Il Sentiero delle Espressioni: Arte e Natura nella Valle d’Intelvi

Abbraccio
  • Altitudine max- 1210 mt
  • Difficoltà – Escursionista
  • Dislivello – 370 mt
  • Territorio – Valle d’Intelvi
  • Rifugi – Agriturismo Pratolina – Rifugio Prabello
  • Periodo dell’anno – Tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 3,30 h

Vuoi recuperare il benessere mentale dopo una settimana da pendolare? Anche tu hai bisogno di stare in mezzo alla Natura per ricaricarti? Il sentiero delle Espressioni ti offrirà una giornata all’aria aperta, coniugando l’aria rigenerante della Valle d’Intelvi al fascino delle sculture lignee presenti sul tracciato. Un hiking pensato e realizzato con l’intento di far conoscere la tradizione di uno dei carnevali più caratteristici della Lombardia, inserendo le opere di artisti locali in un contesto boschivo, incastrando l’arte dell’uomo in quella della Natura. Allaccia le scarpe e prepara lo zaino.

Sopra L’Agriturismo Pratolina

Come Arrivare

Provenendo da sud: Direzione nord per andare a imboccare la Sp 35 (statale dei Giovi). Dopo circa 40 km, in zona Grandate, dovrai girare a sinistra in via Giuditta Pasta per immetterti sulla A9. Prendi l’uscita Lago di Como verso la SS340, alla rotonda inserisciti sulla terza via, costeggerai il lago alla sua sinistra. Arrivatɘ a Argegno dovrai virare sulla SP15/via Schignano, la strada comincerà a salire e dopo circa 7 chilometri sarai arrivatɘ alla località Posa 840mt, qui avrai modo di parcheggiare.

Parcheggio

Sulla strada potrai lasciare l’auto ai margini della carreggiata, non arrivare troppo tardi nel fine settimana altrimenti troverai piuttosto affollato.

Attrezzatura

Il percorso è semplice e adatto davvero a quasi tutti, non servono particolari dotazioni se non la base per un Hiking. Leggi l’articolo dettagliato e la lista degli articoli da portare quando si ha voglia di far andare le gambe.

Sentiero delle Espressioni

Località Posa

Scesɘ dall’auto raggiungi una piccola struttura in muratura dove sono posizionati diversi cartelli, uno marrone con scritta bianca indica il Sentiero delle Espressioni. Da qui parte subito una mulattiera con fondo cementato sino a un’abitazione, poi completamente sterrato. In una ventina di minuti arriverai all’Alpe Nava a quota 952mt, qui troverai una bacheca esplicativa del tracciato completo e delle sculture presenti.

Parte iniziale del Sentiero

Il primo tratto del sentiero è in leggera salita e con una visuale aperta, oltre alle prime sculture potrai ammirare i primi ampi scorci sulla Valle d’Intelvi. Proseguendo rientrerai nella vegetazione, molto verde e ombreggiante, la salita in questo tratto ha pendenze un po’ più impegnative ma nulla di proibitivo. In altri 20 minuti sarai all’Alpe Comana (1100mt), dove troverai l’Agriturismo Pratolina. La location è ottima per una sosta caffè, troverai comode panche con vista sulla Natura, qui volendo potrai prenotare il pranzo perché la struttura offre piatti tradizionali tipici dei rifugi lombardi, con il brasato e la polenta che svettano nel menù. 

Lasciato alle tue spalle l’agriturismo, segui i cartelli per la vetta del Monte Comana. La salita è costante, la pendenza impegnerà il fisico ma non temere, durerà poco. In meno di mezz’ora sarai sulla vetta della montagna a quota 1210 mt, qui la sosta è d’obbligo per ammirare le panoramiche sul lago, ripagherai la fatica consumata. Oltre le vedute sulle sinuose curve del Lago di Como, potrai osservare i monti del triangolo lariano, su tutti il Monte San Primo, riconoscerai anche le sagome del Resegone e della Grigna settentrionale.

Veduta dal Monte Comana

Scendi da Comana fino a incontrare il cartello che indicherà la continuazione del Sentiero delle Espressioni, verso il Roccolo del Messo. Il percorso è immerso nel bosco alternando brevi salite a lievi discese, perditi a osservare le sculture che incrocerai, l’armonia naturale con cui le opere sono integrate nel paesaggio circostante. Arrivato al Roccolo presta attenzione alle indicazioni, entrerai nella foresta della Valle Intelvi per camminare l’ultimo tratto del museo a cielo aperto.

Nella parte conclusiva sono realizzate le più recenti sculture, goditele prima di sbucare su dei prati fuori dal bosco in località Colma di Binate. Qui si conclude una mattinata passata in un contesto unico, un sentiero ben tenuto e indicato, impreziosito da una serie di sculture evocative e ben disposte lungo il percorso

Nel Bosco

Le Sculture

A Schignano nel 2010 si è costituita l’associazione M.A.S.C.H.E.R.A., la quale ha riunito diversi appassionati locali della scultura lignea. Il paese è difatti famoso per il suo carnevale, tra arte e tradizione la comunità locale si prodiga per organizzare ogni febbraio un carnevale iconico della comasca, apprezzato e frequentato da molti turisti. Particolarità sono le maschere di legno intagliate dagli artisti autoctoni, che realizzano queste opere secondo la linea guida di due macro categorie: i belli e i brutti, seguendo un canovaccio storico e ormai radicato.

Madre
Cacciatore

Da qui, la prolificità degli scultori locali ha portato alla realizzazione delle opere che caratterizzano il sentiero delle espressioni. Animali, folletti, cacciatori e mamme, molte sono le ispirazioni delle sculture lungo il tracciato, un percorso artistico dove le espressioni delle statue ti rimanderà a un mondo di fantasia degno di un bel romanzo del genere.   

Rifugio Prabello

Il rifugio Prabello è posto nelle vicinanze del Sentiero delle Espressioni, in prossimità del Sasso Gordona. Ricavato da un ex caserma della guardia di Finanza, divide la valle d’Intelvi da quella di Muggio. La struttura offre la possibilità di pranzare terminata la camminata, con un menù tipico dei monti comaschi e con prodotti del territorio. Il rifugio ha 25 posti letto per il pernottamento.

Valle d’Intelvi

La valle è delimitata a nord dal torrente Telo di Osteno che sfocia nel lago di Lugano, e a sud dal Telo, che alimenta il lago di Como. Totalmente nella provincia comasca confina a nord ovest con la Svizzera. La sua forma ricorda quella di una Y rovesciata, come picco a nord è capeggiata dal Monte Generoso, la cima più alta della zona, e a sud dai due laghi. I comuni più rilevanti sono Argegno che affaccia sul lago, e Lanzo d’Intelvi, comune prealpino situato a 900 mt e famoso per le attività invernali sulla neve.

Il Sentiero delle espressioni è il fiore all’occhiello tra gli hiking della valle d’Intelvi. 

Link Utili

Sito ufficiale del carnevale di Schignano.

Sito ben strutturato sul territorio della Valle d’Intelvi.

Il Sentiero delle Espressioni è un percorso raro nel suo genere, un connubio tra arte e Natura senza le pretese del grande museo, ma con l’autenticità di un territorio conservato con cura. La gente del luogo ha ben chiaro l’importanza della tradizione e il rispetto per un ambiente da conservare, motore di una vita semplice e poco incline al superfluo. L’indole genuina dei locali ha realizzato questo caratteristico tracciato, fruibile da chiunque non abbia particolari limitazioni. Prova il Sentiero delle Espressioni, riempire gli occhi di bellezza ti farà ridimensionare l’affanno degli impegni quotidiani.  

Prati alla fine del Sentiero

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La Via Francigena: dal Gran San Bernardo a Piazza San Pietro

La Francigena in Toscana

Il cammino italiano più famoso attraversa il bel paese dalla Val D’Aosta alla capitale. La Via Francigena comincia dal passo del Gran San Bernardo al confine svizzero e ti porterà in Piazza San Pietro, fulcro di una spiritualità radicata nei secoli. Un percorso nato per esigenze commerciali e sviluppatosi grazie ai pellegrinaggi, a una fede che portava i cristiani verso Roma, centro indiscusso della religione cattolica.

Oggi la Francigena è il “nostro” cammino di Santiago, 45 tappe che ti faranno vivere a ritmo lento tutte le bellezze e particolarità italiane, scenari naturali in cui immergersi armonicamente, una cultura artistica manifestata praticamente ovunque, una varietà culinaria impareggiabile e succulenta, e una umanità spesso dimenticata nella frenesia dei nostri giorni ordinari.

Meta Finale

Storia della Via Francigena

La storia della via ha radici profonde nel tempo. I primi reperti risalgono al quinto secolo, quando nei longobardi nacque l’esigenza di collegare Pavia con alcuni ducati del sud del paese (Spoleto e Benevento), scegliendo un tracciato riparato da eventuali aggressioni bizantine. Il percorso prese il nome di Via di Monte Bardone, il vecchio nome del passo della Cisa, e scendendo dal capoluogo lombardo scavalcava gli appennini stando lontano dalla più trafficata costa.

Tre secoli dopo i territori dell’Italia settentrionale vennero annessi al regno dei franchi e la strada cominciò a chiamarsi Via Francigena, omaggiando la popolazione occupante e denominando la via come il percorso originario dalla Francia. Si deve all’arcivescovo di Canterbury Sigerico, la prima relazione di viaggio intrapreso da Roma per tornare in Inghilterra. Egli descrisse le 79 tappe dell’itinerario, raccontando ospitalità e luoghi di culto attraversati, dando al percorso il primo sapore di pellegrinaggio.

Nei secoli a seguire la conoscenza della Via Francigena si diffuse tra i devoti e divenne battuta non solo da chi si recava nella futura capitale italiana, ma anche da chi mirava verso sud raggiungendo la Puglia per imbarcarsi verso Gerusalemme. La via venne sfruttata anche dai pellegrini che la percorrevano in direzione nord, con l’obiettivo spagnolo di una visita alla tomba di San Giacomo a Santiago di Compostela. La Francigena divenne così un passaggio obbligato per i pellegrinaggi più importanti d’Europa.

Pont-Saint-Martin

Datato al 1273 è il documento che attesta la nascita della variante d’ingresso in Italia dei viaggiatori che arrivavano dal nord ovest. Il monaco benedettino Matteo Paris narra un percorso che valicava il Moncenisio per attraversare la val di Susa e dirigersi verso Vercelli, dove intraprendere la via tracciata da Sigerico per Roma.

Col passare dei decenni il tragitto divenne il collegamento principale tra le zone più abbienti d’Europa, molti i passaggi commerciali che da nord passando per la Francia giungevano in Italia. Questo viaggiare creò una promiscuità culturale che fece bene all’identità europea, passaggi e conoscenza tra persone di retaggio spesso agli antipodi aprì le menti immergendo il continente in un medioevo ricco di bellezza artistica e culturale.

Dal tredicesimo secolo i percorsi verso Roma si diramarono in molteplici direzioni, creando una vera e propria rete di vie che fece perdere al percorso originario lo status di passaggio obbligato. Questo tramutò la denominazione Francigena non più identificativa di un solo tracciato, ma di una ramificazione stradale indirizzata verso Roma e il sud Italia.

Tappe Canoniche

Val D’Orcia
  1. Gran San Bernardo – Echevennoz – 15 km
  2. Echevennoz – Aosta – 14 km
  3. Aosta – Chatillon – 28 km
  4. Chatillon – Verres – 20 km
  5. Verres – Pont Saint Martin – 15 km
  6. Pont Saint Martin – Ivrea – 21,5 km
  7. Ivrea – Viverone – 20 km
  8. Viverone – Santhià – 17 km
  9. Santhià – Vercelli – 28 km
  10. Vercelli – Robbio – 19 km
  11. Robbio – Mortara – 14 km
  12. Mortara – Garlasco – 21,5 km
  13. Garlasco – Pavia – 25 km
  14. Pavia – Santa Cristina e Bissone – 28 km
  15. Santa Cristina e Bissone – Orio Litta – 16,5 km
  16. Orio Litta – Piacenza – 23 km
  17. Piacenza – Fiorenzuola – 32 km
  18. Fiorenzuola – Fidenza – 22,5 km
  19. Fidenza – Fornovo di Taro – 34 km
  20. Fornovo di Taro – Cassio – 21 km
  21. Cassio – Passo della Cisa – 19 km
  22. Passo della Cisa – Pontremoli – 19,5 km
  23. Pontremoli – Aulla – 32 km
  24. Aulla – Sarzana – 18 km
  25. Sarzana – Massa – 28,5 km
  26. Massa – Camaiore – 26 km
  27. Camaiore – Lucca – 26 km
  28. Lucca – Altopascio – 18,5 km
  29. Altopascio – San Miniato – 29 km
  30. San Miniato – Gambassi Terme – 24 km
  31. Gambassi Terme – San Gimignano – 13,5 km
  32. San Gimignano – Monteriggioni – 30,5 km
  33. Monteriggioni – Siena – 20,5 km
  34. Siena – Ponte D’Arbia – 26 km
  35. Ponte D’Arbia – San Quirico D’Orcia – 26 km
  36. San Quirico D’Orcia – Radicofani – 32,5 km
  37. Radicofani – Acquapendente – 24 km
  38. Acquapendente – Bolsena – 23 km
  39. Bolsena – Montefiascone – 17 km
  40. Montefiascone – Viterbo – 18 km
  41. Viterbo – Vetralla – 22 km
  42. Vetralla – Sutri – 24 km
  43. Sutri – Campagnano di Roma – 24 km
  44. Campagnano di Roma – La Storta – 23 km
  45. La Storta – Roma – 19,5 km

Come arrivare al Passo del Gran San Bernardo

Aosta è ben collegata dalla rete ferroviaria e autostradale. Giunto nel capoluogo valdostano ci sono dei bus che ti porteranno al passo, sono attivi solo nei mesi di Luglio e Agosto. Informati sugli orari perché ne partono pochissimi giornalmente, uno alla mattina e uno al pomeriggio.

Val D’Aosta

Prima di partire

Attrezzatura

Il cammino, indipendentemente dalla lunghezza che vorrai intraprenderne, ti dovrà per forza di cose far entrare nell’ottica di un minimalismo necessario. Dovrai avere sulle spalle solo l’indispensabile, leggi l’elenco e l’articolo dettagliato su cosa portare per un trekking di più giorni.

Preparazione Fisica

Camminare più di 20 chilometri per giorni consecutivi, implica un’attitudine alla fatica piuttosto sviluppata. In particolar modo è necessario un approccio mentale fuori dagli schemi quotidiani, saper rinunciare alle comodità e vivere di bisogni primari. Indipendentemente dalla quantità di giorni che vorrai percorrere, se sei unɘ sportivɘ parti avvantaggiatɘ, la tua muscolatura è pronta all’esercizio. Se al contrario la forza di gravità ti spinge spesso sul divano, riattiva la circolazione qualche mese prima di partire, non serve un allenamento specifico ma solo un po’ di abitudine al movimento.

In ogni caso, qualche camminata con lo zaino falla prima di partire, saggerai l’assetto con cui dovrai viaggiare ed entrerai nell’ottica di avere tutto quello che ti serve nello zaino. Non serve andare chissà dove, trova un parco nelle vicinanze o semplicemente esci di casa e comincia a camminare.

Credenziale

Obbligatoria per usufruire dei vantaggi offerti lungo il tracciato ai pellegrini. Innanzitutto le accoglienze a donativo e pellegrine chiedono obbligatoriamente la credenziale per l’ospitalità, mentre le strutture laiche applicano uno sconto ai camminatori provvisti. Anche molti ristoranti lungo la Francigena propongono menu pellegrini a 10/12€ per chi è “certificato”.

In fondo, se vorrai ottenere il Testimonium, dovrai presentare in Vaticano la credenziale timbrata nelle tappe effettuate. Diventerà una sorta di rito chiedere il timbro nei punti dove dormirai o nei passaggi (bar, ristoranti, ostelli) che incrocerai durante le ore di cammino. 

Ecco il Link per acquistarla online.

Segnaletica

La segnaletica lungo la via Francigena è fondamentale per mantenere la direzione corretta. I colori ufficiali del cammino sono bianco e rosso, un contrasto cromatico utile per notare i cartelli in zone con molta vegetazione o con condizioni di luce scarsa. Il segnale principale è l’adesivo bianco e rosso col pellegrino nero.

Adesivo più comune

Altri segnali:

  • Paletto in metallo con cartello giallo con disegnato il pellegrino
  • Cartello a forma di freccia su sfondo marrone con la scritta Via Francigena
  • Segnale di vernice con pellegrino e i soliti colori

Lungo il tracciato sono poste anche delle pietre miliari, le quali spesso presentano incisioni o scritte che indicano la distanza dalla partenza o verso una destinazione specifica.

Sono presenti dei cartelli informativi sul tracciato che stiamo percorrendo, con segnalati luoghi di interesso storico, fonti e distanze.

Gli adesivi bianco azzurri indicano il percorso in Mountain bike.

Applicazione

A complemento delle indicazioni sul percorso istalla l’applicazione sul telefono. L’app è ben fatta, ci sono le tracce GPS, le accoglienze e le fonti, in caso di dubbi o se da un po’ non vedi cartelli, potrai controllare lo smartphone per vedere se sei sulla retta via. Importante: scarica le mappe anche per la modalità offline, ci saranno dei punti dove non ci sarà campo, così potrai usare le tracce anche senza connessione.

Per Android – Per Apple

Percorso

Val D’Aosta

Colle del Gran San Bernardo

L’avventura sul cammino più storico d’Italia comincia dai 2473 mt del colle del Gran San Bernardo. Arrivato col bus, poche centinaia di metri ti separeranno dalla Svizzera e dall’ostello del colle, edificio dalla storia millenaria vero e proprio punto di partenza della via Francigena. Entra nella struttura e fatti mettere il timbro sulla credenziale, il primo non può mancare. Per gli amanti degli animali, a fianco dell’hospice si trova un allevamento di cani razza San Bernardo, anche questo memore di una tradizione che si perde nei secoli. Sul colle la quiete e lo scenario montano ti riempiranno di bellezza, un lago alpino dà ulteriore lustro all’ambiente: goditeli perché bisognerà entrare nell’ottica di far andare le gambe.

Partito, comincerai una lunga e spettacolare discesa per le alpi valdostane, montagne a cingere il paesaggio, prati verdi che fanno da tappeto, cascate che rendono il territorio florido e ricco di vegetazione, alberi che ossigenano la mente offuscata dalla fatica. Passerai dei caratteristici borghi come Saint Rhemy en Bosses e Entroubles, con le loro case di pietra e i tetti spioventi, ogni paesino ha un bar dove rifocillarsi, in ogni caso l’acqua su tutto il percorso valdostano non mancherà.

Le Alpi

La prima tappa termina a Echevennoz dove è presente un ostello, i chilometri non sono molti ma la discesa è molto impegnativa, valuterai tu se proseguire o fermarti. La strada continua in mezzo ai boschi, sempre in costante discesa, tieni conto che Aosta è a 583mt, quindi dal colle sono 1890mt di dislivello in discesa: le articolazioni verranno messe a dura prova. Costeggerai nella seconda tappa delle strutture in muratura chiamate Rus, canali che convogliano l’acqua per irrigare i campi coltivati.

Giunto ad Aosta ritagliati qualche ora per visitare il capoluogo, città di chiara matrice romana. La via Francigena riprende lungo il fiume Dora, i 27km che separano Chatillon sono piuttosto provanti, salite e discese si susseguono su tratti sterrati un po’ riparati e un po’ esposti. I punti dove sostare non mancano, la bellezza della Natura neppure. Da Chatillon parte una salita impegnativa che ti presenterà il conto di attraversare un territorio con tante splendide vedute. Passerai Saint Vincent e il castello di Saint Germain, a destra la vallata dove passa l’autostrada. Qui comincia una lunga discesa spacca gambe fino al comune di Verres, bel borgo tra tradizione e modernità.

L’ultimo tratto della Val d’Aosta è quello più immerso nella storia, attraverserai due antichi ponti, passerai il paese di Arnad con la sua chiesa in stile romanico risalente al XI secolo. Transiterai sull’antica strada consolare delle Gallie, percorso millenario che collegava la pianura padana alla Francia. Arrivato a Pont Saint Martin potrai godere di altre tracce evidenti dell’epoca romana, su tutte il vecchio ponte. Con L’ingresso a Carema, primo paese piemontese, si conclude una regione ricchissima di acqua, Natura bellissima e poco contaminata, storia che tramanda in parte la cultura della vicina Francia ma anche e soprattutto del bel paese. 

Alto Piemonte

L’ingresso nella regione è su una statale asfaltata che ti riporterà a una realtà urbana poco incline allo spirito del cammino. Per fortuna durerà poco, ti rimmergerai su sentieri sterrati lontani dal traffico, costeggiando la serra morenica d’Ivrea alla tua destra. Il rilievo, di origine glaciale, è una formazione morenica risalente al Pleistocene, la più grande in Europa del genere. Arrivato a Ivrea concediti un giro passando dal Duomo, dalla piazza di città e dal castello, vero e proprio simbolo del paese.

Ivrea

Riprendi la strada a ridosso della serra, attraversando borghi fermi nel tempo, il percorso è piuttosto lineare. Passerai il paese di Piverone e comincerai a salire per gustarti le panoramiche sul lago di Viverone. Anch’esso di origine glaciale, il lago offre una costa ricca di locali dove fare sosta e qualche spiaggia dove concederti un bagno refrigerante. Partito da Viverone affronterai una nuova parte di statale dove mantenere alta l’attenzione, passerai Roppolo col suo castello e Cavaglià col suo santuario. La Francigena prosegue morbida su strade campestri senza traffico fino a Santhià, città vercellese sensibile ai pellegrinaggi.

Il Vercellese

Passaggio tra le risaie

Santhià è un crocevia di cammini, da qui comincia quello di Oropa promosso e molto ben organizzato dal Movimento Lento, associazione locale che fornisce ogni informazione e organizza il flusso di questo tracciato. Dalla collegiata, chiesa romanica del XII secolo, riparte la Francigena in direzione San Germano Vercellese. I quasi trenta chilometri che separano la partenza della tappa a Vercelli, sono interamente pianeggianti.

Lo scenario tipico della zona sono le risaie, qui la coltivazione del cereale la fa da padrona, regalandoti degli specchi d’acqua a perdita d’occhio, non raro vedere una grossa varietà di uccelli sul tracciato. Vercelli è una città che merita un’ulteriore passeggiata, le sue chiese e il suo centro storico sono ben tenuti. Dal capoluogo si prende l’argine del fiume Sesia percorrendo tratturi ancora caratterizzati da risaie e campagna, si entra in Lombardia e il primo comune che incontrerai è Palestro. Da qui 5 morbidi chilometri ti porteranno a Robbio, fine della decima tappa canonica.

Vercelli

La Campagna Pavese

Lasciato il monastero di San Valeriano affronterai i 14 chilometri che ti faranno arrivare a Mortara attraversando la campagna della Lomellina. Il lungo passaggio che ti porterà verso gli appennini è tutto pianeggiante, e soprattutto quasi esclusivamente esposto. Se lo percorrerai nei mesi più caldi (in particolar modo) cerca di proteggerti con un copricapo e la crema solare.

La campagna pavese continua e ti porterà a Garlasco, fai sempre rifornimento di acqua nei centri abitati che troverai (Remondò e Tromello). Sul percorso troverai il Santuario della Madonna della Bozzola, eretto verso la fine del 1400, una visita è consigliata sia per gli spirituali che i non. Si va verso il capoluogo, la via è sempre campagnola tra coltivazioni, canali più o meno grandi e piccoli paesi. Entrato nel parco del Ticino troverai del refrigerio. La vegetazione è ricca, gli scorci sul fiume sono da immortalare, la fauna in questo tratto è notevole, molti volatili e qualche nutria.

Entrerai trionfalmente a Pavia dal ponte coperto, dirigendoti verso il centro città a cui dedicare un po’ di tempo. La Basilica di San Michele Maggiore e il Duomo le architetture religiose di maggior rilievo. Pavia è una città dal grande valore storico, passaggio di numerosi pellegrinaggi sin dai tempi antichi. Oltre la via tracciata da Sigerico, da qui comincia la Via degli Abati e si conclude un altro giovane cammino, la Via Francisca del Lucomagno.

Uscendo dalla città ti rimmergerai nella campagna del basso pavese tra sterrato e passaggi su strade asfaltate poco trafficate. 28 km ti porteranno a Santa Cristina e Bissone, comune al confine con la provincia di Lodi. Qui un ostello ti offrirà rifugio e riposo.

La Pianura Padana

La Francigena prosegue tra campi coltivati e non, con passaggi esposti e poche costruzioni. Vigneti sulle basse colline, qui si coltivano Croatina, Barbera, Pinot nero e Malvasia, passerai da Colombano dove è prodotto l’omonimo vino. Miradolo terme e il castello di Chignolo Po sono le realtà urbane più rilevanti. La tappa è molto gradevole, verso il finale il passaggio sul fiume Lambro tra il ponte moderno e trafficato e l’antico transito. Orio Litta ospita Villa Litta Carini ed è l’ultimo fine tappa lombardo.

Orio Litta

Si va verso il Transitum Padi, dove chiamando un giorno prima si può andare sull’altra sponda del Po con un piccolo traghetto, questo il numero di riferimento: 0523 771607. Alternativa meno affascinante è costeggiare il grande fiume su strade sterrate, sino all’ingresso in Emila Romagna nella città di Piacenza. Il capoluogo di nascita romana ha attraversato la storia d’Italia da protagonista, fu definita la città primogenita d’Italia, grazie a un plebiscito con il quale i cittadini chiesero l’ammissione al Regno di Sardegna antesignano del Regno d’Italia. Piacenza è ricca di monumenti, la consueta passeggiata defatigante è implicita.

Piacenza

Una tappa lunga la successiva che si addentra per le campagne piacentine uscendo dalla periferia sud della città. Passato il fiume Nure arriverai al paese di Pontenure, la strada è ancora lunga, bevi qualcosa e riposati un po’. Quasi 32 chilometri per arrivare a Fiorenzuola, su lunghi tratti asfaltati che avranno provato le tue calzature e il loro contenuto a te più caro. Proseguendo troverai l’abbazia di Chiaravalle della Colomba a pochi chilometri da Fiorenzuola. La 18° tappa è l’ultima completamente in pianura prima dell’appennino, 22 chilometri per giungere a Fidenza, con il suo Duomo e il palazzo comunale

Appennino e la Cisa

Il percorso esce da Fidenza e per i primi 5 chilometri rimane in pianura, poi qualche strappo collinare testerà la tua forma fisica. Comincerà a intravedersi qualche scorcio panoramico dall’alto, campi coltivati e paesini di campagna. La diciannovesima tappa è lunga e faticosa (34km), ricorda sempre di fare il pieno d’acqua appena possibile, in questi tratti le fonti sono rare. Le ascese non sono ancora montane ma arrivato a Fornovo a fine giornata i dislivelli percorsi si faranno sentire. Riposa a dovere e goditi il bel borgo.

Gambe e cuore per una delle tappe più impegnative della Francigena. Inizierai da subito a salire, un lungo tratto di provinciale prima di fare sul serio. L’ascesa è lunga e costante, passerai i paesini di Terenzo e Bardone e il castello di Casola, la fatica svanirà la voglia di fare il turista. Il tracciato entra nei boschi e almeno il caldo sarà mitigato. Uscito dalla vegetazione un ultimo chilometro su asfalto per arrivare all’ostello di Cassio, un’accoglienza speciale.

Uscita dal paese ancora sulla statale della Cisa, le visuali sono molto belle ma non farti distrarre troppo poiché sarai ai margini della strada. Ti addentrerai nel bosco su sentieri ben tenuti per arrivare a Castellonchio, borgo da cui dopo un’abbondante oretta di cammino giungerai a Berceto. Concediti una lunga pausa per dare un’occhiata e fare rifornimento alle borracce nella fontana centrale del paese, l’acqua è buonissima. Rinvigorito riparti convinto perché ti aspettano 300 metri di dislivello lungo la salita verso il Monte Valoria. Il percorso è tra la vegetazione, quantomeno non soffrirai il sole diretto. Risbucato sulla statale, se devi andare all’ostello, prendi a destra non andare verso il Passo della Cisa. Lo attraverserai dopo un paio di chilometri il giorno successivo.

Lunigiana

Porta Toscana della Francigena

Superato il passo, lascia la statale e sali una ripida scalinata che porta a una chiesetta. A fianco, la porta Toscana della Francigena sancirà l’ingresso nella regione. Ancora una breve salita e per un tratto ti ritroverai completamente nei boschi, fino a giungere a una splendida apertura sulla valle. Un respiro ampio con panoramiche da ricordare. Comincia la discesa, lunga e impegnativa fino a Groppolo. Tra ulivi, ruscelli attraversati su ponti di legno e terreno pietroso, supererai qualche piccolo paese prima di un ultima salita fino al passo della Crocetta. Discesa finale bella tosta per arrivare Pontremoli, borgo medievale ricco di viuzze interessanti.

Uscirai dal paese su un bel ponte in pietra che trasuda storia, un brevissimo passaggio sull’Aurelia e la via virerà a destra verso la campagna della lunigiana. Camminerai nella vegetazione tra la statale e il fiume Magra, una tappa lunga che attraverserà paesi pittoreschi e ben tenuti, su tutti Filattiera e Filetto, tra chiese antiche e vie con molti edifici in pietra. Entrerai ad Aulla da un ponticello sul Magra, occhio all’ultimo tratto con qualche attraversamento trafficato.

Massa

Una tappa non lunga ma con qualche salita impegnativa la 24°, quasi tutta su sentieri immersi nella vegetazione attraversando paesini fermi nel tempo e affascinanti. Si entra in Liguria, arrivato a Sarzana fai un giretto per la città che ospita ogni anno il festival della mente, prima rassegna europea dedicata alla creatività. Lasciata la bella cittadina spezzina, prosegui su strade periferiche piene di marmisti (qui le cave sono molto vicine) arrivando all’area archeologica di Luni, antico porto romano sotterrato, dove i pellegrini si imbarcavano per Santiago. Passerai Avenza e salirai dolcemente sulle colline piene di vigneti, dalle quali avrai scorci suggestivi sulle alpi Apuane e sul mare. Dopo quasi 28 chilometri concluderai la tappa arrivando nel centro storico di Massa, dove è situato un grande ostello.

Lucchesia

Pietrasanta

Usciti dal capoluogo toscano si sale fino a 200mt di altitudine sulle colline lucchesi verso Montignoso. La tappa è ricca di arte, già nel primo tratto possiamo trovare qualche scultura lungo il tracciato, ma è arrivando a Pietrasanta che si ha la sensazione di vivere una mostra a cielo aperto. Il comune vanta numerose gallerie d’arte, la presenza negli anni di artisti importanti come Mirò, Pomodoro e Botero per citarne alcuni, ne ha fatto un fulcro creativo unico che si manifesta anche con le numerose opere presenti in città. La via riprende la sua natura rurale su sentieri poco lontani dagli abitati, per concludere la tappa a Camaiore, dove meritano una visita la Badia e la Pieve.

Si procede verso la parte sud del comune per rimmergersi verso la campagna, comincia una salita morbida verso il monte Magno, dopo aver scollinato ti aspetta un tratto impegnativo sulla provinciale, come sempre massima attenzione. La Tappa è comunque molto verde, passerai da Valpromaro dove un albergue nostrano ti accoglierà per una sosta molto piacevole. Attraverserai il fiume Serchio per entrare da una porta medievale nella meravigliosa Lucca, uno dei fiori all’occhiello del cammino.

Lucca

Fuori dalla città ti ritroverai su un lungo tratto periferico dove l’asfalto la fa da padrone, arriverai a Capannori (qui c’è un bellissimo ostello) e poi a Pozzeveri. La 28° tappa passa per pochi sentieri nel verde, i venti chilometri per giungere a Altopascio li farai soprattutto su strade secondarie con traffico veicolare. Un castigo asfaltato prima della verdissima meraviglia.  

Cuore Toscano

Dal comune lucchese prosegui la via solcando l’antica traccia, ti allontanerai dall’abitato verso la campagna, qui gli ulivi e la vegetazione daranno riparo in caso di sole cocente. Terminata la boscaglia comincia a vedersi qualche casolare, sarai a Ponte a Cappiano, paese che ha come fulcro l’antico ponte voluto dai Medici nel medioevo. L’edificio che si innalza dall’opera ospita un accogliente ostello.

Ti addentrerai in un sentiero aperto lungo un canale, con campi a destra e sinistra, in 4 chilometri arriverai a Fucecchio, attraversando il suo centro storico uscirai gradualmente dall’abitato per dirigerti verso l’argine dell’Arno. Superato il fiume, dopo un’abbondante oretta di cammino ti troverai nel comune San Miniato, un ultimo sforzo in salita e sarai nel cuore antico di un paese che trasuda storia con le sue costruzioni basse, fotografia dei secoli passati.

Sceso il colle arriverai su una provinciale poco trafficata, per un’oretta l’asfalto consumerà le tue scarpe, ma non disperare. Uno strappo in salita e l’indicazione ti segnalerà di andare a destra. Inizia qui uno dei tratti più belli di tutta la via Francigena, un tratturo a mezza costa sulle colline della Val D’Elsa, morbidi sali e scendi con panoramiche sui sinuosi campi a perdita d’occhio, casolari incastonati perfettamente in un immaginario da Mulino Bianco, verde giallo e marrone sotto, bianco e blu sopra, una tavolozza cromaticamente perfetta.

Verso Gambassi
Colline Toscane

Fuori da questo idillio naturale rientrerai nei ranghi facendo i conti con l’unica nota dolente di una tappa bellissima, la mancanza di ristori e punti acqua, un’ambita fontanella si trova solamente alla Pieve di Coiano. Comincia una salita dolce, tra ulivi e poche costruzioni, il percorso si conclude a Gambassi Terme, uno splendido ostello molto frequentato ti darà ristoro e compagnia.  

Dai 325 mt di Gambassi si scende il colle su un itinerario sempre molto affascinante, una strada bianca ben tenuta tra poggi e campi. Filari di ulivi ti accompagneranno a Pancole, piccolo paese dove è possibile fare rifornimento, da qui una ripida salita ti porterà alla Pieve di Cellole, troverai un monastero in stile romanico che merita una visita. Ultimi 4 chilometri quasi a prendere la rincorsa su una lunga discesa per arrivare all’ascesa finale verso uno dei borghi più belli del nostro paese, San Gimignano.

Uscito dalle mura che cingono il gioiello, un piccolo tratto di asfalto per riprendere il cammino tra colli coltivati e splendidi paesaggi, arriverai a Colle Val D’Elsa col suo castello. C’è la possibilità di percorre una variante che passa per Quartaia, pensata per godere di altri bellissimi scenari naturali. Il percorso continua in un parco fluviale, poco dislivello e tanta vegetazione, un piccolo guado impreziosirà il cammino. Passata Gracciano, paese con tutti i servizi, arriverai alle Caldane, antiche terme di matrice etrusca. Una evocativa (e molto bella) strada di campagna attraversa il territorio di Abbadia Isola, inizierai a vedere le mura dell’arrivo sulla collina. Una ripida e fiaccante salita ti condurrà al centro storico di Monteriggioni, paese fortificato con la sua corona di torri, all’interno una piazza con molti locali.

Siena e la Val D’Orcia

Lasciato il centro del borgo si scende verso la campagna, qui il terreno è rosso e argilloso, l’accostamento col verde della vegetazione e l’azzurro del cielo rende alle istantanee un effetto assicurato. Morbide salite e piacevoli discese ti portano all’antico paese abbandonato di Cerbaia e ai castelli della Chiocciola, lo scenario ha il sapore di medioevo e di natura, dove l’uomo ha semplicemente pennellato con gusto. Un ultimo tratto di bosco e di colli coltivati ti porteranno a porta Camollia, per un entrata trionfale in una delle città più belle d’Italia. Se non sei mai stato a Siena cerca di arrivare presto e di godertela il più possibile, ogni angolo è meritevole.

Torre del Mangia

Dalla periferia sud di Siena attraverserai una porta che ti condurrà verso la campagna, ricomincia il sognante scenario di morbidi colli appoggiati, balle di fieno e appezzamenti perfettamente legati tra loro. La strada sterrata segue l’andamento del fiume Arbia, calcando il passo attraverso i paesi che sorgono nella sua valle, Isola, Monteroni e Quinciano. Campi di girasoli saranno il pubblico per la parte finale della tappa, attraverserai il ponte e sarai nell’abitato di Ponte D’Arbia.

Se partirai di buon mattino, sui colli nel primo tratto della 35° tappa potrai goderti un’alba da ricordare per sempre. Tracciato morbido fino a Buonconvento, graziosa località senese con un bel centro, da qui una leggera salita ti porterà alla quota giusta per immergerti negli splendidi paesaggi della Val D’Orcia. Filari di cipressi seguono l’andamento delle strade bianche, donando alla vista l’idea di guardiani attenti all’integrità di una Natura dipinta da secoli. Il percorso è esposto, riparati dal sole e fai il pieno di acqua nei paesi attraversati, come Torrenieri. Un lungo tratto di vecchia Cassia per tornare su sterrato in leggera salita verso San Quirico D’Orcia, uno dei borghi più caratteristici attraversati dalla Francigena.

Radicofani in lontananza

La tappa numero 36 è una delle più temute dai pellegrini per la sua lunghezza (33km) e per la lunga salita finale. Il primo tratto ti porterà a Vignoni alta frazione appena sopra Bagno Vignoni. Qui troverai un’enorme vasca posta al centro del paese, la quale nell’antichità veniva utilizzata per pratiche termali. La traccia prosegue nel cuore della Val D’Orcia, su poggi che ti riempiranno gli occhi di ampie panoramiche. Attraverserai dei guadi, innocui in estate, incrocerai la Cassia vicino al paese di Gallina, comodo rifugio per chi vuole spezzare la tappa. Cominciano i dieci chilometri finali, vedrai Radicofani in alto sulla destra e ti sembrerà ancora parecchio lontana. La salita è costante, senza tregua e con lunghi tratti asfaltati, ma con pazienza e passo regolare arriverai agli 814mt di fine tappa, in un paese ospitale e abituato a dar ristoro ai pellegrini assetati e affamati.

Tuscia

Una lunghissima e panoramica discesa, distese di campi coltivati sui colli, greggi e strade bianche ti condurranno sulla Cassia, statale che ti accompagnerà per un lungo tratto. Alcuni passaggi sono proprio sulla banchina, fai attenzione e segnala la tua presenza. C’è la possibilità di una variante che passa per Proceno ed è riparata dal traffico, ma comporterà qualche chilometro in più. Entrerai nel Lazio con un cartello ben evidente in zona Centeno, ancora statale fino a immetterti in una strada secondaria che con una leggera salita ti porterà a Acquapendente.

Il percorso sale lievemente di altitudine tra strade di campagna secondarie, ti riallaccerai con la Cassia per arrivare a San Lorenzo Nuovo, paese con tutti i servizi necessari per una sosta. Usciti dal comune cominceranno a intravedersi gli scorci sul lago, la strada diventerà molto piacevole anche per l’obiettivo acquatico sempre più vicino. Bolsena sa di vacanza, un tuffo rinfrescante, un drink sul lungolago e un giro per il borgo dall’anima ricca di storia italiana. Da vedere La basilica di Santa Cristina, coi suoi tre campanili a dar lustro a un monumento di grande interesse storico.

Nella 39° tappa percorrerai 16 chilometri gradevolissimi, salita morbida e costante lungo le colline a est del lago di Bolsena, tra boscaglia e sentieri esposti gli scorci saranno indimenticabili. Arriverai a Montefiascone, matrice etrusca e lineamenti medievali, sarai a 100 chilometri da Piazza San Pietro. Aneddoto: nel 1111 Enrico V, ultimo imperatore del Sacro Romano Impero, stava raggiungendo Roma in compagnia del vescovo Defuk, esperto di Vino. Questi mandò in avanscoperta il coppiere Martino col compito di scovare vini prelibati, il segno di riconoscimento concordato era quello di scrivere la parola Est (abbreviazione di est bonum) fuori dal locale dove si trovava il buon vino. Giunto a Montefiascone, il lacchè trovò un vino talmente buono che scrisse Est per ben tre volte.  

Lago di Bolsena

Una costante discesa da quota 600 in un tracciato collinare tra campi e uliveti, percorso leggiadro e rilassante. Giunto in pianura troverai le terme del Bagnaccio, struttura organizzata con piscine e pozze d’acqua termale con un occhio di riguardo ai pellegrini (con la credenziale si paga una quota simbolica d’ingresso). Rilassato e pacifico mancherà poco a Viterbo, entrando dalla zona nord e periferica ti addentrerai nel centro storico medievale di grande impatto, con il quartiere San Pellegrino custode di una storia millenaria.

Montefiascone
Meno 100 km

Uscito dalle mura in direzione sud ti addentrerai su una strada circondata da rocce di tufo, antiche grotte naturali rievocheranno epoche ormai lontane. Il percorso si riapre verso la campagna tra strade bianche e brevi tratti asfaltati, attraverserai il borgo di San Martino al Cimino. Ultimi chilometri per lo più tra i boschi per entrare nella cittadina di Vetralla, non lontana dal lago di Vico.

Un breve tratto di provinciale prima di addentrarti nella Natura, che ti regalerà un pieno di ossigeno fresco. Attraverserai campi di alberi da frutto, da ammirare senza lasciar traccia del proprio passaggio. Tra alberi secolari e gli antichi ruderi di un monastero (le Torri D’Orlando), arriverai nel paese di Capranica, unico punto sosta con servizi della giornata. Ripreso il cammino percorrerai un altro tratto nella vegetazione, fitta e refrigerante, piccoli sentieri e ponticelli di legno. Lo scenario si apre su un importante rilievo di tufo dove è situata la fine della tappa, il bellissimo borgo di Sutri, perla poco famosa pregna delle sue radici etrusche. Dopo il meritato riposo qualche ora da turista impreziosiranno il tuo cammino.

Relax a Sutri

Provincia Romana

Ripartendo dall’anfiteatro in breve sarai nella campagna romana, terreni coltivati e non, in un percorso esposto e senza ombra. Arrivato a Monterosi avrai l’occasione per rifocillarti prima di rimmergerti sulla strada bianca che attraversa i campi e conduce alle cascate del monte Gelato, grande oasi molto frequentata dagli amanti delle gite. Seconda parte della tappa nel parco del Veio tra alberi bassi nell’assolato alto Lazio, in lontananza vedrai l’abitato. Ultimo tratto con una ripida salita che porta a Campagnano di Roma.

Campagnano di Roma

Punto panoramico sulla campagna prima di rientrare nel parco, troverai la pietra miliare che segna i 36 km alla tomba di Pietro. Tra strade periferiche e tratturi bianchi arriverai a Formello, punto ristoro col suo centro storico rurale e medioevale. Ripreso il cammino sarai di nuovo tra i campi, il sentiero è lineare e piacevole, in una decina di chilometri incrocerai Isola Farnese. Passato il paese ti troverai sulla Cassia e poco dopo giungerai a La Storta, ormai sei nella periferia nord di Roma.

Lungo tratto di statale, ci sono i marciapiedi ma fai sempre molta attenzione, la strada è molto trafficata. Le indicazioni ti porteranno a destra, in breve entrerai nel Parco dell’Insugherata. La riserva è selvaggia e un po’ abbandonata, il sentiero si insinua tra la vegetazione, a volte dovrai spostare i rovi, ma l’obiettivo vicino ti farà dimenticare il disagio.

Uscito dal parco entrerai nel quartiere, dopo poco sarai su Via Trionfale. Ultimo stralcio di vegetazione nel parco di Monte Mario che ti regalerà una terrazza panoramica sulla città eterna, un momento intenso per ricordare tutta la strada percorsa. Ultima discesa Francigena e sarai di nuovo tra le strade di Roma, un’oretta ancora di cammino per giungere in Vaticano. Passa le colonne, l’apertura della piazza e la basilica di San Pietro alla tua destra segneranno la fine del percorso, rilasciando un’emozione indelebile da conservare con cura.

Arrivo

Acqua e Ristori

Il consiglio principale per un cammino e quello di partire sempre con le borracce piene (e qualcosa da mangiare). Attraverserai molti abitati, quindi generalmente i posti dove far rifornimento non mancheranno, si va dall’abbondanza di acqua in Val D’Aosta a tratti dove le fonti sono più rare (alcuni passaggi in pianura padana). In caso di necessità, ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutarti, mi è capitato più di una volta che gente del posto mi regalasse una bottiglia di acqua. Ovviamente l’esigenza di idratarsi varia in base alla stagione, la quota giusta da portarsi è 1-1,5L di acqua nello zaino.

Piazza San Pietro

Anche per quanto riguarda il cibo non avrai molti problemi. L’accortezza è quella di partire con qualcosa di facile digestione e discreto apporto calorico per ogni evenienza. Io mi porto sempre della frutta secca e dell’uva passa per gli snack lungo il percorso, in alternativa delle barrette energetiche o dei gel di carbo. Consiglio di rimanere leggeri mentre si cammina, conservando la gola per fine tappa quando poserai lo zaino.

Ti consiglio l’applicazione Fontanelle d’Italia, che grazie alla geolocalizzazione ti mostrerà le fontanelle presenti in zona (ovviamente non è un censimento completo).

Per Android – Per Apple

Accoglienze

Il percorso è organizzato per il passaggio in luoghi dove vi è almeno una struttura per il riposo. Non sarai sul cammino di Santiago dove ogni 5 chilometri si trova un ostello dove fermarti, in alcune tappe della Francigena le alternative saranno obbligate. Sulla guida e in rete potrai trovare degli elenchi delle accoglienze attive, da verificare sempre con una telefonata. Dall’accoglienza pellegrina, solitamente a donativo o prezzo calmierato, dove è necessaria la credenziale, agli ostelli, alcuni dei quali davvero ben tenuti e gestiti (ad es. Massa, Siena, Vercelli), ai B&B e agli appartamenti affittati, insomma potrai trovare il giaciglio adatto a ogni esigenza.

Io non ho mai avuto problemi per trovare da dormire, sono partito prenotando tutto per tempo nella prima settimana, scoprendo poi che il cammino ti farà cambiare programma più volte, in base a quanti chilometri ti senti di fare e soprattutto alle persone che incontrerai lungo la strada. Quindi non pianificare troppo, un posto dove dormire lo troverai sempre e il flusso dei tuoi passi ti porterà a scoprire che l’imprevisto spesso diventa opportunità.

Alba a Radicofani

In Tenda

La legge consente e tollera il bivacco in Italia, nei luoghi non è espressamente proibito. Puoi piantare la tenda dal tramonto all’alba lontano dai centri abitati, e fuori dalle aree protette. Lungo la via Francigena troverai delle zone attrezzate al campeggio, anche alcune strutture ti daranno la possibilità di piantare la tenda nei loro spazi esterni, anche se a dir la verità non sono molte le situazioni di questo tipo.

Il viaggio in tenda aumenta la sensazione di libertà, grazie al contatto costante con la Natura, ma dovrai pagare il dazio di un peso ulteriore sulle spalle. Tenda, sacco a pelo e fornelletto, se vorrai anche pasteggiare all’aria aperta, implicano almeno un paio di chili in più nello zaino. Altro fattore da tener conto per i camminatori in tenda, sono i servizi, se bivaccherai avrai il problema doccia da risolvere, dovrai comunque in qualche modo appoggiarti a delle strutture. Se sei al primo cammino ti consiglio di viaggiare più leggerɘ e riposare su un letto

Mezzi Pubblici

Su tutto il tracciato c’è la possibilità di avere il supporto dei mezzi pubblici. Se deciderai di fare solo un tratto della via o se avrai necessità di interrompere il cammino, potrai ritornare più o meno comodamente al punto di partenza. Molte città e paesi hanno la stazione ferroviaria, altri contesti più piccoli dei bus dove raggiungere la città più vicina. Ovviamente informati sempre sugli orari, alcuni tratti lontani da grandi centri abitati hanno dei collegamenti poco frequenti, non temere comunque, non sarai mai isolato.

Testimonium

L’attestato che ti farà ricordare tutti i chilometri percorsi e l’emozioni provate. Il viaggio ti rimarrà sempre nel cuore indipendentemente dal quadretto, ma vederlo appeso è un bel monito a investire denaro per vivere belle esperienze invece che beni materiali. Il Testimonium lo potrai ritirare nell’ufficio in Vaticano, mostrando la credenziale timbrata almeno nei 100 km finali.

Link Utili

Un viaggio incredibile

Un’esperienza che ti cambia la vita, frase inflazionata di questi tempi, ma azzeccata per quanto riguarda la mia Via Francigena. Con pochi accorgimenti e budget limitato potrai vivere delle giornate intensissime, attraversando luoghi impossibili da scoprire se non viaggiando a piedi. Il nostro paese è ricco di bellezza, una Natura a tratti incontaminata emozionante per le sue linee armoniche, l’arte presente quasi ovunque che troverai dalle piccole chiese dei paesini ai famosi monumenti delle città, la varietà culinaria che ci contraddistingue nel mondo.

L’elemento che ti farà aprire il cuore e immagazzinare spirito positivo sarà l’umanità, spesso dimenticata nelle corse di routine quotidiana e che riscoprirai andando lentamente, senza grosse preoccupazioni. La gente che incrocerai sarà spesso pronta a tenderti una mano, da darti un po’ d’acqua a una semplice indicazione, persone che ti inciteranno e faranno il tifo per te, capendo che il tuo non è un viaggio da turista ma un’esperienza più intima.

Buon Cammino

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Abbigliamento per il trekking: tutto quello che c’è da sapere

Liguria ’18

Dopo l’elenco generale, in questa pagina ti descriverò, articolo per articolo, come valutare la scelta dell’abbigliamento per il trekking anche in base alla durata del percorso che vorrai affrontare.

T-Shirt per camminare

Che sia in estate o in inverno una maglietta come primo o unico strato superiore la metterai sempre. Nel proprio armadio di abbigliamento da trekking, qualcuno predilige le camicie, io sinceramente no, mi sento più libero nei movimenti con una T-shirt. Si possono trovare degli ottimi prodotti a pochi euro, importanti sono la traspirabilità e la capacità di asciugarsi velocemente, per questo delle magliette tecniche sono l’ideale. Ne esistono di dedicate per il trekking che costano un po’ di più, io uso quelle con cui solitamente corro.

Con una decina di euro si hanno indumenti di buon livello, efficaci per il camminare anche con abbondante sudorazione. Anche per gli hiking in giornata consiglio di portare una maglietta di ricambio, poco salutare (e social) rimanere pezzati una volta arrivati, quando riprendiamo l’auto o il treno tornare a casa. Per quanto riguarda i lunghi cammini tre è il numero perfetto, compresa quella che si ha indosso. Anche se stiamo via più settimane riusciremo quasi sempre a dare una ripulita alle magliette sporche, grazie alle strutture dove alloggeremo dotate di lavabi dedicati e al sapone di Marsiglia portato da casa. Alcune accoglienze sono provviste di lavatrici a gettoni.

T-Shirt per la notte

Le t-shirt tecniche sono ideali per il giorno ma per il sonno ristoratore consiglio una maglietta di cotone, non servono particolari caratteristiche, va benissimo una che solitamente usi nel quotidiano. Il comfort del cotone allevia il contatto con la pelle, sono più comode e meno attillate con conseguente maggior libertà di movimento. Anche a livello psicologico dormire con un capo differente da quello usato per la fatica, favorisce lo stacco mentale e il conseguente riposo.

Sentiero del Viandante

Pile o Felpa

Anche d’estate potrai soffrire il freddo, in particolar modo se ti troverai sopra i sette/ottocento metri. Mentre cammini in una giornata di sole difficilmente ti servirà un indumento che riscaldi, ma una volta fermo durante il relax serale tornerà spesso utile. Pur non amandolo, il pile è un tessuto leggero che mantiene il calore corporeo, non serve anche qui spendere troppi euro se viene usato per il relax serale o per dormire. Il discorso cambia se utilizzerai il capo durante il cammino, qui occorrerà comprarne uno con caratteristiche di traspirabilità onde evitare condensa ed eccessiva sudorazione, dovrai spendere qualcosa in più. In alternativa una più stilosa felpa è sempre apprezzata, con la controindicazione che occupa più spazio nello zaino, ma d’altronde per un outfit di livello dovrai pagare dazio

Pellegrini sulla Francigena

Pantaloncini Corti

Un po’ come Tomas Milian io soffro il freddo quasi esclusivamente nella parte superiore del corpo (a parte i piedi che sono una delle prime parti che si raffreddano). In generale, tralasciando i mesi più freddi, prediligo i pantaloncini corti, comodi e ben areati, forniti di un paio di tasche con zip (più pratica) o con bottoni per chiuderle. Occhio al contesto, se sai che camminerai in una vegetazione fitta e con rovi è consigliabile utilizzare dei pantaloni lunghi, così come se hai una pelle molto sensibile al sole, che esposta ai raggi per molte ore e più giorni potrebbe irritarsi e compromettere il tuo cammino. Nell’ultimo caso l’ideale è alternare lunghi corti, in ogni caso ognuno conosce il proprio corpo e le sue reazioni, l’importante è ascoltarlo sempre.

Pantaloni Lunghi

Come già esposto nei trafiletto precedente, i pantaloni lunghi sono ideali per proteggerci in alcune situazioni dove le nostre gambe possono essere esposte ad agenti esterni. Importanti in inverno per il clima rigido, sono sempre da mettere nello zaino anche nelle altre stagioni, un piccolo peso in più per ogni evenienza. Esistono modelli con pratiche zip per togliere la parte inferiore delle gambe passando da gamba lunga a corta, per un pit stop veloce nelle giornate con escursione termica rilevante sono molto pratici. Come per tutto il tuo abbigliamento per il trekking, anche qui comodità, leggerezza e traspirabilità sono fondamentali, dei pantaloni tecnici discreti possiamo acquistarli per 35/40€, comprensivi di pratiche tasche laterali e dietro. Sono un amante delle tasche, ma evito di riempire troppo quelle sui pantaloni per non limitare il movimento, di solito tengo solo lo smartphone e un pacchetto di fazzoletti.

Mutande

Come per quanto riguarda le magliette e le calze, la quantità ideale per i cammini di più giorni è tre, compresa quella che indossiamo. Esistono pantaloni sia corti che lunghi con la mutanda integrata, concepita per evitare sfregamenti e irritazioni, sinceramente non li ho mai provati. Uso dei boxer in cotone normalissimi, non ho particolari problemi, l’importante e che siano aderenti.

Via del Sale

Calze

Per più giorni di trekking la solita regola delle tre paia, compresa quella indossata. Sulle calze, come sulle scarpe, non dobbiamo risparmiare, tieni conto che terranno al riparo il tuo motore quotidiano, i piedi. Dovranno prevenire vesciche e irritazioni, importante avere rinforzi su tallone e dita. Sconsiglio calze troppo corte, poiché alla lunga entrerà di tutto, sassolini, terra, foglie…5/10 centimetri sopra la caviglia bastano. Con 7/8 euro si possono acquistare dei buoni calzini tecnici adatti al trekking.

Giacca Antipioggia

Fondamentale nel tuo abbigliamento da trekking. Ovviamente noi guardiamo le previsioni prima di partire, ma dopo qualche giorno di cammino, con lo spirito che la prende con maggiore calma e un po’ come viene, magari non baderemo al meteo. Importante è avere nello zaino una giacca waterproof, nel caso venissimo sorpresi dalla pioggia. Qui lesinare troppo sul prezzo ti porterebbe a un prodotto che magari ripara dall’acqua ma ti lava completamente all’interno, non traspirando e facendoti sudare copiosamente. Consiglio quindi di spendere qualche euro in più per un prodotto tecnico e più duraturo.

Vercellese

Cappello o Bandana

Il cappello, con visiera o falde, ti ripara dai raggi solari e produce anche un po’ di ombra su faccia e collo. La bandana ripara esclusivamente la testa dal sole diretto, ma fa molto più battaglia. La tolleranza al sole e il gusto personale, influenzerà la tua scelta, se vorrai ottenere la massima copertura consiglio un cappello da pescatore o alla Indiana Jones, esiste addirittura qualcuno che cammina con l’ombrello. In ogni caso ti servirà sempre un indumento che protegga il capo dal sole, in ogni condizione atmosferica e a ogni latitudine.

Occhiali da Sole

Come la tua testa, anche e forse più, gli occhi vanno riparati. Stare diverse ore sotto i raggi solari senza riparo ti farebbe venire un taglio di occhi alla Clint Eastwood permanente, che per quanto fascino possa donarti, comprometterebbe la vista e il quotidiano. Per gli occhiali anche qui il tuo gusto la farà da padrone, ce ne sono davvero un’infinità a prezzi abbordabili. Consiglio comunque una buona resistenza, dato che non verranno trattati benissimo tra metti e togli nello zaino, e una lente ampia che ha maggior campo protettivo.

Ciabatte

Anche queste importantissime per diversi motivi, innanzitutto igienico. I luoghi dove pernotterai, per quanto possano essere gestiti a dovere e puliti, avranno dei bagni dove transiteranno diverse persone, normale che la promiscuità possa provocare maggiori rischi per la salute. Per questo avere delle ciabatte per fare la doccia elimina il problema di funghi o problemi epidermici al piede. Altra motivazione importante e il riposo. Dopo aver camminato 20/25/30 km avrai la necessità di togliere le scarpe e far riposare il piede, per questo le ciabatte sono comodissime per muoversi una volta arrivati a destinazione. Dei sandali fanno lo stesso lavoro e probabilmente, io non li uso, sono anche più comodi. Ovviamente se il clima serale è freddo, dovrai usare delle calzature chiuse anche alla sera, ma nello zaino non ci sarà spazio per un paio in più, dai una pulita alle tue compagne quotidiane e usa quelle. Di certo non avrai voglia di camminare molto.

Verso il Ghiacciaio dei Ventina

Piumino

Accessorio da prendere in considerazione per i mesi freddi, necessario per ripararti dalle temperature basse e dal vento. Qui la fascia di prezzo è molto ampia, più si ha voglia di investire e migliore sarà la qualità. Se non cammini molto in inverno, non spendere troppo per un prodotto super tecnico, con 50€ puoi recuperare un piumino che fa il suo dovere. Anche qui la traspirabilità è importante, muovendoci suderemo anche col freddo, areare il tuo comfort ti farà proseguire con più tranquillità.

Guanti

Indumento da ricordarsi nei mesi più freddi per tenere al caldo le nostre preziose mani. Poco indicato camminare tenendole in tasca, avremmo meno equilibrio e creerebbero un minimo impedimento nei movimenti. Non serve spendere molto, un paio di guanti tecnici per il running vanno più che bene.

Costume

Non è un accessorio indispensabile ma io lo porto sempre, perché non vorrei trovarmi nella situazione di poter fare un bagno, mare, fiume, lago o piscina, e non averlo. Molti se ne fregano e fanno comunque un tuffo in mutande, perché no, dipende dal tuo pudore e dalla voglia o meno di infilare nello zaino un indumento in più

Scarpe da Trekking

Per le regine dei tuoi trekking scriveremo un articolo a parte. Stay Tuned!

Sul Monte Boletto

Testa e prova varie soluzioni, scopri con l’esperienza quello che fa più al caso tuo, viaggia leggero ma non dimenticare nulla di importante. Vestiti nel modo più consono per Te e goditi il viaggio.

Buon Cammino

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Un trekking facile al fresco? Le Cascate del Cenghen

Una camminata nella Val Monastero a due passi dal lago di Lecco

La Cascata
  • Altitudine – 614 mt
  • Difficoltà – Escursionista – Facile
  • Dislivello – 410 mt
  • Gruppo montuoso – Gruppo delle Grigne
  • Periodo dell’anno (consigliato) – tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 2h a/r

Le cascate del Cenghen ti doneranno una camminata rinfrescante senza troppe difficoltà, una meta facilmente raggiungibile col finale, se la percorrerai in estate, di un bagno nel lago. Cosa chiedere di più a un sabato mattina libero? Scoprirai un refrigerio naturale lontano dal caos e senza macinare troppi chilometri, un trekking facile e adatto a tutti che ti immergerà nei boschi lecchesi senza perderti alcuni scorci panoramici sul Lago.

Come arrivare

In auto da Monza/Milano prendere la statale SS36 (valassina) sino a Lecco per poi seguire la superstrada verso Colico. Imbocca la prima uscita Abbadia Lariana, nei pressi della stazione ci sono alcuni parcheggi liberi.

In treno dovrai arrivare a Lecco con le direttrici S7-S8. Giuntɘ nel capoluogo prendi il treno per Tirano, la prima fermata sarà Abbadia.

Cenni Geografici

Le cascate del Cenghen, in realtà la cascata, si trova nella val Monastero con alle spalle il gruppo delle Grigne. Il torrente che alimenta il flusso d’acqua si chiama Zerbo, dalla gola che ospita la cascata potrai osservare un salto di 50 metri che sfocia in un piccolo laghetto, non balneabile per motivi di sicurezza.

Attrezzatura

Non serve attrezzatura specifica, basta avere pochi accorgimenti. Porta sempre con te almeno mezzo litro di acqua e qualche snack, non si mai un calo di zuccheri. Dei bastoni possono sempre essere utili, la strada è in salita (discesa al ritorno) e ti daranno supporto. Mi raccomando non improvvisare mai i trekking con calzature non adatte o addirittura ciabatte, seppur brevi vanno usate delle scarpe dotate del grip necessario per i terreni accidentati. Porta una maglia a maniche lunghe anche in estate, potrebbe servirti arrivitɘ alla cascata.

Prima salita

Varianti

Varianti

Il percorso per giungere alle cascate non è uno solo, ci sono tre possibili punti di partenza, qui sotto li elenco ma espliciterò solo quello che ho fatto io partendo da Abbadia.

  • Giro ad anello
  • Da Abbadia
  • Da Mandello del Lario

Escursione alle Cascate del Cenghen

La partenza per le Cascate del Cenghen è la stazione di Abbadia Lariana, dovrai seguire i cartelli del Sentiero del Viandante. Bisogna percorrere un tratto del percorso che arriva sino a Colico, dopo poco un cartello artigianale indica un tratturo per le cascate, si tratta di un anello che compie un percorso circolare scendendo al rientro dalla frazione Linzanico. Io proseguo come suggerito da un passante e dopo una decina di minuti si trova l’indicazione per la via più battuta.

Il sentiero sale costantemente, i caseggiati si diradano e la vegetazione diventa protagonista, il rumore delle strade si perde dando spazio al tuo respiro. Dopo la prima salita ci sarà una bella visuale, uno scorcio di lago, sarai su dei bei prati con alberi da frutto sparsi sul terreno. Qui termina la parte esposta, da qui proseguirai completamente immersɘ nel bosco, una manna se percorrerai il trekking nei mesi più caldi. Continua dolcemente a salire, la strada non è molta ma il dislivello non manca. Il sentiero si restringe un poco ma rimane confortevole, una gradinata di legno e pietra ti fare guadagnare ulteriore altitudine.

Ora sei in quota, il ruscello sbucherà alla tua destra, dovrai risalirlo su un percorso molto pietroso. Ormai ci sei, la temperatura scenderà di parecchi gradi e la cascata si mostrerà nella sua magnificenza. Passare una mezz’oretta guardando l’acqua scorrere in un luogo senza traccia dell’intervento umano, ti ricaricherà completamente le batterie. Nei periodi estivi la portata potrebbe essere ridotta per via delle poche precipitazioni, un po’ meno spettacolare ma non meno affascinante.    

Abbadia Lariana

Vista dalla Spiaggia

Il primo paese passata Lecco offre una delle spiagge più grandi attrezzate del lato est del Lago di Como, grazie allo spazio piuttosto comodo e ai molti sevizi diventa molto frequentata nei mesi estivi. Deve il suo nome alla presenza di un Abbazia risalente al 1200, ormai soppressa, alcune tracce si possono trovare nella Chiesa di San Lorenzo. Nel comune è presente il museo civico Setificio Monti, ricavato in un antico opificio offre la possibilità di visitare molti macchinari delle antiche tessiture. Da Abbadia parte il Sentiero del Viandante, cammino a tappe che termina a Piantedo, al principio della Valtellina. Dal comune comincia anche un percorso che in tre ore buone porta ai Piani dei Resinelli, ampio spiazzo con vista, tipica escursione di lecchesi e non.

Sito istituzionale

Ultimo tratto

L’escursione alle Cascate del Cenghen ti offrirà l’opportunità di vivere mezza giornata completamente immerso nella Natura. Il sentiero in salita che ricorda ascese montane, la vegetazione avvolgente che ripara dal sole e riempie occhi e polmoni, panoramiche sul lago a bassa quota ma sempre appaganti, il finale di una cascata rilassante da osservare rilassato. Tutto questo senza la fatica di ore e ore di cammino, con poco sforzo ti godrai il trekking, rendendoti conto che spesso basta poco per staccare la spina. Consigliatissimo a tutti.

Buon Cammino


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Il Cammino dei Briganti: un percorso ad anello tra Abruzzo e Lazio

Verso il Malopasso
  • Giorni: 7 tappe canoniche
  • Periodo: da Marzo a Novembre
  • Km: 100
  • Tenda: sì
  • Difficoltà: Medio

Una Natura selvatica, gli appennini massicci e ondeggianti a fare da sfondo, gente vera che non lesinerà né sorrisi né una buona parola. Un percorso ad anello di 100 chilometri da gestire secondo le proprie capacità, attraversando borghi acquietati in un tempo costante che ci mostra epoche lontane con la calma di un nonno che racconta una storia. Il cammino dei Briganti è da fare con la testa staccata dalla routine, con la voglia di immergersi in un contesto a strettissimo contatto con i bisogni primari, in un paesaggio rude ma accogliente. Gli organizzatori l’hanno pensato in 7 giorni, con la calma necessaria di godersi ogni passaggio. Io l’ho fatto in 5 per questioni di tempo.

Tramonto a Cartore

Come Arrivare

Da Milano prendere l’autostrada A1 e percorrerla tutta fino a Roma. Prendere l’uscita per Teramo/Pescara per imboccare la A24, continua per circa 50 km sino all’uscita Tagliacozzo. Da qui percorri la statale SS5 quater seguendo le indicazioni per Sante Marie. In Treno si cambia a Roma e si prende la direttrice Roma Pescara, fermata Tagliacozzo. Da lì, partono quotidianamente dei bus per Sante Marie, che ha una stazione ferroviaria ma poco servita.

Periodo

Il cammino è da considerarsi in medio alta collina (attorno ai 1000mt), le temperature anche d’estate scendono di sera. Nei mesi invernali bisognerà informarsi per tempo sulle precipitazioni previste, io eviterai i mesi più freddi poiché la neve non è certo rara.

Vista dal castello di Pomperanum

Attrezzatura

Il cammino non è lungo ma sostanzialmente il materiale da portare è sempre lo stesso. Leggi l’articolo che ti darà una lista completa dei prodotti da mettere nello zaino in un trekking di più giorni.

Acqua e Ristori

Per l’acqua non ci sono problemi, troverai diverse fonti lungo il percorso, in ogni paesino ci sono delle fontanelle. Fai sempre il pieno quando funzionano, perché nei mesi estivi in caso di siccità può capitare di trovarne qualcuna chiusa. Quando salirai alla Duchessa parti con le borracce piene, da Americo c’è una fonte ma magari non è in casa. Sostanzialmente l’acqua su questo cammino non è un problema.

Per il cibo ti dovrai organizzare per tempo, il paesi non pullulano di posti dove mangiare. Pianifica i pasti, solitamente i posti dove dormirai ti offriranno anche la cena e il pranzo al sacco per il giorno successivo ma non è scontato, chiedi sempre in anticipo.

Verso santo Stefano
Campagna abruzzese

Perchè Briganti?

Il nome del cammino spaventa i più pavidi, oltre al pensiero degli animali ci saranno anche dei male intenzionati sulla strada? Ovviamente niente di tutto questo, il termine brigante ha radici profonde nella storia del nostro paese, indicando chi ha lottato contro i poteri forti oltre che i meri ladruncoli.

Il brigantaggio prima dell’unità d’Italia era considerato solamente attribuibile ai delinquenti, ladri di bestiame o piccoli reati. Con l’arrivo dei popoli sabaudi, verso l’unificazione, alcune frange di pastori e contadini legati alla zona e al regno delle due Sicilie di dominazione borbonica, sfruttarono il territorio della Marsica e del Cicolano per nascondersi, vivendo di espedienti e cercando di respingere i popoli conquistatori. L’esercito dei Savoia non ebbe vita difficile contro sparuti gruppi di locali e mancano dei reperti storici che ci possano ricordare l’altra faccia della medaglia, quella dei ribelli, i quali per mancanza di istruzione e poiché la storia la scrive chi vince, non riuscirono a passare ai posteri il proprio punto di vista.

Il cammino, mia chiave di lettura, vuole allargare le concezioni ordinarie di brigante, dando in qualche modo lustro a chi ha dato anche la vita per il proprio territorio, per una condizione semplice che venne assoggettata da chi aveva più strumenti. Sempre sottile la linea tra il brigante politico e chi cercava scorciatoie dell’esistenza, tra chi lottava per degli ideali e chi viveva di prepotenza e malavita. Il termine brigante è caricaturale, lontano nel tempo e per questo limita i timori, prendiamoci il lato romantico della parola e omaggiamo chi ama e ha amato profondamente la terra natia.

Preparazione fisica

Il giorno più difficile è quello della salita alla Duchessa, se hai poca dimestichezza con l’altura e alcuni tratti esposti possono darti fastidio, diventerà una giornata impegnativa. Nel caso puoi svolgere il cammino senza la salita al lago, il percorso è comunque bello.

Se siete sportivi non avrete grossi problemi, un po’ di gamba è necessaria, anche se le lunghezze non sono proibitive i dislivelli e i terreni non sempre confortevoli implicano un minimo di preparazione fisica. Non mi sento di consigliarlo come primissimo cammino, la natura è selvaggia, lo spirito di adattamento dovrà essere maggiore che su altri percorsi più confortevoli, questa caratteristica è da tener in considerazione.  Come sempre la testa è fondamentale se parti con spirito e motivazione giusti potrai goderti un percorso molto piacevole che ti regalerà dei bei ricordi.   

Rosciolo

Tappe canoniche

  1. Sante Marie – Santo Stefano
  2. Santo Stefano – Nesce
  3. Nesce – Cartore
  4. Cartore – Lago della Duchessa – Cartore
  5. Cartore – Masse D’albe
  6. Masse D’albe – Casale le Crete
  7. Casale le Crete – Sante Marie

Tappe che ho fatto io

  1. Sante Marie – Santo Stefano
  2. Santo Stefano – Cartore
  3. Cartore – Lago della Duchessa – Cartore
  4. Cartore – Casale le Crete
  5. Casale le Crete – Sante Marie

Il Cammino

Pronto per la partenza

Tappa 1 _ Santo Stefano – Cartore 30,5 km +834m – 958m

Arrivato nel piccolo paese abruzzese troverai facilmente l’ufficio dove registrarti e procurarti il salvacondotto necessario per l’attestato finale. Io dopo un viaggio in auto arrivo stremato a Sante Marie, nove ore di caldo e code, il mood vacanziero non parte proprio rilassato. Il gentile personale dell’ufficio dedicato ti darà qualche informazione e mostrerà dove poter lasciare la macchina per i giorni di cammino. Vado a parcheggiare, riassetto i bagagli, cerco di entrare nello spirito del cammino e parto.

Insolito partire per un trekking alle 18, ma la strada da fare non è molta e ho già organizzato la prima sosta. Tra indicazioni della guida e i segni bianchi e rossi uscirai presto dal borgo, passando davanti al museo del brigantaggio con la promessa di una visita al ritorno. La strada diventa sterrata e in discesa fino a raggiungere una via asfaltata che passa davanti al cimitero. Ora comincia il bello perché, vero che per Santo Stefano sono poco più di cinque chilometri ma da qui inizia un sali (principalmente) e scendi praticamente fino alla fine.

Primo bosco

Si entra in bel bosco ricco di vegetazione che grazie anche all’orario quasi serale mi rinfresca un po’ dalle ore passate sull’A1. Salita corta e intensa che porta a costeggiare qualche casa di villeggiatura, il pensiero corre a chi decide di passare il tempo libero a ritmi lenti e a contatto con la Natura. Comincia una discesa che conduce fuori dal bosco in località Roscie, dei bei prati aprono la visuale, un evocativo scorcio di Abruzzo contornato dalle colline circostanti. L’antica mulattiera ora riprende a salire, alternando bosco e aperture su spazi aperti.

Aumenta la pendenza per l’ultima sudata, Santo Stefano è sopra di me. Dopo un’ora e mezza giungo a destino, accolto da una fontanella proprio a fine sentiero. Nel borgo alcune persone passeggiano verso le proprie case per cena, io telefono al campeggio dove piazzerò la tenda. Indicazioni precise per uscire dopo poche centinaia di metri dal centro, verso dei terrazzamenti aperti sulla valle. In uno di questi vengo accolto da una famiglia che ha adibito parte del terreno a campeggio per i camminatori. Piazzo la tenda, doccia solare e attendo la signora che mi porta la cena, la colazione e un panino per l’indomani, il tutto a prezzo molto conveniente. Le spalle si sono rilassate, le ore di coda dimenticate, sono anche mentalmente in vacanza. Prima di riposare godo della terrazza panoramica privilegiata sulla notte marsicana, stasera è San Lorenzo

Santo Stefano
Fine tappa

Tappa 2 Santo Stefano – Cartore 30,5 km +834m – 958m

Mi sveglio bene, riposato, con calma risistemo e smonto la tenda. Il cielo è un po’ nuvoloso ma non minaccia pioggia, parto facendo subito il pieno d’acqua alla fontana al confine di Santo Stefano. La strada diventa sterrata in leggera discesa, io non sono ancora in piena lucidità e senza occhiali, quando vedo in mezzo alla strada un enorme animale cornuto, penso a un toro e mi si gela il sangue. Avanzo lentamente e indeciso, quando mettendo a fuoco riallineo il buon senso e scopro essere un bue innocuo (almeno spero). Lo sorpasso circospetto, ci guardiamo di sottecchi e accelero il passo. L’aumento di battiti mi ha svegliato completamente.

Santo Stefano

Le prime due ore scorrono piuttosto tranquille, morbidi su e giù nella natura, qualche caseggiato in pietra e qualcuno più moderno completamente immersi nel territorio, nulla di stonato. In fondo alla Val di Varri il percorso è pianeggiante, passa sotto l’autostrada e le indicazioni ti porteranno su un sentiero in salita. Prosegui e giungerai al paese di Valdevarri, attraversa il borgo fino ad arrivare a un grande fontanile. I posti dove fare il pieno d’acqua devo dire che non mancano.

La strada sale ripida, la fatica e il caldo cominciano a farsi sentire. Arrivato a 1200mt di altitudine passa un muretto a secco e comincia la discesa (ripidissima) verso Poggiovalle. Lunga e immersa nel bosco il sentiero conduce al Paese, dove i pochi abitanti incrociati mi salutano sorridenti. Non è ancora momento di pranzo per me, voglio arrivare a Nesce. Dopo un’oretta ci sono, il cammino prosegue rimmergendosi nella vegetazione, devio per dare un’occhiata al borgo. Nella piazza principale trovo un B&B che mi timbra la credenziale e una panchina all’ombra dove mangiare il panino. Rifocillati si può ripartire.

Il percorso scende verso valle, il bosco man mano si dirada e il paesaggio si apre su degli ampi prati. Qui il sentiero è esposto, l’afa abruzzese si fa sentire. Arrivo a un ponte in pietra, messo male ma attraversabile, sul fiume Salto (completamente secco). Passata una fattoria e un altro ponte, poco dopo ti troverai a Villerose. Cerco un po’ di acqua fresca ma le fonti sono secche, chiedo a una signora che mi conferma la chiusura dell’acqua, gentilissima mi regala una bottiglia fresca.

Esci dal paese camminando sul bordo di una provinciale non molto trafficata, bisogna andare in direzione est. In questo tratto va utilizzata la cartina, le biforcazioni e i sentieri alternativi sono molti, diventa facile perdersi. Prosegui in leggera salita aiutandoti col gps per raggiungere Spedino. Discesa leggera per uscire dal verde e sbucherai nell’abitato, verso il centro città. Il paese è accogliente, mi fermo in un bar ristorante dove ci sono diversi camminatori. Qualche chiacchiera e un po’ di luppolo, si vede la fine tappa e l’umore è più leggero.

Un’oretta di strada di campagna tra qualche svarione direzionale e una telefonata al gestore del campeggio di Cartore per organizzarmi con la cena. Arrivo a un grosso fontanile, butto la testa sotto l’acqua per rinfrescarmi. Salita finale, passa un B&B e arriverai al campeggio. Molto ampio, con alcuni cavalli liberi in un grosso campo, doccia solare piuttosto affollata e un bagno per tutti. Il confort non è la caratteristica principale ma si respira un’aria rara di libertà. Dopo 30 chilometri e 10 ore di cammino il meritato relax, domani c’è la Duchessa.

Quasi a Cartore

Tappa 3 Cartore – Lago della Duchessa – Cartore 15 km +858m -978m

La nottata mi ha riposato nonostante il terreno impervio e il sonno irregolare. Mi organizzo con calma, accendo il fornelletto per un tè caldo. Siamo ad agosto ma a mille metri il fresco notturno si fa sentire. Esci dal campeggio e prendi la strada sterrata a destra, il flusso dei camminatori e i cartelli del sentiero 2b ti porteranno su una strada in salita. Qui il buongiorno diventerà subito un’impresa sudante, l’ascesa è immersa nella faggeta ma molto ripida, ti dovrai aiutare con le mani. Un tratto in particolare è piuttosto esposto, ci sono anche le catene per assicurarsi, ma non drammatizzare; con un po’ di calma e attenzione supererai anche questa.

Prima salita
Parte esposta

Terminata la parte esposta la mulattiera diventa più ampia e riparata, il sole filtra tra gli alberi e il mattino regala la luce più bella. Lo scenario si apre sulla vallata, gli spazi ampi e scoscesi su dei prati verdi, passerai il primo bivacco dedicato all’alpinista Gigi Panei originario della zona. Segui il percorso e sulla sinistra vedrai la fattoria del pastore Americo, vero e proprio custode e difensore del territorio. Ci sei quasi, ancora una ventina di minuti e sarai arrivato ai 1788 metri del Lago della Duchessa.

Lago della Duchessa

Il paesaggio è primordiale, la distesa d’acqua per colpa della siccità e dei problemi legati al bestiame è uno stagno color petrolio, non invoglia certo ad avvicinarsi. Lo scenario è comunque bellissimo, circondato dai monti, un’aria fresca e frizzante, il sole caldo ma non rovente, le mandrie che pascolano e riflettono sul punto dove fare la siesta. I colori qui in alto sono spettacolari un’atmosfera da western con la tranquillità zen del Himalaya. Dopo una buona mezz’ora a rimirare è tempo di scendere.

Ci sono due opzioni: o tornare indietro e passare per la valle della Cesa, percorso più breve, o completare una sorta di anello, circumnavigare il lago e scendere dalla parte opposta sulla valle di Teve. Io scelgo la seconda variante. All’inizio il sentiero è in cresta e il panorama sulla vallata è mozzafiato, leggera salita per arrivare a 1910 mt, il punto più alto del cammino. In breve si arriva al Malopasso, nome evocativo datogli perché passaggio difficoltoso per molte bestie, con tranquillità la bestia uomo passa senza troppe preoccupazioni, un saltino di roccia in discesa.

Vista dalla vetta
Discesa verso Cartore

Il sentiero 2a si allarga e scende rapidamente verso valle tra una vegetazione ricca e delle pietre spacca piedi. La discesa è lunga, lunghissima, qui sarebbero necessari i bastoni per attutire l’inerzia del corpo, io non li ho e mi arrangio con dei legni. Un paio d’ore e 800 mt più in basso e arriverai a una sbarra, segui le indicazioni per Cartore. Rientro in campeggio tra i primi e approfitto del poco traffico per una doccia rigenerante, avrò tutto il pomeriggio per riposare.

Lago della Duchessa

Il lago della Duchessa è un lago montano situato a 1788 mt al confine tra Lazio e Abruzzo, facente parte della provincia di Rieti. Il lago non ha nessun fiume che immette acqua per alimentarlo ma si mantiene esclusivamente con le precipitazioni atmosferiche e lo scioglimento delle nevi. Deve il suo nome alle montagne circostanti, all’omaggio che l’avventuriero Francesco De Marchi fece alla duchessa Margherita d’Austria. Lungo 400 mt e largo 150 lo specchio d’acqua è minacciato dalle mandrie di bestiame che oltre ad abbeverarsi compiono le proprie funzioni corporali nel lago, compromettendo la dinamica chimica dell’acqua.

L’unico abitante, che d’estate fa da custode ad un territorio risparmiato dall’intervento umano, è il pastore Americo. Egli passa l’estate a ridosso del Lago, dopo aver fatto la transumanza col proprio gregge di pecore. Non di rado offre acqua e caffè ai camminatori, i più fortunati trovano anche un pezzo di formaggio. Ricordo con piacere le due chiacchiere scambiate con una memoria storica del territorio, traspare nitido l’amore per un luogo un po’ dimenticato che andrebbe salvaguardato, perché alcuni danni sono irreversibili e il rischio è quello di perdere risorse uniche.

Verso il Lago

Il lago è balzato alla cronaca perché protagonista del più discusso sequestro di persona avvenuto in Italia. Il 18 Aprile 1978 venne diramato un comunicato delle BR che informava dell’avvenuta morte del presidente della DC Aldo Moro, la cui salma giaceva nelle acque limacciose del lago della Duchessa. Furono avviate delle ricerche in loco, infruttuose sia per le condizioni atmosferiche (il lago era ghiacciato) e soprattutto perché il messaggio fu presto considerato un falso. Si pensa che il comunicato venne improntato per smuovere la situazione di stallo venutasi a creare. Sappiamo tutti come andò a finire.  

Sito ufficiale

Tappa 4 Cartore – Casale le Crete 24km + 367m – 508m

Il campeggio è molto frequentato e la routine mattutina un po’ più lunga. Ci si organizza comunque e siamo pronti a partire. Uscito dal campeggio prendi a sinistra e inizierai una lunga salita, il buongiorno è faticoso ma dopo la Duchessa questa pendenza è (quasi) una passeggiata. Arriverai al Passo delle Forche a quota 1223m, picco più alto del cammino escludendo il lago, qui c’è un punto panoramico che invoglierà a qualche scatto ricordo.

Discesa intensa fino a un parcheggio che chiama la prima sosta della giornata. Girando a sinistra la strada asfaltata raggiunge Rosciolo in poco tempo, ma perché perdersi un paio di chicche del percorso? Dalla parte opposta raggiungerai Santa Maria in Valle Porclaneta con la sua chiesa romanica e poco più sotto, dopo una breve discesa, sarai di fronte a una quercia vecchia di 700 anni. L’idea di una pianta così datata la rende molto affascinante con la sua corteccia rugosa e il pensiero che viaggia nel tempo attraverso i secoli di cui è stata testimone.

Usciti dal campeggio
Prima salita

Continuando il percorso ti ritroverai su una strada asfaltata, a destra un ponticello ti introdurrà nel paese di Rosciolo, borgo medievale che offre qualche servizio (bar, ristorante) e termine della quinta tappa canonica. Noi dopo un break al bar recuperando anche il pranzo, e un rapido giro per le viuzze, ripartiamo col carico di zuccheri. Usciti dal paese la vista diventa ampia, campi estesi e il paese di Avezzano in lontananza. Prosegui passando qualche casolare e un’alternanza di sterrato asfalto, i cartelli ci sono ma aiutati con la mappa, sono presenti altri segnali bianco rossi che intrecciano ulteriori sentieri al cammino dei Briganti.

Un campanile in lontananza indica la via, sei nel paese di Magliano de’ Marsi, il più grande che attraverserai, qui ci sono tutti i servizi utili. Noi proseguiamo rapidi perché l’obiettivo è un po’ più in là e la strada da fare è ancora molta. Il caldo smorza il passo ma abbiamo il pieno d’acqua e la prospettiva di un campeggio fresco. Passato Magliano attraversa l’autostrada con un sottopasso, supererai un paio di ponticelli sopra i fiumi Salto e Imele e giungerai sotto il Monte San Nicola.

Fuori Magliano

Qui dovrai scegliere se passare da Sorbo su un percorso più breve ma con un dislivello maggiore o la variante b, seguendo un tracciato leggermente più lungo ma senza particolari pendenze. Noi scegliamo la seconda imboccando una stradina sterrata a sinistra, un paio di chilometri con la montagna a destra, e arriverai a Scurcola Marsicana. Paese con bar e alimentari dove fare sosta, con un centro storico ben conservato.

Esci dal borgo e una strada asfaltata ti porterà dinanzi alla quercia di Donato un esemplare di roverella risalente al 1250 circa. Proseguendo in breve passerai di fronte al convento dei cappuccini, ormai la meta è vicina. Il panorama si apre su estesi prati per poi trasformarsi in sentiero semi urbano con un po’ di vegetazione e qualche muretto. Incontriamo il campeggio sulla sinistra, un momento di impasse per capire dove si entra e finalmente possiamo piazzare la tenda in un bel frutteto.

700 anni
Quercia di San Donato

Tappa 5 Casale le Crete – Sante Marie 21km +560m – 450m

L’ultimo giorno si ha sempre il buon umore di chi è vicino alla meta, pur sapendo che la fatica non è finita. Ci svegliamo di buon mattino e il fresco aiuta la partenza. Usciti dal campeggio percorrerai un po’ di strada nel bosco, tra alberi avvolgenti su un sentiero in leggera discesa. Usciti dalla boscaglia ti ritroverai in una radura arrivando a un bivio, si incrociano i cartelli del Cammino di san Tommaso, gira a sinistra e prosegui il tratturo.

Dopo qualche bivio, facendo attenzione alle indicazioni, ti troverai su una strada asfaltata, percorri un breve tratto sulla provinciale e ti troverai dinanzi il cartello di San Donato. Il paese è accogliente, delle panchine con vista sulla vallata chiameranno la sosta, necessaria data la salita successiva. Qualche negozietto e locale, man mano che si sale l’abitato diviene sempre più rurale, dovrai seguire le indicazioni per il castello e la Madonna delle nevi.

Intreccio di Cammini
San Donato

La salita è tosta, usciti dal paese ci si immette su una strada a tornanti, intravedrai in alto a sinistra un vecchio paese ormai abbandonato (La Porta). La strada si appiana è sarai arrivato alla cappella della Madonna delle Nevi, per i fedeli una preghiera per gli altri un obiettivo raggiunto. La mulattiera riprende a salire rapidamente, non ci sono indicazioni ma dovrai puntare verso i ruderi del castello. Lo scenario è piacevole, aperto e libero, l’aria è montanara e la vista merita molti scatti.

A 1174 m sarai arrivato alla torre del castello, goditi il contesto perché gli occhi meritano un pieno di bellezza, storia e natura che si intrecciano in un panorama appoggiato su paesi fermi ed evocativi. Duchessa a parte, il luogo più suggestivo dell’intero cammino. Respirata l’aria medievale e selvatica del luogo comincia a scendere, sentiero a mezza costa tra macchie di vegetazione e radure da film. Al principio il percorso è piacevole, belle panoramiche e il cielo terso, poi il selciato diventa pietroso e poco gentile coi piedi provati dal cammino.

Ruderi del Castello
Aria abruzzese

In un’oretta arriverai a Scanzano, noi siamo accolti da un simpatico signore che ci domanda qual è il punto più bello del cammino. Sosta col panino preparato dai gestori del campeggio di Casale e si riparte. Ormai vedrai la luce della chiusura del cerchio. Superato Scanzano la strada scende, il fondo alterna strada bianca all’asfalto, in una situazione tra campagna e collina, i tratti boschivi in questa ultima parte sono assai belli. Il percorso passa sotto la ferrovia, si incomincia a vedere in lontananza Sante Marie. Lo scenario si apre, il sole è caldo. Il paese è di fronte, il cartello annuncia l’ingresso, cominciano i tornanti per raggiungere l’attestato. Salita finale su Corso Garibaldi e sbucherai in Piazza Aldo Moro per goderti l’arrivo dopo alcuni giorni completamente immerso nella Natura.

Arrivo

Accoglienze

Vi lascio il link alla pagina delle strutture sul sito ufficiale del cammino, qui trovate i posti attivi e aggiornati. Sotto ti parlo dei posti dove mi sono fermato io con la tenda.

Santo Stefano

Area tende dell’Azienda Agricola Le Macerine

La famiglia che gestisce la fattoria ha adibito parte del terreno alla sosta dei camminatori, i quali possono piazzare le tende e usufruire di una doccia solare e di un bagno. La gentile signora ti potrà preparare su ordinazione la cena e i pasti al sacco per il giorno successivo. Prezzi convenientissimi.

Contatti: Angela (339 6321212), mail fattoriadidattica273@gmail.com.

In alternativa

Agriturismo La Grande Quercia
Possibilità di piantare la tenda da loro a 7 euro a persona.                                            Cell. 333 7295466, fisso 0863 677412. Mail: agri.lagrandequercia@gmail.com

Cartore

Qui la sosta sarà di due notti dato che una tappa, quella del Lago della Duchessa, comincia e finisce a Cartore.

La sosta del Brigante

Un luogo selvaggio completamente immerso nel contesto, servizi spartani, una doccia solare e un bagno per tutto il campeggio. Fabio e suo figlio ti accoglieranno in una atmosfera casalinga e simpatica. A Cartore non ci sono posti dove comprare da mangiare, organizzati per tempo! Puoi chiamare Fabio il giorno prima per farti un po’ di spesa, quando ho fatto io il cammino, avvisato per tempo preparava carne alla brace come cena. Altrimenti ricordati nei paesi precedenti di comprare del cibo.

Fabio: 347 3248571

Casale le Crete

Azienda agricola il Gargano

Area attrezzata gestita da una coppia, pianterai la tenda in un bel frutteto curato. Una doccia solare e un bagno pulito sono i servizi. Anche qui, su ordinazione possono prepararti la cena che consiste in un cesto di prodotti della loro azienda agricola, carne da fare alla brace (fai da te) o la versione vegetariana con formaggi e verdure. Nel cesto possono aggiungerti la colazione e un panino al sacco per il giorno dopo. Si crea un’atmosfera piacevole, accendendo il fuoco e cucinando tutti assieme in un contesto semplice ma ricco di condivisione.

349 4953889 (Andrea o Marisa) – 346 6507235 (Maura)

Tagliacozzo

Piazza dell’obelisco

Terminato il cammino, se vi avanza una mezza giornata pensa di fare un giro a Tagliacozzo, il paese dista 6 chilometri da Sante Marie e merita una visita. Sul fianco del monte Civita è nato questo borgo che ha preso il nome dal taglio nella roccia che il Monte Difesa fa sul Civita (talus – cotium). Sviluppatosi in epoca medievale fu scenario di molte battaglie che segnarono passaggi di potere tra lo stato pontificio e il regno Borbonico. Da ricordare in seguito l’esecuzione a Tagliacozzo del generale Borjes, inviato dai Borboni per cercare di riconquistare il regno delle due Sicilie, poco dopo l’unità d’Italia.

Tra le varie attrattive, su tutte segnalo la Piazza dell’obelisco nel cuore del paese, il santuario della Madonna dell’Oriente e la statua di Dante Alighieri posta nei pressi della stazione. Girate a piedi per il borgo antico, camminate nel centro città, se non siete della zona approfittatene per gustare una storica piccola città.

5 giorni immerso nella Natura

Cinque giorni intensi e vissuti a pieno, tra fatica e qualche risata. Il caldo ha fatto la sua parte ma le quote hanno mitigato con l’aria dei mille metri il sol leone agostano, regalandoci un clima serale ideale per risposare. Il Cammino dei Briganti è un percorso ben strutturato, organizzato da amanti del territorio che hanno voluto condividerlo, condizione essenziale per chi si approccia a una vacanza di questo tipo. Se vuoi vivere una settimana o poco meno lontano dalla frenesia cittadina, immergendoti completamente nella Natura, pensa di fare questo Cammino. L’esperienza ti porterà fuori dai binari del quotidiano, ricordandoti che la condizione originaria umana è proprio questa, godersi la Natura e soddisfare le funzioni basilari della vita. Bello e selvatico, questo percorso lo ricorderò con grande piacere. 

Buon Cammino


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Walk in a Town 01 – Milano_Brera

Il salotto degli Artisti

Chiostro della Pinacoteca

Perdersi nelle vie di una città nota, dove tutti i giorni si viene per fare tutt’altro, camminare a Brera per scoprirla in una veste più lenta, più comprensibile. L’aria è chiaro, non si purifica solo cambiando il proprio punto di vista, ma camminare per Milano attraversando i quartieri ti fa rendere conto di una dimensione umana che è difficile da notare girandola in metro. Oggi sono arrivato in Brera, salotto degli artisti e uno degli angoli più affascinanti della city.

Santa Maria degli Angeli

Percorso

La Martesana in Viale Monza

Parcheggio in viale Monza, devo conquistarmi il centro città con un po’ di chilometri. Da Precotto cammino lungo il viale osservando Milano che si sveglia, attività consumate che boccheggiano in cerca di respiro e nuove realtà con l’entusiasmo di chi comincia. La Martesana connota la periferia sud lanciandola verso la provincia. Arrivo a Loreto cerco di perdermi in strade secondarie, esplorando dove non sono mai stato. Il mercato di Benedetto Marcello mi dà ulteriore occasione di vivere la realtà locale della gente.

Milano pur essendo l’unica città italiana da considerarsi europea, mantiene vivo un registro a misura d’uomo proprio grazie ai quartieri, vere e proprie entità sgranate dal globale, coi loro negozietti e locali, e appunto i mercati. Il parco di Porta Venezia è uno spazio verde in pieno centro, dove i residenti fanno sport e portano a passeggio bambini e cani. Lo passo e imbocco via della Moscova, cominciando a respirare passaggi d’arte. Via Solferino, la chiesa Santa Maria degli Angeli, corso di Porta nuova e via Pontaccio, posso dire di aver raggiunto la destinazione.

Via Brera

Vivere il quartiere a ritmo lento

Ora comincio un peregrinare lento e attento, voglio notare gli angoli nascosti della zona. Prendo via Brera e entro nel nucleo di un quartiere dal sapore vacanziero, i locali coi tavolini all’aperto sanno di pausa prolungata, di tempi dilatati perché le necessità sono soddisfatte. Arrivo alla Pinacoteca dove un giro all’interno è d’obbligo, percorro il perimetro del chiostro progettato da Richini, al centro troneggia la riproduzione della statua di Napoleone, opera del Canova. Qualche foto dal primo piano attraverso le colonne e prendo il flusso opposto ai molti turisti in visita.

Via Fiori Chiari
Piazza Sant’Angelo

Percorro tutta via Brera e via Madonnina per arrivare in Piazza del Carmine dove ammirare la chiesa del Carmine, luogo di culto in stile neogotico risalente al 1446. L’omonima piazza offre una serie di locali con ampi spazi all’aperto, un angolo milanese alienato dal contesto metropolitano. Via Fiori Chiari e Via Fiori Oscuri, via San Carporforo, mi perdo nelle viuzze, osservo i locali storici, i bistrot che offrono menu tipici attira turisti, caffè naturalmente atteggiati, negozi in dimensione da bottega e trucco da atelier. Io con lo zaino e le scarpe da trekking sono forse fuori contesto, ma nessuno protesta; in una metropoli sono poche le situazioni che creano davvero scalpore. Mancherebbe un giro all’orto botanico, ma lo rimando a un’altra mattinata, vorrei dedicargli una visita esclusiva. Rientro in periferia con la metro, rapido stargate che mi riporta al contesto ordinario. Il pensiero è impomatato dal bello appena visto e consapevole che non bisogna fare ore di viaggio per una gita sciacqua testa.

Pinacoteca di Brera

Il museo permanente più importante della città, venne completato nel 1776 grazie all’ingerenze del governo austriaco. Il progetto andava avanti da due secoli, ma a causa di vari cambi di egemonia e della peste ci vollero circa duecento anni per terminare la sede. Vennero istituite la biblioteca, l’orto botanico e l’accademia, fondata da Maria Teresa d’Austria.

Napoleone Bonaparte come Marte Pacificatore – Antonio Canova

Fu col periodo di dominazione francese che la pinacoteca vide i primi fasti da grande museo, Napoleone decise di concentrare a Milano l’arte italiana, istituendo il capoluogo come centro della contemporaneità. Da buon (cattivo) dittatore però, fece spedire le opere migliori verso la natia Francia, molte delle quali non fecero più ritorno. Dopo la fine dell’impero napoleonico ci fu un secolo confuso tra restituzione di quadri sottratti ad altri stati e le molte donazioni, che nonostante l’incerta conduzione ampliarono il bagaglio museale.

Le opere furono spostate e protette durante le due grandi guerre. Dopo la seconda cominciò una progressiva ricostruzione non solo come offerta artistica ma anche propriamente dell’edificio, il quale subì ingenti danni durante i bombardamenti. Nella seconda parte dello scorso secolo fu crescente l’attenzione e la cura da parte degli addetti ai lavori per migliorare il museo e renderlo appetibile internazionalmente. Nel 2009 la pinacoteca in occasione dei suoi duecento anni organizzò numerose manifestazioni, tra le quali una dedicata a Caravaggio, le quali portarono a raddoppiare gli ingressi e a innalzare il prestigio del museo. Nello stesso palazzo della Pinacoteca sono ospitati anche l’accademia, l’orto botanico e la biblioteca braidense.

Curiosità

Brera deriva dalla parola braida (terreno incolto).

Piazzetta di Brera

Una piacevole alternativa alla classica camminata nel verde. Un respirare differente, col pensiero che non si perde rilassato su un sentiero riparato dai veicoli, ma è attento non solo al contesto cittadino ma soprattutto all’arte. Milano è ricca di angoli dove perdere lo sguardo sui resti di una storia splendidamente attenta al bello, col passare dei secoli non ha perso il proprio fascino, incastonandosi in una evoluzione necessaria ma non troppo invadente. Brera ne è il fiore all’occhiello, un quartiere dove hanno sempre prosperato i gruppi artistici, ritrovo di pittori e filosofi, intellettuali pensanti e non, artisti di ogni genere lucidati da un contesto giusto per sentirsi più alti, il tacco del talento. Esperimento metropolitano più che apprezzato, certo che trovare quartieri più belli di Brera non sarà così semplice.

Siti utili

Pinacoteca di Brera

Accademia delle belle arti

Pagina Wikipedia su Brera


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Il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone

Vista da Valfredda

Un’oasi verde di inestimabile valore, il parco di Montevecchia è un polmone vivo che dà ossigeno a un territorio ai margini di una delle zone più inquinate d’Europa. Una piacevolissima scoperta a pochi chilometri da casa, ideale se abiti in zona per passare qualche ora nel verde. Il parco interessa dieci comuni della provincia di Lecco: Cernusco Lombardone, La Valletta, Lomagna, Merate, Missaglia, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Sirtori e Viganò.

Il Parco

Sono nato e cresciuto in Brianza, spesso in gioventù denigrandola per il grigiume e la mancanza di empatia. Col passare degli anni e lo scrollarsi di dosso dei pregiudizi, mi rendo conto dell’importanza di fare qualche passo laterale e scopro il Parco. Una rivelazione, un amore nato dal primo sentiero, un quarto d’ora di macchina per immergersi in una Natura ricchissima degna di una verde Toscana.

Il Parco regionale di Montevecchia e della valle del Curone, questo il nome completo, è una vera e propria oasi rimasta intatta, non intaccata dall’urbanizzazione di un territorio fulcro e simbolo dell’industria e dell’economia. 2362 ettari nella Brianza lecchese, dieci comuni interessati, 11 sentieri segnati e molti altri da improvvisare secondo il proprio gusto e tempo. Il parco è attraversato anche da un più lungo percorso chiamato il Sentierone, il quale giunge fino a Lecco

Il parco è gestito da un ente regionale con sede a Montevecchia nella località Butto, ove si possono acquistare mappe dei sentieri e chiedere informazioni. Istituito nel 1983, conserva un luogo ideale per la fauna scappata nel corso degli anni dalle città crescenti, facile incontrare qualche scoiattolo, più raro incrociare una lepre, esperienza unica avvistare una volpe. Sono comunque molte le specie che vivono nel Parco, gli appassionati di uccelli hanno di che divertirsi a osservare i diversi esemplari.

Lomagna

Un oasi verde

Attraversato dal torrente Curone e dalla Molgora, il parco è reso vivo da alcune sorgenti naturali che mantengono verde la varietà di piante presenti. Il cambiamento climatico sta purtroppo facendo vedere i suoi mesti frutti anche nel Curone, spesso i letti sono completamente asciutti, mostrando agli occhi curiosi e attenti quanto possa rivelarsi grave la mancanza di acqua, e compromettendo la prosperazione della vita di anfibi e pesci. Da segnalare il gambero di acqua dolce che presente nei corsi del Parco sta via via diminuendo gli esemplari. Le passeggiate nel Curone sono adatte a tutti, i dislivelli non sono impegnativi ed essendoci così tanti collegamenti di può camminare quanto si vuole per tornare al punto di partenza. Se si vuole mantenere la linea green e non usare l’auto, si può raggiungere il parco in treno. Cernusco, Osnago e Olgiate hanno la stazione, dove partono (in particolare quella di Cernusco) buona parte dei sentieri.

I Sentieri

Come accennato, nel parco sono segnati con numerosi cartelli 11 sentieri completamente all’interno, più il Sentierone.

1. Sirtori (Ceregallo) – Lomagna

2. Cernusco Lombardone – Beolco (Olgiate Molgora)

3. Osnago – Torrente Curone

4. Osnago – Valaperta (Casatenovo)

5. Cernusco Lombardone – Maresso (Missaglia)

6. Sirtori – Lomagna

7. Cernusco Lombardone – Missaglia

8. Lomaniga (Missaglia) – Beolco (Olgiate Molgora)

9. Montevecchia – Missaglia

10. Sirtori (Ceregallo) – Montevecchia Alta

11. Cernusco Lombardone – Perego

I Nuovi Cartelli

Il Sentierone

Un tracciato di 35 km che collega Osnago a Lecco, tagliando da sud a nord tutto il parco del Curone. Il dislivello qui c’è poiché si sale e scavalca Montevecchia, discesa a valle e salita al Monte Crocione (800mt) per poi scendere verso Galbiate. Qui si risale fino ai 700 mt lungo il periplo del Monte Barro per giungere con gli ultimi 5 km al capoluogo lombardo e il lago.

Ecco qui la carta turistica.

Sentiero dei Proverbi

Ci troviamo nella parte Nord del parco, più precisamente a Lissolo una frazione di La Valletta Brianza. Il percorso è di circa 2 Km e si snoda ad anello, abbraccia un tratto di bosco e tutto il borgo. La particolarità sono i 65 cartelli illustrati dall’artista Filippo Brunello, dove sono riportati antichi proverbi della tradizione brianzola, con l’epigrafe in dialetto e la traduzione in italiano. Una gentile accortezza da segnalare è la presenza della versione in braille per i non vedenti. Nato nel 2015 dalla volontà della comunità locale, si tratta di un breve tracciato senza dislivelli e percorribile da tutti. Il sentiero 10 lo coinvolge quasi completamente.

Le Sorgenti Petrificanti

Si tratta di una rete di ruscelli all’interno del parco con la presenza costante di acqua corrente. Le sorgive transitando nel sottosuolo acquisiscono una gran quantità di calcare, venute in superficie depositano il carbonato di calcio sul territorio su cui vengono a contatto, formando travertini, rocce porose che si inspessiscono col passare del tempo.

Questo fenomeno, detto travertinizzazione, crea un affascinate gioco d’acqua fatto di cascate e pozze naturali, da osservare ma non da usufruire per non alterare l’habitat che permette il fenomeno. La condizione da mantenere è il continuo flusso d’acqua, le minacce principali sono da individuarsi nella siccità che il territorio italiano sta vivendo ultimamente, l’inquinamento da considerarsi anche come il semplice passaggio umano se invadente, ed eventuali smottamenti (frane) che potrebbero alterare la conformazione del terreno.

Le sorgenti si possono osservare scandendo da Montevecchia lungo il sentiero che porta a Valfredda.

Montevecchia

Il tetto della Brianza si divide nella parte bassa e quella alta in stile bergamasco. Il comune ha poco meno di tremila abitanti ed è la sede del Parco. Ogni sentiero che percorrerai avrà quasi sempre il riferimento di Montevecchia col suo punto più alto, il santuario della beata vergine del Carmelo (503 mt). Posto in cima di una lunga scalinata si tratta di una costruzione religiosa di epoca medioevale, rivista e modificata nel corso dei secoli, la quale nel 1924 ha preso l’attuale denominazione.

Montevecchia regala diverse produzioni enogastronomiche autoctone, da sottolineare:

  • Salvia e rosmarino presenti abbondantemente in tutto il territorio, riconosciuti come prodotti tradizionali
  • Il Pincianèl, un vino rosso leggero che ha come terra natia proprio il comune
  • I formaggi di latte vaccino, stagionati e non.

Consiglio di provare almeno una volta il Galeazzino, locale tipico che offre le specialità locali con una vista speciale sulle colline e il parco.

Le Piramidi

Le Piramidi di Montevecchia celano l’enigma irrisolto della loro conformazione. Si tratta di tre colline di egual dimensione e inclinazione, rispecchianti lo stesso orientamento della cintura di Orione e delle piramidi egiziane di Giza. Secondo studi recenti sarebbero state concepite come luoghi di culto e di osservazione astronomica. Da chi? La domanda rimane senza risposta

I Cipressi Alti

Salita ai Cipressi

Sono la collina più appariscente delle tre piramidi, con una salita per arrivare in sommità contornata da dei cipressi che rendono necessaria una fotografia di rito. Dalla cima si può abbracciare un panorama pieno sulla Brianza e oltre.

Strutture all’interno del parco di Montevecchia

Cascina Bagaggera

La cascina Bagaggera è situata nella parte nord del parco ed un vero e proprio simbolo della valorizzazione del territorio. Nata nel 1995 ha come principale attività l’allevamento, in particolare di capre (oltre che di maiali allevati in libertà). Numerosi i prodotti disponibili per l’acquisto: dai formaggi ai salumi, passando dai panificati alle uova. La locanda della cascina offre l’opportunità di fare colazioni e pranzi gustando prodotti realmente a km zero. Un esempio di agricoltura sostenibile e una realtà dal sapore antico.

La Galbusera Nera

Una cascina acquistata al principio degli anni novanta e completamente restaurata, ha dato vita a una realtà da prendere come esempio per la riscoperta della propria terra. La Costa, questo il nome dell’attività, ha recuperato e curato dei vigneti facendo della produzione dei vini il fiore all’occhiello dell’azienda. Un ristorante che offre piatti realizzati con prodotti locali e alcune camere per dormire lontano da rumore e inquinamento, completano una struttura armonica e rilassante.

La Galbusera Bianca

L’Oasi Galbusera Bianca è un complesso edilizio che abbraccia il parco incastonandosi perfettamente nel quadro bucolico dell’ambiente. Stanze per il pernottamento, un ristorante e una bottega bio, un’azienda agricola attiva, queste le attività gestite dai proprietari. La Galbusera Bianca possiede una parte dedicata al benessere con vari tipi di massaggi e spazi dove organizzare eventi aziendali e privati.

Verso Maresso

Meno di un’ora da Milano, mezz’ora da Monza per giungere in mezzo ad una Natura verdissima, complice principale di un’aria gradevolmente più pulita delle città. Il Parco del Curone ti regalerà delle passeggiate alla portata di tutti, dove dimenticare il ritmo frenetico del quotidiano per quietare i nervi iper sollecitati. Montevecchia che fa da guardiano dall’alto, una vegetazione varia e curata, delle strutture intonate al contesto per godere di piaceri culinari locali, molti sono i motivi per organizzare una giornata all’interno del Parco di Montevecchia. La Brianza è (anche) bella.


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Da Albenga ad Alassio su una Strada Romana: la Via Julia Augusta

La Via Julia Augusta è un trekking facile, adatto a tutti, con poco dislivello e su fondo non impegnativo. Tra andata e ritorno sono circa 11 chilometri, non una distanza proibitiva, di certo il panorama ti farà passare qualsiasi accenno di fatica.

Selciato originale
  • Difficoltà – Facile
  • Periodo dell’anno (consigliato) – Tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 2 h andata

Partire da Albenga con destinazione Alassio, ripercorrere la via Julia Augusta, un tracciato che seppur breve ha nel selciato rimasto delle radici millenarie, che rimandano a un’epoca gloriosa di una civiltà unica, riallinea il pensiero con la storia di un paese che non ha eguali nell’arte del creare. Farlo con la visuale blu di uno splendido mare allieterebbe anche un iroso guerrafondaio. Cinque chilometri e mezzo da camminare con in una mano la macchina fotografica e nell’altra un pezzo di focaccia.

Come Arrivare

Il percorso si può fruire indipendentemente sia partendo da Albenga che da Alassio. In auto per raggiungere entrambe le cittadine uscire al casello di Albenga sulla Genova-Ventimiglia (A10), per Alassio è necessario percorrere un tratto dell’Aurelia (SS1).

In treno da Milano ci sono alcuni diretti in partenza da Centrale, altrimenti molte più soluzioni con cambio a Genova da dove parte il regionale che conduce a buona parte dei paesi della costa.

Cartello al principio del percorso

Storia

Nel 14 a.C. le truppe dell’imperatore Augusto sconfissero le limitate resistenze delle tribù liguri, dando come naturale conseguenza l’esigenza di un passaggio verso la Gallia. L’anno successivo cominciarono i lavori per la strada, che omaggiò l’imperatore stesso e uno dei suoi predecessori Giulio Cesare, denominando la via Julia Augusta.

Il percorso voleva collegare la pianura padana all’attuale Francia, partendo da Piacenza per arrivare a Arles, risultando di fatto un proseguimento della già esistente via Aurelia. Dopo la caduta dell’impero la via venne mantenuta viva dai passaggi commerciali tra l’entroterra e le coste, oltre che come percorso pellegrino. Col tardo medioevo ci fu un progressivo abbandono con la perdita della quasi totalità delle tracce storiche.

Albenga

La città degli ingauni merita una visita, rigorosamente a piedi, in particolar modo per il suo ben tenuto centro storico, uno dei più caratteristici di tutta la riviera di ponente. Di nascita romana, la matrice più riconoscibile è rimasta quella medioevale, caratterizzata dalle mura che circondano la parte centrale del paese. Diversi i palazzi storici e le torri che popolano la città, ulteriore prova della florida architettura dell’età di mezzo.

Da segnalare la cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo e il battistero paleocristiano risalente al V secolo, il più antico della Liguria e tra i meglio conservati. La cospicua presenza di torri regalò a Albenga l’appellativo della “città delle cento torri”, erette con la funzione di avvistamento nemico e divenute delle vere e proprie abitazioni.

Altro segno distintivo sono le porte d’ingresso nel cuore della città. Tra queste la Porta Molino, dove anticamente passava la Via Julia Augusta, che appena usciti dal centro storico conduceva all’anfiteatro romano costruito nel II secolo. Il sito archeologico dell’area è stato scoperto al principio del Novecento dal portoghese Alfredo Andrade, archeologo e pittore.

Perdetevi nei carruggi del centro città, osservando le attività rimaste, i piccoli negozi e gli affascinanti locali; Albenga ti regalerà una dimensione lenta e piena d’arte.

Prima parte del tracciato

Percorso

Il pit stop da un panettiere è d’obbligo, borracce piene per la partenza di un trekking davvero alla portata di tutti. Dal centro di Albenga dirigiti verso il fiume Centa, breve corso d’acqua che attraversa la città, cercando il ponte Viveri detto il ponte rosso, che ti porterà dalla parte opposta. Da qui in zona periferica troverai già qualche cartello della via che ti farà prendere una strada asfaltata in salita per arrivare alla chiesetta di Nostra signora di Fatima.

La chiesa, piccola e graziosa, ti offrirà l’ultima occasione di una fonte d’acqua fino ad Alassio. Da qui a breve l’itinerario aprirà una meravigliosa vista verso sud che ti accompagnerà per un paio di ore. Una brillante distesa d’acqua baciata dal sole, con l’isola di Gallinara a dar ulteriore lustro a un paesaggio che riempie l’anima. Primissima parte del percorso su strada sterrata con un muretto di contenimento a limitare un po’ la veduta.

Isola di Gallinara

La via Julia Augusta tra Albenga e Alassio è l’unica nella parte italiana a presentare alcuni resti della civiltà romana, ricordiamo il sito dell’anfiteatro e alcuni pilastri funerari rimasti. Il vero rimando al passato è il selciato originale che ti condurrà per un breve tratto in un viaggio nel tempo, immerso in una vegetazione non abbondante ma necessaria a creare l’offuscato sufficiente per i tuoi voli pindarici. Il tracciato non presenta particolari dislivelli, si prodiga a mezza costa e ad altezza costante, le uniche salite/discese sono quelle per raggiungere i paesi a inizio e fine tappa.

Porto di Alassio

Un po’ di macchia mediterranea ombreggia qualche breve passaggio, mitigando il sol leone, lo sguardo è costantemente in direzione del mar ligure. Nella seconda parte del percorso si ricominciano a incontrare alcuni caseggiati e qualche campeggio affacciato sull’Aurelia. Dopo un paio d’ore tranquille giungerai alla chiesa di santa Croce, costruita in pietra da dei monaci benedettini provenienti dall’isola di Gallinara. Qui troverai una fonte d’acqua. Una breve discesa asfaltata ti porterà in Alassio, un bagno in mare sarà più che meritato. Per il ritorno il percorso è il medesimo

Chiesa di Santa Croce

La via Julia Augusta è un trekking particolare per la componente storica, perché camminare su una strada romana ha sempre un fascino unico, una passeggiata che riempie gli occhi di bello grazie alla Natura che anche se un po’ contaminata dall’intervento dell’uomo, mantiene pur sempre il retrogusto selvatico dell’entroterra ligure. Un mare splendido che incornicia il panorama di turchino con l’isola di Gallinara a dar riferimento della strada percorsa. Una giornata marina diversa dall’ozio da spiaggia, ricca di spunti e colori senza rinunciare al tuffo nel mare. La via Julia Augusta è stata una piacevolissima scoperta, un’escursione super consigliata.  

Viandante in mare


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A piedi dalla Pianura al Mare: la Via del Sale da Varzi a Camogli

Quattro giorni di cammino e 70 chilometri verso il Mar Ligure.

Sguardo verso il Blu
  • Giorni:4
  • Periodo: da Aprile a Ottobre
  • Km: 70 circa
  • Tenda: non ci sono aree attrezzate
  • Difficoltà: Medio

Un percorso cha ha radici molto profonde nel territorio, la Via del sale da Varzi a Camogli è un cammino che attraversa una natura piena e incontaminata. Dal bel borgo dell’Oltrepò pavese, solcando i confini di ben quattro regioni, in poco più di 70 chilometri giungerai al mare. Scegli tu dove arrivare: Sori, Recco, Camogli o Portofino. Ti racconto un po’ del cammino e la mia esperienza. 

Storia

La via del sale da Varzi a Camogli è un percorso che ha radici molto antiche, rivisto e riadattato alle comodità dei nostri tempi rievoca un sentore di passato remoto, di avi che badavano ai bisogni primari e di necessità fatta virtù. In questo caso è d’obbligo usare il plurale poiché le vie del Sale nel nostro paese erano molte, dalla Lombardia alla Sicilia molti tragitti vennero denominati in questo modo perchè collegamenti sfruttati per il trasporto del bene salino dalle coste all’entroterra.

Il commercio di sale permetteva alle comunità lontane dal mare l’approvvigionamento di un prodotto fondamentale per la conservazione del cibo in primis, ma anche per la concia delle pelli (in particolare il cuoio) da parte degli artigiani dell’epoca. Nati come percorsi creati da commercianti avventurieri che dal mare si inerpicavano su tratturi montani per raggiungere i centri abitati, con la sola forza propria e di fedeli muli, vennero tracciati sentieri sempre più battuti ma pur sempre impervi, inadatti al trasporto con carri.

Verso l’ottocento il sacro romano impero, ripulì le terre del nord dai saccheggi barbari e con capacità imprenditoriali degne dei guru di marketing moderni, vide i percorsi commerciali come una fonte di reddito. Organizzo l’impero in feudi e delegò famiglie nobili del territorio di regolamentare i passaggi, esigendo il pagamento di un tributo (le famose gabelle) per ogni commerciante che transitava nelle terre controllate. La “nostra” via del Sale era una delle più trafficate e di conseguenza una delle più remunerative. A tessere le fila economiche della rete commerciale, con caselli privi di biglietto e voci automatiche, c’era la famiglia Malaspina.

Varzi

Genovesi, originari della Toscana e molto ricchi, governarono il territorio istituendo nel piccolo borgo di Varzi un centro di smistamento e organizzazione del trasporto di Sale, crocevia a metà strada tra la costa ligure e la pianura padana, che già piuttosto densa di centri abitati necessitava di gran quantità del ricavato dell’acqua marina. Con l’evoluzione del trasporto commerciale questi percorsi persero man mano il proprio valore intrinseco. Rimangono i passaggi in una Natura ancora oggi per buona parte incontaminata, che grazie ai racconti delle generazioni precedenti venne continuamente tramandata. Ringraziamo i vecchi, custodi di saggezza e divulgatori di esperienza che ci hanno regalato questo appagante percorso.

Come Arrivare a Varzi

In auto

Da Milano dirigersi in direzione sud ovest e prendere l’autostrada A7 verso Genova. Oltrepassato il Po, continuare fino all’uscita Castelnuovo Scrivia, andare a sx verso Salice terme (SP 93). Allo stop girare ancora a sx, oltrepassare il Torrente Curone e imboccare la strada di campagna a dx (strada Rivanazzano). Proseguire verso est, la strada è stretta e occhio al doppio senso di marcia. In località Bidella dirigersi a sx sulla strada Pontecurone Voghera, incrociata la SS461 prenderla a dx, passare Rivanazzano e seguire la statale. Continuare sulla SS461 costeggiando il torrente Staffora sino a Varzi.

In treno

Regionale da centrale per Voghera e bus per Varzi.

In Bus

Dalla stazione di Milano Famagosta partono 5/6 bus quotidiani che in un paio d’ore arrivano a Varzi, ecco l’orario.

Sul Monte Cavalmurone

Ritorno (a Varzi)

Da Sori, Recco e Camogli puoi prendere il treno per Genova Piazza Principe dove parte il regionale per Milano che ferma a Voghera. Da lì c’è un bus che la collega a Varzi, la stazione pullman e vicina a quella dei treni. Si può fare il biglietto al bar della stazione.

Dove parcheggiare

C’è un parcheggio gratuito in piazza della fiera, tieni presente che durante il mercato è occupato dai commercianti. Noi siamo partiti di venerdì e c’erano le bancarelle. Abbiamo lasciato la macchina poco più su in paese, di fianco alla stazione dei carabinieri. Sosta libera e comoda.

Verso Uscio

Periodo

Le prime due tappe della Via Del Sale sono, per la quasi totalità, sopra i mille metri di altitudine, eviterei quindi i mesi più freddi, probabile trovare neve. Chiaro, se il tuo spirito avventuriero è consolidato e sei attrezzato, potrebbe diventare un’esperienza da ricordare. Il percorso è perlopiù nei boschi, indi anche i mesi estivi sono papabili per organizzare, con la prospettiva ulteriore di un bagno al mare. Noi abbiamo percorso il cammino in aprile e ho trovato un clima ideale per i miei gusti, sole caldo ma non soffocante e un po’ di vento fresco che non guastava. Occhio che in quota e alla sera serve qualche indumento pesante (felpa e piumino leggero).

Attrezzatura

Il cammino non è lungo ma sostanzialmente il materiale da portare è sempre lo stesso. Leggi l’articolo che ti darà una lista completa dei prodotti da mettere nello zaino in un trekking di più giorni. Come accennato nelle tappe, non ci sono molte fonti di acqua durante il tracciato, munisciti sempre di un litro e mezzo prima di partire la mattina

Capanne Di Carrega

Accoglienze

Varzi

Se arrivi da lontano o hai più tempo a disposizione nel luogo di partenza ci sono diverse strutture dove poter pernottare, per ogni tasca e necessità.

  • I cappuccini wellness è una struttura vicino all’ospedale di Varzi
  • L’Albergo Corona si trova nella piazza principale del paese
  • Le Cicale, anch’esso nella piazza principale del paese

1°Tappa

Capannette di Pey

L’albergo a Capannette di Pei è la struttura dove abbiamo dormito alla fine della prima tappa. Si tratta di un albergo a conduzione familiare, con stanze pulite e un prezzo abbordabile. Consiglio la cena, ricca di piatti del territorio (tra cui pisarei e fasò, ricetta piacentina) e molto casalinga. Su richiesta i gestori possono prepararti dei panini per il giorno seguente di cammino.

Capanne di Cosola

La tappa canonica termina in questa località, potrai trovare l’unica struttura nell’albergo omonimo.

2° Tappa – Torriglia

L’Albergo della posta di Torriglia è nel cuore del borgo ligure, offre camere in una struttura datata ma accogliente. Noi abbiamo trovato la cucina chiusa, ma in paese si parla molto bene del loro fritto misto.

Ci sono altri affittacamere in paese e alcuni B&B poco fuori dal centro.

3° Tappa – Uscio

Noi abbiamo alloggiato alla locanda Bellaria, B&B al principio di Uscio. Il posto è ben curato, gestori molto gentili e disponibili, la stanza è dotata di tutto quello che serve. Rapporto qualità prezzo ottimo.

Anche a Uscio ci sono altri B&B e affittacamere. Bisogna cercare nel periodo della partenza poiché ne nascono di nuovi e altri non sono più disponibili.

4° Tappa – Camogli

Se terminerai il cammino a Camogli ti consiglio il B&B Andirivieni. Si trova a dieci minuti dal mare, la proprietaria è una fotografa e potrai ammirare nella casa numerose prove della sua abilità di ritrattista. Stanze arredate con cura e piene di arte, potrai fare colazione su una bella terrazza con vista mare. Buon prezzo.

Ovviamente a Camogli non mancano i posti dove dormire, i prezzi non sono sempre economici.

Recco e il Golfo di Genova

Varzi

Nel borgo

Il piccolo borgo di Varzi simbolo della bassa padana, segna il confine lombardo con quello piemontese. Istituito attorno al mille, divenne centro commerciale con l’insediarsi della famiglia Malaspina, connettendo il territorio padano con la costa ligure. Se riuscirai a ricavarti qualche ora prima o dopo il cammino, perditi nelle viuzze, scoprirai la matrice medievale del comune. Il centro fu di rilevante interesse anche durante la Seconda guerra mondiale, in una zona dove la guerra imperversava nacquero dei nuclei partigiani sostenuti dall’abitato. Per questi meriti sono state consegnate le medaglie d’oro al valore militare e civile. Da vedere il castello dei Malaspina risalente al dodicesimo secolo, l’antica chiesa dei Cappuccini e quella parrocchiale di San Germano. Un ultimo consiglio: non lasciare Varzi senza il bottino di un suo famoso salame, essenza di una tradizione anche legata al cammino, infatti la parola SALame deriva dall’uso del sale per la conservazione della carne.

Percorso

1°Tappa – Varzi – Capannette di Pei (22km – 8 ore +1445mt -330mt)

Parcheggiata l’auto, cerca di soddisfare i bisogni primari. A Varzi non mancano i bar dove fare colazione, c’è un supermercato e qualche alimentari dove farti preparare un paio di panini per la giornata, almeno uno col salame locale è d’obbligo. Cerca il ponte che supera il torrente, i cartelli sono piuttosto evidenti. Passatolo imbocca il sentiero sulla sinistra che costeggia lo Staffora, un’ampia strada bianca e sassosa ti allontanerà dal centro abitato.

Comincia a testare le gambe con la prima salita, non troppo impegnativa, che in un’oretta o poco più ti condurrà alla piccola frazione di Monteforte. Qui FAI IL PIENO di ACQUA, c’è una fonte fresca e sarà l’ultima che incontrerai sino a quasi la fine della tappa. Lasciati i caseggiati riprendi il sentiero, dopo poco intersecherai una strada asfaltata, non molto battuta a dir la verità, che ti accompagnerà al borgo di Castellaro.

Cartello alla Partenza
Prima Salita

Respira e preparati a uno dei tratti (a parer mio il) più duri di tutto il cammino. Una lunga e costante salita di quattro chilometri non darà tregua, mitigata dalla vegetazione di faggi che quantomeno non ti farà soffrire il caldo. Verso la fine noterai cambiare la vegetazione, si inizia a respirare montagna. Uscito dal bosco sarai sul pian della Mora, dove un bivacco fornito di panchine e tavoli ti inviterà alla pausa pranzo. Sei sulla linea di confine tra Lombardia e Piemonte.

Riprendi la strada alternando aree boschive a sentiero in cresta tra due valli, la vista è ampia. Qui i cartelli inizieranno a scarseggiare, ma stai attento prosegui sino al successivo bivacco, il Laguione che inganna con l’indicazione di una fonte, noi non l’abbiamo trovata. Da questo punto cambia la nomenclatura del tracciato, inizierai a vedere scritto VM (via del mare) con i colori rosso e verde. Parsimoniando il bene prezioso segui il sentiero in cresta e preparati alla seconda salita taglia gambe, più breve ma più intensa poiché dovrai raggiungere i 1700mt del Monte Chiappo. In vetta c’è un ristoro, aperto nei mesi estivi e nel fine settimana. Goditi il vento e la vista meravigliosa, nelle giornate limpide lo sguardo abbraccerà il tuo obbiettivo marino.

Monte Chiappo

La discesa è quella dei vincenti, da percorrere col cuor leggero e in base alla tua destinazione. Per Capanne di Cosola segui il percorso principale, se come noi alloggerai a Capannette di Pei, nota un cartello dopo poco sulla sinistra. Avrai in ogni caso ancora un’oretta di cammino, ma puoi gioire: la tappa più dura l’hai portata a casa, ti meriti una sonora birra.

Vista dal Monte Chiappo

2°Tappa – Capannette di Pei – Torriglia (24 km – 9 ore +650mt -1390mt)

Dopo una bella dormita, comincia la routine del camminatore seriale. Bagno, colazione e rimessa in sesto dello zaino. Un saluto nostalgico al posto conquistato il giorno prima e si parte. Il primo tratto è la provinciale che ricollega al più frequentato Capanne di Cosola, incrociamo altri camminatori che scrutano i dettagliati cartelli. Prima parte nel bosco fresco, a breve comincerai a salire verso il Monte Cavalmurone (1670mt).

Il vento la fa da padrone, serve il piumino perché si va oltre il frizzante. Qui godrai di un panorama tra i più affascinanti del cammino, monti in ogni direzione, segui il sentiero in cresta che tra sali e scendi accompagnerà il silenzio di un abbraccio totale alla natura. Rientra nella vegetazione dopo una lunga discesa, preparandoti alla ascesa successiva verso il Monte Carmo, da non confondere con quello di Loano.

Capanne di Cosola
Monte Cavalmurone

Sopra una croce svetta assolata, fatti una pausa e riposati un poco. La siesta svanisce in una lunga discesa che ti porterà a Capanne di Carrega. A metà percorso ci sono delle indicazioni per una fattoria che produce e vende formaggio locale, ne parlano un gran bene. Giunti al valico di Capanne troverai un ristorante, sempre piuttosto affollato, noi pranziamo con due panini dell’albergo di Pei.

La strada riprende esposta al sole, diviene sentiero in leggera salita con delle interessanti panoramiche di valli a sinistra. Tra boschi e cielo passerai per la località tre croci, così chiamata per ricordare tre lavoratori pendolari che rientrando verso l’abitato vennero sorpresi da una tormenta di neve, perdendo la vita per il freddo. Un momento di raccoglimento e la vegetazione di lì a poco ti regalerà una finestra privilegiata sul lago del Brugneto, una distesa turchese che è la principale fonte di acqua dolce del genovese.

L’ultima salita della giornata è quella più frequentata, poiché itinerario di tanti escursionisti giornalieri. Il Monte Antola, che dà il nome all’omonimo parco, svetta sul panorama circostante coi suoi 1597 mt ed è una meta tra le preferite degli appassionati di montagna genovesi. Non è ancora tempo di rilassarsi troppo, mancano ancora tre ore di cammino. Comincia una lunga discesa, la prima parte interamente nel bosco, segui il profumo del verde mescolato a quello distante di un vento salato, ti condurrà a sentieri aperti dove potrai perdere lo sguardo verso il mare in lontananza.

Discesa
Monte Carmo
Verso Carrega

La discesa riprende tosta, l’attenzione deve mantenersi alta perché comincia un tracciato sassoso, che a fine giornata maltratta i piedi già provati dai 20 km percorsi. Incontrerai un punto panoramico con panchina tattica, per goderti qualche minuto di riposo. Cominciano a vedersi dei caseggiati, panni stesi, qualche auto parcheggiata e dei bambini sulle bici rotellate a fare da cornice. Arrivati a Donetta, frazione della tua metà di oggi, imbocca il sentiero finale nella vegetazione, un ultimo sforzo e in una mezz’ora abbondante giungerai finalmente alla bella Torriglia.

Lago del Brugneto

Torriglia

Palazzo in paese
Albergo della Posta

La bella di Torriglia tutti la vogliono ma nessuna la piglia. La filastrocca tramandata nei decenni racconta (forse) la storia di Rosa Garavaglia, ambita da molti spasimanti per la sua avvenenza ma restia alla concessione per l’indole indipendente o per qualche lato oscuro che il tempo alimenta. Un bel ritratto della protagonista è stato dipinto nella piazza Fieschi. Il borgo è davvero piacevole, una strada principale, alcune piccole vie che disegnano il centro e la chiesa parrocchiale di Sant’Onorato di Arles che troneggia sulle basse abitazioni. Il territorio di Torriglia è ampio e compreso nel parco dell’Antola. Pochi gli abitanti rimasti, circa duemila, per un paese che d’estate si ripopola; Torriglia (769mlsm), storicamente è meta delle vacanze dei genovesi amanti della collina tranquilla. La linea ferroviaria che la collegava al capoluogo è una delle più antiche d’Italia.

3°tappa –Torriglia – Uscio (21km – 8 ore +620mt -1300mt)

Cominciamo la terza giornata col rifornimento al mini market del paese (due ottimi panini alla curcuma imbottiti al momento) per riprendere il cammino sulla strada provinciale in leggera salita per uscire dal paese. Passerai una galleria per imboccare il sentiero a destra in salita, al principio un po’ di vegetazione per poi aprirsi, percorrerai dei sali e scendi morbidi con a sinistra una spettacolare vista sulla distesa blu.

I cartelli da seguire sono prima contrassegnati con AVML (alta via dei monti liguri) e poi VM (via del mare). Dopo un lungo tratto in cresta con vista, percorrerai una discesa leggera nel bosco che ti darà un po’ di sollievo dal caldo in una giornata di sole, e alcuni punti ombreggiati per uno spuntino. La discesa termina nel territorio di Lumarzo, noi ci siamo un po’ disorientati qui, ti troverai in un parcheggio con una strada asfaltata che non si capisce in quale direzione prendere.

Verso Lumarzo
Sentiero in Cresta

Vai verso sinistra, prendi il sentiero che lascia la vallata con l’orizzonte marittimo sulla sinistra, la vegetazione anche se un po’ rada ripara dal sole. Poco dopo giungerai all’abitato di Bargagli, il percorso taglia il paese intento nella propria vita, abituata al passaggio dei camminatori. Dopo il monumento degli alpini, comincia una breve discesa che porta alla strada asfaltata, prosegui fino ad incontrare un bar trattoria. Proprio a fianco prendi il sentiero seguendo la VM.

Il percorso sale deciso, si tratta dell’unico tratto del cammino un po’ esposto, nulla di proibitivo, con un po’ di attenzione arriverai in una mezz’ora al Colle de Badò. Qui abbiamo incontrato un vento forte, si tratta di un ottimo posto per fare una pausa se trovi riparo da aria e sole. Vai verso destra seguendo il percorso in cresta verso Case Becco. Sbucherai su una strada statale che ahimè dovrai percorrere per un lungo tratto (si potrebbe rivedere questo pezzo di cammino), non ti far distrarre dal mare sempre più vicino.

Salita al Colle de Badò
Verso Case Becco
La strada percorsa

L’asfalto dura una buona oretta, segui i cartelli per Uscio fino ad incrociare sulla sinistra l’indicazione della via del mare che si addentra su strade bianche molto più sicure per camminare. Venti minuti nel verde per raggiungere la chiesa del paese con relativa fontana. Anche la terza tappa è andata. 

Obiettivo

Tappa 4 – Uscio – Camogli (22km – 6ore +210mt – 650mt)

Colazione e ripartenza per uscire da Uscio, percorri la strada asfaltata verso destra seguendo sempre i cartelli VM. La strada sale lineare e costante tornando indietro, ti troverai sotto a destra l’abitato appena lasciato e la provinciale percorsa poco prima. Arriverai alla Colonia Arnaldi, centro benessere molto strutturato e ben tenuto. Anche se l’idea del relax ozioso balena nella mente, la missione di oggi è un’altra.

Colonia Arnaldi
Sempre più vicino

Dopo un breve tratto di asfalto si torna su un sentiero morbido e in mezzo alla vegetazione, la vista del mare è ormai costante e sempre più tangibile. Il sentiero è battuto, molti liguri camminano su questo percorso in cerca di spiazzi attrezzati per un pranzo all’aperto, noi abbiamo fatto questa tappa nel giorno di pasquetta e il “traffico” è stato intenso. Passerai prima il passo Spinarola e poi del Gallo, qui potrai osservare verso sinistra Rapallo e dalla parte opposta Recco.

Sei sul monte Orsena (615mt), verso la cui sommità parte una scalinata lunga che conduce al santuario di Caravaggio, meta pellegrina con panoramica notevole. Il sentiero prosegue nel bosco, troverai il bivio segnalato che conduce da una parte a Ruta di Camogli e dall’altra a Recco. Segui i due cerchi rossi che indicano il trekking dal centro di Ruta al santuario. Comincia una discesa sassosa impegnativa, ormai ci siamo le gambe andranno da sole.

Passo del Gallo
Sul Monte Orsena

Sbucando sull’abitato ti troverai di fronte la chiesa millenaria del sacro Cuore, luogo di culto risalente al XIII secolo ritratto dello stile romanico. Qui le indicazioni della Via del Mare proseguono per condurti a Portofino, se come noi hai scelto come termine della via Camogli, prendi l’Aurelia a destra e percorrila fino all’abitato. Arrivare al mare questa volta avrà tutt’altro sapore, la salsedine rimembrerà tutto il viaggio.

Camogli

Varianti

Se il punto di partenza è più che conclamato, la Via del Sale prevede una varietà di percorsi diversi in base alla scelta della meta finale. Prime due tappe sono valide per ogni variante, il terzo giorno alcuni concludono il cammino facendo una lunga tappa (28km circa) per arrivare a Recco o a Sori. Aggiungendo un giorno potrai giungere a Camogli o proseguire ancora per qualche chilometro per arrivare a Portofino.

Preparazione fisica

Sulla via del sale ci sono dei dislivelli impegnativi, soprattutto nella prima giornata. Il cammino è adatto a molti ma non proprio a tutti. Se siete sportivi non avrete problemi, dovete avere chiaro cosa vuol dire camminare per 20 km e più al giorno, farlo in salita (e discesa) su terreni non carezza piedi.

Se siete a digiuno di attività fisica provate qualche percorso, possibilmente in mezzo alla natura vicino a casa, testate la gamba e abituatela ai chilometri.

Non serve un allenamento per competere in un iron man ma un po’ di propensione alla fatica, aumentate la soglia di resistenza e il fiato, e lavorate sulla perseveranza: questi percorsi si compiono in larga scala grazie alla motivazione e alla voglia di farcela. Ti assicuro che diventerà dipendenza.

Camogli

Curiosità e pillole

  • I Canestrelli di Torriglia, fiore all’occhiello del paese e di una regione intera, sono dei biscotti dolci tanto semplici quanto buoni. Eccone una Ricetta.
  • Salario parola di origine latina che deriva proprio dal sale. I soldati dell’antica Roma venivano spesso retribuiti col prezioso bene, utile per la conservazione del cibo.
  • I Camogliesi sono dei dolci tipici di Camogli realizzati nel 1970 dal pasticcere Giacomo Revello. Sono dei biscotti alla crema o mandorlati, dei quali la variante più apprezzata è quella al rhum.
  • LaBagna Cauda è una ricetta del basso Piemonte che ha come ingrediente principale le acciughe. La storia vuole che il pesce giungeva nei territori sabaudi proprio grazie alle rotte commerciali istituite per trasporto e il commercio del sale.

Link Utili

Spiaggia di Camogli

Quattro giorni percorsi tra una Natura selvatica e burbera, attraversando un territorio ricco di scorci segna ricordi e di storia. Quattro province attraversate in pochi chilometri che ti faranno toccare con mano l’esistenza effimera di un confine, la consapevolezza che tutti abbiamo i propri luoghi del cuore, che chi passa per conoscere va accolto come un ospite gradito. La Via del Sale parla di mare e di monti, settanta abbondanti chilometri da godersi a pieno, gustando le prelibatezze del territorio, osservando dei luoghi che non vedresti mai se non camminando, cercando di carpire un po’ delle vite in altri contesti rispetto al proprio. Arricchirsi e migliorarsi, guardare da un’altra prospettiva, un processo per me necessario, rammentando che non è l’arrivo il piacere più grande ma il viaggio.

Buon cammino


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Una passeggiata sportiva nella Valle Imagna: il Monte Ocone

Inizio dei Sentieri
  • Altitudine – 1351 m
  • Difficoltà – Escursionista – Facile
  • Dislivello – 150 mt
  • Gruppo montuoso – Prealpi lombarde
  • Rifugi – Ristoro Bar Pertus
  • Periodo dell’anno (consigliato) – Tutto l’anno
  • Tempo di percorrenza – 1,15h da Forcella Alta

Una passeggiata sportiva nella bella valle Imagna, tra le province di Lecco e Bergamo per godersi qualche ora di relax. Il Monte Ocone ci regala una veduta elitaria come diverse cime della zona, un’escursione per tutti gli amanti della montagna senza essere degli scalatori esperti. Prenditi una mezza giornata libera e goditi il panorama.

Il laghetto del Pertus

Come arrivare

Da Milano dirigiti verso nord per imboccare la A51 (tangenziale est). Prosegui in direzione Lecco sino alla fine della statale che diventa dopo Usmate prima la Sp41, e in seguito Sp 342 dir Olginate. Passata la località Fornasetta Superiore alla prima rotonda prendi la prima uscita Sp74 per attraversare il fiume Adda. Alla rotonda imbocca la SS639, passato l’Iperal gira a destra (via F.lli Bonacina e Sp177) verso Torre de Busi. Diventata SP179 la strada comincia a salire, segui le indicazioni Carenno – Località Pertüs. La zona non è molto trafficata, troverai facilmente parcheggio.

Milano 1,40h – Monza 1,15h

Vista dalla Vetta

Brevi cenni geografici

Il Monte Ocone, collocato a sud del Resegone, fa da vetta divisoria tra due valli, Imagna verso Bergamo e quella dell’Adda in direzione Lecco. Verso est il basso lecchese coi suoi laghi, e in direzione opposta le valli verso San Pellegrino terme. Si tratta di una cima raggiungibile facilmente dai capoluoghi lombardi, nonostante questo meno battuta rispetto ad altre dell’alta Brianza, come il Cornizzolo, il San Primo e il Monte Barro.  Con il Monte Linzone (1392 mt), Il Monte Tesoro (1432 mt) e la Corna Camozzera (1452 mt) segna il tratto più a sud della dorsale orobica lecchese.

Escursione

Nel Bosco

Scesi dall’auto, dopo un paio di respiri di aria vera, una rimirata al panorama circostante e una colazione al Bar del Pertus, si parte per questa breve ma piena escursione. Il sentiero 571 e ben segnalato dai cartelli Cai, lasciati il laghetto sulla destra e imbocca la strada ghiaiosa che punta verso il bosco.

Entrato nella vegetazione, composta per lo più da faggi, potrai goderti la camminata tra lievi sali e scendi ombreggiati che doneranno frescura anche nelle torride giornate estive. A sinistra potrai osservare i laghi a sud di Lecco (Garlate, Annone e Pusiano), i quali da ogni angolazione riempiono il panorama pianeggiante e abitato con delle piacevolissime tonalità di blu. Passerai dei caseggiati abbandonati che ti faranno pensare a come potrebbe essere una vita isolata e priva di frenesia.

Dopo tre quarti d’ora di cammino giungerai alla località Convento, una imponente struttura abbandonata che spicca decisamente nella selvaggia zona. Non ho trovato notizie in merito, ma dall’architettura e dal nome si dovrebbe trattare di una costruzione atta al ritiro e alla preghiera. Imbocca il sentiero alla sinistra del convento (588) fino a raggiungere un ponticello di metallo che oltrepassa il passo del Pertus e delinea una immaginaria linea di confine tra le due province lombarde.

Convento

Da qui, parte finale, come in tutti i trekking montani inizia la parte impegnativa. Ultima mezz’ora di salita mediamente difficoltosa, la vegetazione gradualmente abbandonerà lo scenario in favore di rocce e sassi, l’esposizione è totale e preparati a sudare. Sali coi tuoi tempi e con un po’ di necessaria e salutare fatica arriverai ai 1351 metri della vetta. Dalla piccola croce che si eleva dalla cima goditi in ogni direzione lo splendido territorio che ti circonda. Per il ritorno ripercorri lo stesso percorso e occhio alla discesa ripida iniziale

Arrivo in Cima

Le Ferrate

L’Ocone è anche meta dei più adrenalinici appassionati di arrampicata, vi è tracciata una battuta ferrata composta da 11 torrioni. La scalata è impegnativa e indicata ad arrampicatori esperti, se vuoi farti un’idea fatti un giro su questo sito.

La Valle Imagna

La Valle Imagna è un territorio ricco di spunti per ogni interesse legato alla Natura e i suoi derivati. Sport e centri benessere, enogastronomia e relax, cultura e storia, ogni declinazione e ricerca possono essere soddisfatte in questo incontaminato territorio a un’ora da Milano. Vi lascio di seguito qualche sito in merito:

Ponticello sul Passo del Pertus

Con la scusa di un pic-nic all’aria aperta nei mesi estivi e di una camminata nella Natura invernale, prendi in considerazione il Monte Ocone. Facile l’avvicinamento in auto e anche il cammino per buona parte, con la nota dell’ultimo tratto: la salita finale non è da considerarsi una passeggiata sovra pensiero, ma a meno di invalidanti problemi fisici anche i meno allenati potranno farcela. Guarda sempre il meteo della giornata e quello delle precedenti, se ha piovuto per una settimana il terreno sarà scivoloso. Prova questo trekking!

Buon Cammino


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