (le famose gabelle) per ogni commerciante che transitava nelle terre controllate. La “nostra” via del Sale era una delle più trafficate e di conseguenza una delle più remunerative. A tessere le fila economiche della rete commerciale, con caselli privi di biglietto e voci automatiche, c’era la famiglia Malaspina.

Varzi

Genovesi, originari della Toscana e molto ricchi, governarono il territorio istituendo nel piccolo borgo di Varzi un centro di smistamento e organizzazione del trasporto di Sale, crocevia a metà strada tra la costa ligure e la pianura padana, che già piuttosto densa di centri abitati necessitava di gran quantità del ricavato dell’acqua marina. Con l’evoluzione del trasporto commerciale questi percorsi persero man mano il proprio valore intrinseco. Rimangono i passaggi in una Natura ancora oggi per buona parte incontaminata, che grazie ai racconti delle generazioni precedenti venne continuamente tramandata. Ringraziamo i vecchi, custodi di saggezza e divulgatori di esperienza che ci hanno regalato questo appagante percorso.

Come Arrivare a Varzi

In auto

Da Milano dirigersi in direzione sud ovest e prendere l’autostrada A7 verso Genova. Oltrepassato il Po, continuare fino all’uscita Castelnuovo Scrivia, andare a sx verso Salice terme (SP 93). Allo stop girare ancora a sx, oltrepassare il Torrente Curone e imboccare la strada di campagna a dx (strada Rivanazzano). Proseguire verso est, la strada è stretta e occhio al doppio senso di marcia. In località Bidella dirigersi a sx sulla strada Pontecurone Voghera, incrociata la SS461 prenderla a dx, passare Rivanazzano e seguire la statale. Continuare sulla SS461 costeggiando il torrente Staffora sino a Varzi.

In treno

Regionale da centrale per Voghera e bus per Varzi.

In Bus

Dalla stazione di Milano Famagosta partono 5/6 bus quotidiani che in un paio d’ore arrivano a Varzi, ecco l’orario.

Sul Monte Cavalmurone

Ritorno (a Varzi)

Da Sori, Recco e Camogli puoi prendere il treno per Genova Piazza Principe dove parte il regionale per Milano che ferma a Voghera. Da lì c’è un bus che la collega a Varzi, la stazione pullman e vicina a quella dei treni. Si può fare il biglietto al bar della stazione.

Dove parcheggiare

C’è un parcheggio gratuito in piazza della fiera, tieni presente che durante il mercato è occupato dai commercianti. Noi siamo partiti di venerdì e c’erano le bancarelle. Abbiamo lasciato la macchina poco più su in paese, di fianco alla stazione dei carabinieri. Sosta libera e comoda.

Verso Uscio

Periodo

Le prime due tappe della Via Del Sale sono, per la quasi totalità, sopra i mille metri di altitudine, eviterei quindi i mesi più freddi, probabile trovare neve. Chiaro, se il tuo spirito avventuriero è consolidato e sei attrezzato, potrebbe diventare un’esperienza da ricordare. Il percorso è perlopiù nei boschi, indi anche i mesi estivi sono papabili per organizzare, con la prospettiva ulteriore di un bagno al mare. Noi abbiamo percorso il cammino in aprile e ho trovato un clima ideale per i miei gusti, sole caldo ma non soffocante e un po’ di vento fresco che non guastava. Occhio che in quota e alla sera serve qualche indumento pesante (felpa e piumino leggero).

Attrezzatura

Il cammino non è lungo ma sostanzialmente il materiale da portare è sempre lo stesso. Leggi l’articolo che ti darà una lista completa dei prodotti da mettere nello zaino in un trekking di più giorni. Come accennato nelle tappe, non ci sono molte fonti di acqua durante il tracciato, munisciti sempre di un litro e mezzo prima di partire la mattina

Capanne Di Carrega

Accoglienze

Varzi

Se arrivi da lontano o hai più tempo a disposizione nel luogo di partenza ci sono diverse strutture dove poter pernottare, per ogni tasca e necessità.

  • I cappuccini wellness è una struttura vicino all’ospedale di Varzi
  • L’Albergo Corona si trova nella piazza principale del paese
  • Le Cicale, anch’esso nella piazza principale del paese

1°Tappa

Capannette di Pey

L’albergo a Capannette di Pei è la struttura dove abbiamo dormito alla fine della prima tappa. Si tratta di un albergo a conduzione familiare, con stanze pulite e un prezzo abbordabile. Consiglio la cena, ricca di piatti del territorio (tra cui pisarei e fasò, ricetta piacentina) e molto casalinga. Su richiesta i gestori possono prepararti dei panini per il giorno seguente di cammino.

Capanne di Cosola

La tappa canonica termina in questa località, potrai trovare l’unica struttura nell’albergo omonimo.

2° Tappa – Torriglia

L’Albergo della posta di Torriglia è nel cuore del borgo ligure, offre camere in una struttura datata ma accogliente. Noi abbiamo trovato la cucina chiusa, ma in paese si parla molto bene del loro fritto misto.

Ci sono altri affittacamere in paese e alcuni B&B poco fuori dal centro.

3° Tappa – Uscio

Noi abbiamo alloggiato alla locanda Bellaria, B&B al principio di Uscio. Il posto è ben curato, gestori molto gentili e disponibili, la stanza è dotata di tutto quello che serve. Rapporto qualità prezzo ottimo.

Anche a Uscio ci sono altri B&B e affittacamere. Bisogna cercare nel periodo della partenza poiché ne nascono di nuovi e altri non sono più disponibili.

4° Tappa – Camogli

Se terminerai il cammino a Camogli ti consiglio il B&B Andirivieni. Si trova a dieci minuti dal mare, la proprietaria è una fotografa e potrai ammirare nella casa numerose prove della sua abilità di ritrattista. Stanze arredate con cura e piene di arte, potrai fare colazione su una bella terrazza con vista mare. Buon prezzo.

Ovviamente a Camogli non mancano i posti dove dormire, i prezzi non sono sempre economici.

Recco e il Golfo di Genova

Varzi

Nel borgo

Il piccolo borgo di Varzi simbolo della bassa padana, segna il confine lombardo con quello piemontese. Istituito attorno al mille, divenne centro commerciale con l’insediarsi della famiglia Malaspina, connettendo il territorio padano con la costa ligure. Se riuscirai a ricavarti qualche ora prima o dopo il cammino, perditi nelle viuzze, scoprirai la matrice medievale del comune. Il centro fu di rilevante interesse anche durante la Seconda guerra mondiale, in una zona dove la guerra imperversava nacquero dei nuclei partigiani sostenuti dall’abitato. Per questi meriti sono state consegnate le medaglie d’oro al valore militare e civile. Da vedere il castello dei Malaspina risalente al dodicesimo secolo, l’antica chiesa dei Cappuccini e quella parrocchiale di San Germano. Un ultimo consiglio: non lasciare Varzi senza il bottino di un suo famoso salame, essenza di una tradizione anche legata al cammino, infatti la parola SALame deriva dall’uso del sale per la conservazione della carne.

Percorso

1°Tappa – Varzi – Capannette di Pei (22km – 8 ore +1445mt -330mt)

Parcheggiata l’auto, cerca di soddisfare i bisogni primari. A Varzi non mancano i bar dove fare colazione, c’è un supermercato e qualche alimentari dove farti preparare un paio di panini per la giornata, almeno uno col salame locale è d’obbligo. Cerca il ponte che supera il torrente, i cartelli sono piuttosto evidenti. Passatolo imbocca il sentiero sulla sinistra che costeggia lo Staffora, un’ampia strada bianca e sassosa ti allontanerà dal centro abitato.

Comincia a testare le gambe con la prima salita, non troppo impegnativa, che in un’oretta o poco più ti condurrà alla piccola frazione di Monteforte. Qui FAI IL PIENO di ACQUA, c’è una fonte fresca e sarà l’ultima che incontrerai sino a quasi la fine della tappa. Lasciati i caseggiati riprendi il sentiero, dopo poco intersecherai una strada asfaltata, non molto battuta a dir la verità, che ti accompagnerà al borgo di Castellaro.

Cartello alla Partenza
Prima Salita

Respira e preparati a uno dei tratti (a parer mio il) più duri di tutto il cammino. Una lunga e costante salita di quattro chilometri non darà tregua, mitigata dalla vegetazione di faggi che quantomeno non ti farà soffrire il caldo. Verso la fine noterai cambiare la vegetazione, si inizia a respirare montagna. Uscito dal bosco sarai sul pian della Mora, dove un bivacco fornito di panchine e tavoli ti inviterà alla pausa pranzo. Sei sulla linea di confine tra Lombardia e Piemonte.

Riprendi la strada alternando aree boschive a sentiero in cresta tra due valli, la vista è ampia. Qui i cartelli inizieranno a scarseggiare, ma stai attento prosegui sino al successivo bivacco, il Laguione che inganna con l’indicazione di una fonte, noi non l’abbiamo trovata. Da questo punto cambia la nomenclatura del tracciato, inizierai a vedere scritto VM (via del mare) con i colori rosso e verde. Parsimoniando il bene prezioso segui il sentiero in cresta e preparati alla seconda salita taglia gambe, più breve ma più intensa poiché dovrai raggiungere i 1700mt del Monte Chiappo. In vetta c’è un ristoro, aperto nei mesi estivi e nel fine settimana. Goditi il vento e la vista meravigliosa, nelle giornate limpide lo sguardo abbraccerà il tuo obbiettivo marino.

Monte Chiappo

La discesa è quella dei vincenti, da percorrere col cuor leggero e in base alla tua destinazione. Per Capanne di Cosola segui il percorso principale, se come noi alloggerai a Capannette di Pei, nota un cartello dopo poco sulla sinistra. Avrai in ogni caso ancora un’oretta di cammino, ma puoi gioire: la tappa più dura l’hai portata a casa, ti meriti una sonora birra.

Vista dal Monte Chiappo

2°Tappa – Capannette di Pei – Torriglia (24 km – 9 ore +650mt -1390mt)

Dopo una bella dormita, comincia la routine del camminatore seriale. Bagno, colazione e rimessa in sesto dello zaino. Un saluto nostalgico al posto conquistato il giorno prima e si parte. Il primo tratto è la provinciale che ricollega al più frequentato Capanne di Cosola, incrociamo altri camminatori che scrutano i dettagliati cartelli. Prima parte nel bosco fresco, a breve comincerai a salire verso il Monte Cavalmurone (1670mt).

Il vento la fa da padrone, serve il piumino perché si va oltre il frizzante. Qui godrai di un panorama tra i più affascinanti del cammino, monti in ogni direzione, segui il sentiero in cresta che tra sali e scendi accompagnerà il silenzio di un abbraccio totale alla natura. Rientra nella vegetazione dopo una lunga discesa, preparandoti alla ascesa successiva verso il Monte Carmo, da non confondere con quello di Loano.

Capanne di Cosola
Monte Cavalmurone

Sopra una croce svetta assolata, fatti una pausa e riposati un poco. La siesta svanisce in una lunga discesa che ti porterà a Capanne di Carrega. A metà percorso ci sono delle indicazioni per una fattoria che produce e vende formaggio locale, ne parlano un gran bene. Giunti al valico di Capanne troverai un ristorante, sempre piuttosto affollato, noi pranziamo con due panini dell’albergo di Pei.

La strada riprende esposta al sole, diviene sentiero in leggera salita con delle interessanti panoramiche di valli a sinistra. Tra boschi e cielo passerai per la località tre croci, così chiamata per ricordare tre lavoratori pendolari che rientrando verso l’abitato vennero sorpresi da una tormenta di neve, perdendo la vita per il freddo. Un momento di raccoglimento e la vegetazione di lì a poco ti regalerà una finestra privilegiata sul lago del Brugneto, una distesa turchese che è la principale fonte di acqua dolce del genovese.

L’ultima salita della giornata è quella più frequentata, poiché itinerario di tanti escursionisti giornalieri. Il Monte Antola, che dà il nome all’omonimo parco, svetta sul panorama circostante coi suoi 1597 mt ed è una meta tra le preferite degli appassionati di montagna genovesi. Non è ancora tempo di rilassarsi troppo, mancano ancora tre ore di cammino. Comincia una lunga discesa, la prima parte interamente nel bosco, segui il profumo del verde mescolato a quello distante di un vento salato, ti condurrà a sentieri aperti dove potrai perdere lo sguardo verso il mare in lontananza.

Discesa
Monte Carmo
Verso Carrega

La discesa riprende tosta, l’attenzione deve mantenersi alta perché comincia un tracciato sassoso, che a fine giornata maltratta i piedi già provati dai 20 km percorsi. Incontrerai un punto panoramico con panchina tattica, per goderti qualche minuto di riposo. Cominciano a vedersi dei caseggiati, panni stesi, qualche auto parcheggiata e dei bambini sulle bici rotellate a fare da cornice. Arrivati a Donetta, frazione della tua metà di oggi, imbocca il sentiero finale nella vegetazione, un ultimo sforzo e in una mezz’ora abbondante giungerai finalmente alla bella Torriglia.

Lago del Brugneto

Torriglia

Palazzo in paese
Albergo della Posta

La bella di Torriglia tutti la vogliono ma nessuna la piglia. La filastrocca tramandata nei decenni racconta (forse) la storia di Rosa Garavaglia, ambita da molti spasimanti per la sua avvenenza ma restia alla concessione per l’indole indipendente o per qualche lato oscuro che il tempo alimenta. Un bel ritratto della protagonista è stato dipinto nella piazza Fieschi. Il borgo è davvero piacevole, una strada principale, alcune piccole vie che disegnano il centro e la chiesa parrocchiale di Sant’Onorato di Arles che troneggia sulle basse abitazioni. Il territorio di Torriglia è ampio e compreso nel parco dell’Antola. Pochi gli abitanti rimasti, circa duemila, per un paese che d’estate si ripopola; Torriglia (769mlsm), storicamente è meta delle vacanze dei genovesi amanti della collina tranquilla. La linea ferroviaria che la collegava al capoluogo è una delle più antiche d’Italia.

3°tappa –Torriglia – Uscio (21km – 8 ore +620mt -1300mt)

Cominciamo la terza giornata col rifornimento al mini market del paese (due ottimi panini alla curcuma imbottiti al momento) per riprendere il cammino sulla strada provinciale in leggera salita per uscire dal paese. Passerai una galleria per imboccare il sentiero a destra in salita, al principio un po’ di vegetazione per poi aprirsi, percorrerai dei sali e scendi morbidi con a sinistra una spettacolare vista sulla distesa blu.

I cartelli da seguire sono prima contrassegnati con AVML (alta via dei monti liguri) e poi VM (via del mare). Dopo un lungo tratto in cresta con vista, percorrerai una discesa leggera nel bosco che ti darà un po’ di sollievo dal caldo in una giornata di sole, e alcuni punti ombreggiati per uno spuntino. La discesa termina nel territorio di Lumarzo, noi ci siamo un po’ disorientati qui, ti troverai in un parcheggio con una strada asfaltata che non si capisce in quale direzione prendere.

Verso Lumarzo
Sentiero in Cresta

Vai verso sinistra, prendi il sentiero che lascia la vallata con l’orizzonte marittimo sulla sinistra, la vegetazione anche se un po’ rada ripara dal sole. Poco dopo giungerai all’abitato di Bargagli, il percorso taglia il paese intento nella propria vita, abituata al passaggio dei camminatori. Dopo il monumento degli alpini, comincia una breve discesa che porta alla strada asfaltata, prosegui fino ad incontrare un bar trattoria. Proprio a fianco prendi il sentiero seguendo la VM.

Il percorso sale deciso, si tratta dell’unico tratto del cammino un po’ esposto, nulla di proibitivo, con un po’ di attenzione arriverai in una mezz’ora al Colle de Badò. Qui abbiamo incontrato un vento forte, si tratta di un ottimo posto per fare una pausa se trovi riparo da aria e sole. Vai verso destra seguendo il percorso in cresta verso Case Becco. Sbucherai su una strada statale che ahimè dovrai percorrere per un lungo tratto (si potrebbe rivedere questo pezzo di cammino), non ti far distrarre dal mare sempre più vicino.

Salita al Colle de Badò
Verso Case Becco
La strada percorsa

L’asfalto dura una buona oretta, segui i cartelli per Uscio fino ad incrociare sulla sinistra l’indicazione della via del mare che si addentra su strade bianche molto più sicure per camminare. Venti minuti nel verde per raggiungere la chiesa del paese con relativa fontana. Anche la terza tappa è andata. 

Obiettivo

Tappa 4 – Uscio – Camogli (22km – 6ore +210mt – 650mt)

Colazione e ripartenza per uscire da Uscio, percorri la strada asfaltata verso destra seguendo sempre i cartelli VM. La strada sale lineare e costante tornando indietro, ti troverai sotto a destra l’abitato appena lasciato e la provinciale percorsa poco prima. Arriverai alla Colonia Arnaldi, centro benessere molto strutturato e ben tenuto. Anche se l’idea del relax ozioso balena nella mente, la missione di oggi è un’altra.

Colonia Arnaldi
Sempre più vicino

Dopo un breve tratto di asfalto si torna su un sentiero morbido e in mezzo alla vegetazione, la vista del mare è ormai costante e sempre più tangibile. Il sentiero è battuto, molti liguri camminano su questo percorso in cerca di spiazzi attrezzati per un pranzo all’aperto, noi abbiamo fatto questa tappa nel giorno di pasquetta e il “traffico” è stato intenso. Passerai prima il passo Spinarola e poi del Gallo, qui potrai osservare verso sinistra Rapallo e dalla parte opposta Recco.

Sei sul monte Orsena (615mt), verso la cui sommità parte una scalinata lunga che conduce al santuario di Caravaggio, meta pellegrina con panoramica notevole. Il sentiero prosegue nel bosco, troverai il bivio segnalato che conduce da una parte a Ruta di Camogli e dall’altra a Recco. Segui i due cerchi rossi che indicano il trekking dal centro di Ruta al santuario. Comincia una discesa sassosa impegnativa, ormai ci siamo le gambe andranno da sole.

Passo del Gallo
Sul Monte Orsena

Sbucando sull’abitato ti troverai di fronte la chiesa millenaria del sacro Cuore, luogo di culto risalente al XIII secolo ritratto dello stile romanico. Qui le indicazioni della Via del Mare proseguono per condurti a Portofino, se come noi hai scelto come termine della via Camogli, prendi l’Aurelia a destra e percorrila fino all’abitato. Arrivare al mare questa volta avrà tutt’altro sapore, la salsedine rimembrerà tutto il viaggio.

Camogli

Varianti

Se il punto di partenza è più che conclamato, la Via del Sale prevede una varietà di percorsi diversi in base alla scelta della meta finale. Prime due tappe sono valide per ogni variante, il terzo giorno alcuni concludono il cammino facendo una lunga tappa (28km circa) per arrivare a Recco o a Sori. Aggiungendo un giorno potrai giungere a Camogli o proseguire ancora per qualche chilometro per arrivare a Portofino.

Preparazione fisica

Sulla via del sale ci sono dei dislivelli impegnativi, soprattutto nella prima giornata. Il cammino è adatto a molti ma non proprio a tutti. Se siete sportivi non avrete problemi, dovete avere chiaro cosa vuol dire camminare per 20 km e più al giorno, farlo in salita (e discesa) su terreni non carezza piedi.

Se siete a digiuno di attività fisica provate qualche percorso, possibilmente in mezzo alla natura vicino a casa, testate la gamba e abituatela ai chilometri.

Non serve un allenamento per competere in un iron man ma un po’ di propensione alla fatica, aumentate la soglia di resistenza e il fiato, e lavorate sulla perseveranza: questi percorsi si compiono in larga scala grazie alla motivazione e alla voglia di farcela. Ti assicuro che diventerà dipendenza.

Camogli

Curiosità e pillole

  • I Canestrelli di Torriglia, fiore all’occhiello del paese e di una regione intera, sono dei biscotti dolci tanto semplici quanto buoni. Eccone una Ricetta.
  • Salario parola di origine latina che deriva proprio dal sale. I soldati dell’antica Roma venivano spesso retribuiti col prezioso bene, utile per la conservazione del cibo.
  • I Camogliesi sono dei dolci tipici di Camogli realizzati nel 1970 dal pasticcere Giacomo Revello. Sono dei biscotti alla crema o mandorlati, dei quali la variante più apprezzata è quella al rhum.
  • LaBagna Cauda è una ricetta del basso Piemonte che ha come ingrediente principale le acciughe. La storia vuole che il pesce giungeva nei territori sabaudi proprio grazie alle rotte commerciali istituite per trasporto e il commercio del sale.

Link Utili

Spiaggia di Camogli

Quattro giorni percorsi tra una Natura selvatica e burbera, attraversando un territorio ricco di scorci segna ricordi e di storia. Quattro province attraversate in pochi chilometri che ti faranno toccare con mano l’esistenza effimera di un confine, la consapevolezza che tutti abbiamo i propri luoghi del cuore, che chi passa per conoscere va accolto come un ospite gradito. La Via del Sale parla di mare e di monti, settanta abbondanti chilometri da godersi a pieno, gustando le prelibatezze del territorio, osservando dei luoghi che non vedresti mai se non camminando, cercando di carpire un po’ delle vite in altri contesti rispetto al proprio. Arricchirsi e migliorarsi, guardare da un’altra prospettiva, un processo per me necessario, rammentando che non è l’arrivo il piacere più grande ma il viaggio.

Buon cammino


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